MIX (Micks), Silvio
Nacque a Trieste da Riccardo Micks e da Erminia De Re il 30 dic. 1900.
Iniziò gli studi musicali con la sorella Stella, ma fu praticamente autodidatta; giovanissimo, si trasferì a Firenze, dove entrò in contatto con il gruppo futurista cittadino e strinse amicizia con Antonio Marasco. Prese così a partecipare alle mostre tenute alla Galleria permanente futurista dal libraio-editore Ferrante Gonnelli, con brevi interventi al pianoforte e improvvisazioni su temi suggeriti dal pubblico.
Fin dagli anni di queste prime esperienze, cui partecipò anche il compositore Felice Boghen, il M. propugnava "una visione futurista in musica attraverso la dilatazione, l'amplificazione di ogni attimo sonoro, una coazione a ripetere di momenti di climax. Questa esasperazione espressiva sembrava scandagliare i parametri dello spazio e del tempo, in un eccesso che si analogizzava con uno dei topoi più sintomatici della estetica futurista, il mito della velocità" (Lombardi). Il 23 dic. 1919, appena diciannovenne, il M. diresse alla sala Filarmonica di Firenze la sua composizione Astrale, Intermezzo sinfonico del metadramma op. 32 (Firenze 1919). Come egli stesso osservò più tardi, quest'opera - primo saggio di una nuova forma di teatro - avrebbe consentito al teatro lirico una maggiore libertà di espressione e nuove possibilità estetiche: "nel metadramma infatti il testo letterario, il commento musicale e la scenografia hanno eguale importanza fra loro e formano un blocco artistico ... Alla distruzione della 'quadratura tradizionale' e la conquista della 'enarmonia' proclamata da F. Balilla Pratella e alla importante realizzazione del 'rumore musicalizzato' compiuta da Luigi Russolo, ho aggiunto e sperimentato la sovrapposizione 'ritrnico-plurizonale' (considerando l'accordo come generatore di armonici e superarmonici) che va dall''armonia regolare' fino al 'suono indeterminabile' valorizzando anche i frammenti di tono ... In realtà questo è lo spostamento delle 'parole in libertà' marinettiane nell'arte dei suoni; ho potuto così realizzare praticamente una cosa non certo impossibile ma dalla quale siamo ancora molto lontani: 'l'improvvisazione orchestrale' trasmessa esattamente da un 'nucleo creatore' alle singole sorgenti sonore (voci, strumenti tradizionali, intonarumori, rumori etc...." (in L'Impero, 19 ag. 1926).
Questo articolo, Verso le nuove forme dell'arte musicale, è il primo di una serie di tre, che apparvero nell'estate del 1926 sulla terza pagina del quotidiano romano di estrema destra, che si apriva allora agli interventi delle avanguardie futuriste nel campo letterario, artistico e dello spettacolo. In essi il M. proponeva un riassunto delle idee da lui esposte al I congresso futurista italiano del novembre del 1924. Gli altri due articoli, Le possibilità di rinnovamento della musica e L'avvenire della musica orchestrale, apparvero su L'Impero, rispettivamente il 10 sett. 1926 e il 26 sett. 1926. Sempre nel 1919 compose Sardanapalo, introduzione sinfonica dell'opera in quattro atti. Seguì in questo stesso periodo la collaborazione in veste di critico musicale alle riviste L'Aurora ed Energie futuriste. Nel 1921 con F. Casavola compose musiche per gli spettacoli del teatro della Sorpresa di Cangiullo. Nel 1923 apparvero su Musica d'oggi (Milano [1923], 73 pp. 224 s.) Due preludi (con dedica ad A. Carocci), da gli Stati d'animo, un ciclo di pagine pianistiche che aiutano ad individuare nella poetica musicale del giovane compositore certe affinità con il pianismo di A. Skrjabin: il primo preludio, Assai calmo, "evoca la scrittura pianistica di alcuni preludi di Scriabin delle opere 11 e 13, con il curioso inserimento di un glissando diatonico e un rilevante uso della contrapposizione grave. Il secondo, Molto largo e drammatico, aggiunge alla precedente contrapposizione di registri anche quella dinamica, per concludere in un 'FFFF grandiosamente'" (Lombardi).
È stato osservato come il futurismo musicale in quegli anni si muovesse contraddittoriamente fra spirito innovatore e conservazione; in definitiva, la formazione musicale del M., al pari di quella di altri compositori ed esponenti del movimento, come lo stesso F. Balilla Pratella e F. Casavola, "fu molto tradizionalista e provinciale, e non poteva essere altrimenti ... Molta responsabilità di questo forse è da attribuire al percorso storico-politico di quegli anni, alla trasformazione dell'Italia in un paese di mass-media che permise al fascismo di prendere e consolidare un potere che aveva un rapporto diretto con le tipologie culturali di assente etichettatura..., ma il clima di compartimentazione esclusiva era una realtà che allontanava quanto non sosteneva direttamente o indirettamente i miti del regime" (Lombardi).
In questo stesso quadro va anche considerata l'attività del M. in qualità di critico musicale, attività che egli svolse ancora su Firenzefuturista e poi soprattutto su L'Impero.
Intanto la sua fama di musicista trovava ampio riconoscimento nell'ambiente futurista e il M., che allora andava finalizzando il proprio interesse di compositore al teatro musicale e alla pantomima, cominciò a collaborare con F. T. Marinetti, E. Prampolini e V. Orazi. A questa attività sono da riferirsi le pagine musicali per la pantomima Cocktail (di Marinetti), Estasi paradisiaca di s. Teresa (di Orazi) e Psicologia delle macchine (di Prampolini), composta, insieme a Bianco e rosso, per la compagnia del Nuovo Teatro futurista diretta da R. De Angelis (pseudonimo di Rodolfo Tonino). Si tratta di opere andate perdute, ma sulla musica composta per l'opera di Prampolini una notizia è pervenuta nelle note per la regia redatte dall'autore: "... I movimenti dei condannati alle macchine si rivolgono sotto forma di pantomima. Lo spettacolo è accompagnato da commenti sinfonici di Silvio Mix per piccola orchestra, dove si esprime la musica sintesi delle macchine moltiplicate" (cfr. Verdone). L'opera venne rappresentata la prima volta al teatro Odeon di Milano nell'inverno del 1923 e replicata in diciotto teatri italiani. Dello stesso 1923 è la composizione del Profilo sintetico musicale di F. T. Marinetti (Roma-Firenze-Trieste 1925), per pianoforte. È caratteristico di questa pagina un altro elemento tipico della poetica musicale futurista, l'estemporaneità.
A questo nuovo orientamento vanno senz'altro riferite le Musiche geometriche, un Profilo musicale di A. Marasco, le "Valutazioni liriche" delle forze plastiche di un paese, della vitalità di un bevitore (commenti musicali a quadri di A. Marasco) e i Ritmi spaziali meccanizzati tutte del 1923 (una realizzazione musicale di un quadro di E. Prampolini) per arpa e orchestra d'archi. In tutti questi casi si tratta di opere che sono andate perdute. Nell'ambito delle serate futuriste che il Vasari organizzava allora al teatro Quisisana di Capri, il 30 ag. 1924 si tenne una rappresentazione di teatro futurista: la terza parte del programma, dedicata alla musica futurista, comprendeva, oltre il già citato Profilo di Marinetti, il Crepuscolo d'agosto (s.d.) per pianoforte, sempre del M., e il Girotondo di F. Balilla Pratella.
Sempre nel 1924 il M. entrò a far parte con Franco Casavola dei "musici" della compagnia del Nuovo Teatro futurista, fondata da Rodolfo De Angelis. Di quest'anno è il Preludio notturno e scherzo per quartetto d'archi, op. 45 (Roma-FirenzeTrieste). Nel 1925 compose l'Inno all'Italia imperiale per canto e pianoforte (Firenze); nel 1927 fu chiamato a Parigi dal Prampolini al teatro della Pantomima futurista, fondato in quell'anno al teatro della Madeleine, per iniziativa di Maria Ricotti: il M. vi figura in qualità di professore d'orchestra, incarico che tenne a fianco di V. Rolschmann e L. Russolo, e di compositore. È probabile che all'indomani del suo arrivo nella capitale francese egli abbia composto i Commenti sinfonici per "L'angoscia delle macchine", op. 70 (sintesi tragica in tre tempi di Ruggero Vasari).
Si tratta sicuramente della sua opera più importante: "l'organico orchestrale ... non è grande, ma prevede curiosamente due sirene e un insieme di ottoni fra cui persino il contrabbasso tuba. Per questa particolare orchestrazione, appaiono climi sonori inusitati che a volte fanno pensare alle Feste Romane di Respighi e la partitura ha senz'altro una sua forza anche in funzione di una esecuzione concertistica" (Lombardi).
L'opera venne dedicata dall'autore a Maria Winter, moglie del Vasari. Ritornando in Italia a causa delle precarie condizioni di salute il M. dovette essere ricoverato d'urgenza nell'ospedale di Gallarate (Varese), dove morì il 2 febbr. 1927.
Alla sua scomparsa L'Impero dedicò più di un articolo, in particolare quello del 10 febbr. 1927 di Marinetti, dal titolo Mix dirige ora le orchestre dell'Infinito. Il Vasari gli dedicò una lirica (Mix, musico de "L'Angoscia delle macchine") della sua raccolta Venere sul Capricorno, composta a Berlino il 5 febbraio di quell'anno. Lo stesso Vasari ricordò l'amico con un articolo sull'Impero (31 ag. 1927) all'interno di una rassegna sulla Pantomima futurista, Artisti italiani del teatro moderno, in cui dichiarò la musica di Cocktail autentica e geniale: "... la musica di Mix, del genialissimo Mix, era potente, ora divertente, ora caotica andava, veniva, saltava, fischiava, gridava, urlava, ci avvolgeva tutti nell'ebrezza delle bottiglie di liquori che non potevano non mescolarsi in sublimi, potenti poetici cocktails ...".
Tra le sue composizioni, tutte perdute, si ricordano: per orchestra: Inno alle corporazioni, Inno imperiale, Inno futurista, "Omaggio alla Sintesi", Bianco e rosso (per le omonime trisintesi cromatiche di Marinetti), Sinfonia umana e fantastica, Rapsodia veneta; per violoncello e pianoforte: Sonata sintetica, op. 27, Tramonto nel deserto arabico, Crepuscolo fantastico; un quintetto per archi, composizioni varie per violino e pianoforte, preludi per pianoforte solo ...
Bibl.: R. De Angelis, Noi futuristi, Venezia 1958, pp. 17 s.; M. Verdone, Teatro del tempo futurista, Roma 1969, pp. 228-231 e passim; G. Pampaloni-M. Verdone, Ifuturisti ital. (immagini, biografie, notizie), Firenze 1977, p. 25; F. Nicolodi, Musica e musicisti nel ventennio fascista, Fiesole 1984, pp. 72, 74, 93-96; D. Lombardi, S. Mix (musicista futurista), in Frontiere d'avanguardia. Gli anni del futurismo nella Venezia Giulia (catal.), Gorizia 1985, pp. 94-97, 167 s.; Futurismo e futuristi, a cura di P. Hulten (catal.; Palazzo Grassi, Venezia), Milano 1986, p. 521.