Commediografo e critico teatrale italiano (Saluzzo 1901 - Milano 1962). Autore poco fecondo (scrisse in trentacinque anni di carriera solo dodici commedie), si impose nel dopoguerra con L'abisso (1948), inquietante indagine sul sogno, influenzata dalle teorie di Freud. Sulla stessa linea, ma con riferimenti anche alla parapsicologia, si muovono Lidia o l'infinito (1949), L'oro matto (1951) e Sangue verde (1953), accolti dai consensi del pubblico e dall'interesse della critica. Più convenzionali gli ultimi drammi, Carne unica (1958) e I lupi (1962).