DE MARTINIS, Silvio
Figlio di Tommaso e di Colomba Pompei, appartenente a una famiglia di noti ceramisti, nacque a Castelli (o Castelli d'Abruzzo) in provincia di Teramo il 9 nov. 1731. Il padre Tommaso, vissuto dal 1697 al 1768, dipingeva maioliche "più che mediocremente" (Rosa, 1857, p.110).
Il D. dopo alcuni anni di studi letterari, fu avviato dal padre alla decorazione delle maioliche. I primi successi ottenuti gli valsero probabilmente la chiamata a Napoli per dipingere porcellane presso la Real Fabbrica di Capodimonte (ibid.; Mosca, 1920). Sembra che abbia compiuto viaggi in Germania e in Francia, ma la notizia non trova conferma in altre fonti.
Morì a Mantova durante uno dei suoi viaggi, in data imprecisata (Rosa).
La critica concorda nel considerare autografi due ovali esistenti nella cappella di S. Eusanio nella parrocchiale di Castelli d'Abruzzo, dipinti come ex voto per un pericolo scampato in mare (Rosa). Nel primo è stata effigiata La Venuta della S. Casa di Loreto, con la Vergine circondata da nubi e una lunga iscrizione. Egualmente caratterizzato da una vivace policromia e da una efficacissima resa descrittiva è l'altro ovale, raffigurante una Tempesta in mare: i passeggeri invocano s. Eusanio, che compare nella parte superiore tra le nubi in atto di benedire. Due angeli recano un cartiglio con l'iscrizione e la data 1765.
Al D. il Minghetti (1939) e il Polidori (1949) ascrivono per analogie stilistiche un pannello maiolicato proveniente dalla parrocchiale di Isola al Gran Sasso con S. Colomba e s. Bernardo che adorano la Vergine col Bambino recante una scritta dedicatoria e la data 1753. Lo stesso Polidori osserva che "le mète più significative raggiunte dal de Martinis non sono certo nelle parti figurate; ma in quelle a paesaggio reso con un ritmo a "rocaille" elegantissimo e conseguente anche se alquanto calligrafico".
Dopo tale tentativo di lettura critica numerosi altri studiosi hanno tentato di ampliare il catalogo delle opere del De Martinis. In pccasione della mostra dedicata all'antica maiolica di Castelli d'Abruzzo (Teramo 1965) il Moccia propone di ascrivere al maestro una brocca monoansata con decorazione policroma, istoriata con un elegante fregio con cesti di frutta, amormi in groppa a mostri e fiori (Roma, coll. R. Paparella Treccia; cfr. Moccia, tav. CVI), per la quale vengono notate affinità stilistiche con alcune opere riferite ai Gentile e ai Grue.
Sulla scia di tale ipotesi attributiva, il Paparella Treccia (1970, p. 63, tav. LXXXV e ill. 373) considera affini alla "maniera" del D. due brocche (coll. Paparella Treccia). La prima, provvista di manico e due becchi, è decorata sui due lati, rispettivamente con una donna seduta ed un menestrello; l'altra, anch'essa con decorazione policroma, munita di un'ansa sagomata, è istoriata con un puttino, un insetto e fiori. Il Crucitti (1970, p. 80, fig. 5), invece, ha attribuito al D. una targa raffigurante una scena di pesca inserita in un paesaggio (Roma, coll. priv.) e sostiene che altri piattelli con analoghe caratteristiche stilistiche sono conservati a Loreto Aprutino nella raccolta Acerbo.
Se si accettano tali proposte attributive può ipotizzarsi che il maestro sia scomparso verso gli anni '80.
Fonti e Bibl.: C. Rosa, Notizie stor. delle maioliche di Castelli e dei pittori che le illustrarono, Napoli 1857, pp. 96 s.; L. Mosca, Napoli e l'arte ceramica dal XIII al XIX sec., Napoli 1920, p. 127;A. Minghetti, I ceramisti, Milano 1939, p. 158; G. Polidori, Mostra della maiolica antica abruzzese (catal.), Teramo 1949, p. 21; Id., La maiolica antica abruzzese, Milano 1949, p. 28, cat. 64; Mostra dell'antica maiolica di Castelli d'Abruzzo (catal.), a cura di L. Moccia, Castelli 1965, pp. 21, 39, tav. CVI; R. Paparella Treccia, Le maioliche abruzzesi, Milano 1970, p. 63, tav. LXXXV, ill. 373; G. Crucitti, La ceramica in terra d'Abruzzo, L'Aquila 1970, pp. 62, 80, ill. 5; Antiche maioliche popolari di Castelli (catal.), Firenze 1980, pp. 96 s., ill. 10.