MAZZOLINI, Silvestro (Silvestro da Prierio, Prierias, Prieriate). – Nacque a Priero, presso Mondovì, nel Ducato di Savoia, nel 1456 o 1457, secondo la dedica a Leone X di una sua opera, il Conflatum ex s. Thoma, scritta nel 1516, in cui dichiara di avere sessant’anni. Nulla si conosce della famiglia, se non il cognome e il legame di parentela con i nipoti del M., anch’essi membri dell’Ordine dei predicatori, Aurelio (m. 1561)
e Silvestro.
Entrò tra i domenicani della Congregazione osservante di Lombardia nel 1471 e fu affiliato al convento di S. Domenico in Savona. Completò la formazione tra il 1474 e i primissimi anni Ottanta nello Studio generale di Bologna, centro della rinascita degli studi tomistici grazie al p. Pietro Maldura da Bergamo, ricordato più volte dal M. nelle sue opere.
Risiedette quindi nei conventi della Congregazione a Vicenza, dove compose un breve Consilium de Monte pietatis, rimasto inedito e oggi perduto; a Mantova, intorno al 1482, dove scrisse un Commentarium de sphera (in In spheram… ac theoricas planetarum… preclarissima Commentaria, Milano, G. da Ponte, 1514) in cui esponeva con intenti didattici il contenuto del famoso manuale di astronomia di Giovanni di Sacrobosco; e poi di nuovo a Savona, dove fu trasferito in convalescenza da una febbre tubercolotica che lo aveva colpito nei mesi precedenti. Qui si dedicò all’attività omiletica e pastorale, secondo la più autentica vocazione dell’Ordine, avviando la redazione di quella che sarebbe divenuta la Aurea rosa.
Il 9 ag. 1487 fu aggregato alla facoltà teologica dello Studio bolognese come studente, segno di particolare apprezzamento delle sue qualità, e nei successivi sei anni completò la formazione e intraprese l’attività docente come maestro degli studi (1489), lettore (1490), baccelliere (1491). Alla metà del 1493 lasciò Bologna per Savona; un anno dopo si trasferì a Napoli, nell’ambito di un’azione di riforma dei conventuali del Regno imposta alla Congregazione lombarda dal papa Alessandro VI. Risiedette probabilmente nel convento napoletano di S. Domenico e svolse attività didattica, ma si ignorano i dati sul suo soggiorno.
Riprese quindi l’insegnamento e l’esercizio letterario.
Nel 1496 scrisse il Compendium dialectice [sic] (Venezia, O. Luna), uno dei primi libri di testo di logica, nato nell’ambito di una produzione decennale di esponenti dell’Ordine; rispose a non meglio identificati rilievi critici che l’opera avrebbe ricevuto con l’Apologia… in dialecticam suam (Bologna, U. Ruggeri, 1499), dedicata ai propri studenti di teologia dello Studio generale domenicano bolognese. Nell’aprile 1497 pubblicò l’Opus in Capreolum (Cremona, C. Darlieri), costituito dal Compendium in Iohannem Capreolum e dalle Additiones: si tratta di un’ampia sintesi dell’opera del confratello Jean Cabrol (1380-1444) In IV libris Sententiarum, a sua volta un commento della teologia di Tommaso d’Aquino, in particolare del testo sulle Sententiae di Pietro Lombardo, che erano state materia dell’insegnamento del M. negli anni immediatamente precedenti, sebbene non si conosca la sede in cui tale attività didattica ebbe luogo. Le Additiones, in particolare, offrono un ampio panorama della letteratura scolastica che il M. padroneggiava con grande maestria, come dimostra anche il consenso ricevuto dall’opera, specie in Germania. Seguì un viaggio nel Sud della Francia, durante il quale si recò in pellegrinaggio al santuario di La-Sainte-Baume, dove si coltivava la devozione alla Maddalena, cui il M. dedicò una Vita in volgare (Bologna, G.A. Benedetti, 1500). Raccolse, quindi, diverse opere devozionali e di assistenza spirituale, composte nello stesso torno di tempo e pubblicate anche separatamente, in Opere vulgare (Bologna, B. Faelli, 1501).
Il 19 sett. 1498 conseguì il grado di maestro in teologia a Bologna e fu aggregato al Collegio dei dottori. Dal 1499 al 1502 fu reggente dello Studio a Bologna. Quindi fu nominato reggente dello Studio conventuale dei Ss. Giovanni e Paolo a Venezia, ma entro pochi mesi lasciò l’incarico nella prospettiva di trasferirsi a Padova come docente di metafisica in via Thomae nell’ateneo cittadino. Il progetto fallì, probabilmente per l’ostruzionismo dei confratelli conventuali, ma di quella esperienza resta il Malleus in falsas assumptiones Scoti (Bologna, B. Faelli, 1514), messo a punto in vista del confronto dottrinale che il M. avrebbe dovuto sostenere con i francescani, titolari di una analoga cattedra in via Scoti.
Nel 1503, ritrovandosi a Bologna, il M. pubblicò la Aurea rosa (B. Faelli; con oltre diciannove edizioni nel corso del secolo), dedicata al conte vicentino Ludovico da Thiene, ma ispirata dalla richiesta della moglie del nobile cavaliere, Adriana, che desiderava una guida al Vangelo per la propria edificazione spirituale. L’opera era stata intrapresa già oltre vent’anni prima e conteneva regole di interpretazione delle Scritture, l’esposizione dei passi evangelici corrispondenti all’anno liturgico, sermoni e casi di coscienza, da cui avrebbero potuto trarre consiglio quanti erano impegnati nell’attività pastorale e di direzione delle anime.
Il M. fu priore di S. Maria delle Grazie a Milano nel 1503-05, di S. Anastasia a Verona nel 1505-07, di S. Maria di Castello a Genova nel 1507-08. Lasciò quest’ultimo incarico perché eletto vicario generale della Congregazione lombarda il 19 maggio e restò in carica fino al 1° maggio 1510, quando tornò a Bologna come priore conventuale, ufficio che associò inizialmente a quello di reggente dello Studio generale. In questi anni il M. svolse anche attività di inquisitore a Brescia e Crema (1508-11) e a Milano, Piacenza e Lodi (1512-13). Fu quindi priore a Cremona, dal 1512 al 1514, e a Venezia, in S. Domenico di Castello.
Nel 1506 compose la Summa summarum quae Silvestrina dicitur, che circolò manoscritta prima di essere edita (Bologna, B. Faelli, 1514 o 1515; con oltre 40 edizioni nel XVI secolo). L’anno seguente raccolse 54 prediche quaresimali tenute a Genova nel Quadragesimale aureum (Venezia, L. Soardi, 1515).
L’imponente Summa è l’opera più famosa del M. e quella che conobbe la maggiore fortuna e diffusione, collocandosi nell’ambito di una rinnovata produzione domenicana di summae de casibus. Affronta, a uso dei confessori, oltre 700 questioni di teologia morale e diritto canonico ordinate alfabeticamente e presentate come compilazione originale della miglior tradizione teologica e canonistica, esposta a corredo sistematico delle accurate definizioni e distinzioni. Una sezione della Summa è dedicata alla stregoneria, che il M. associa, secondo una linea di pensiero invalsa nel secolo precedente, all’eresia, individuando nel ripudio dei voti battesimali e nel patto con il diavolo il tratto distintivo della strega, piuttosto che in altri aspetti come la partecipazione al sabba e il maleficio, cui egli comunque presta fede. Il M. riprende interesse per il tema, coltivato probabilmente fin dal periodo della formazione bolognese grazie al reggente dello Studio fra Domenico de Pirris, attivo anche come inquisitore rigoroso in materia di stregoneria, divulgato già con il manuale e formulario di esorcistica Tractatulus quid a diabolo sciscitari et qualiter malignos spiritus possit quisque expellere de obsessis (Bologna, C. Bazalieri, 1502), in cui fornisce agli esorcisti indicazioni sul modo appropriato di condurre i colloqui con il diavolo. Questo filone di riflessione approdò all’opera De strigimagarum daemonumque mirandis libri tres, completata nel novembre 1520 (Roma, A. Blado, 1521), dove, mentre la caccia alla streghe conosceva una stagione di recrudescenza a opera dei domenicani della Congregazione di Lombardia, il M. postulò la sostanziale differenza della stregoneria contemporanea rispetto a quella classica trattata nel Canon Episcopi (secolo IX), la fonte canonica più antica su questa materia, accomunando chi compie malefici in seguito al patto con il diavolo (strix) a chi ricorre alla magia naturale (magus), e propose forme di repressione del fenomeno di particolare intransigenza.
Dalla fine del 1515 il M. occupò la cattedra di teologia della Sapienza, incarico per il quale le trattative erano in corso fin dall’anno precedente. Inoltre, il 16 dicembre, fu nominato maestro del Sacro Palazzo, dunque responsabile della predicazione che si teneva durante le funzioni papali e della censura e delle licenze di lettura. Assolse entrambi gli uffici fino alla morte, durante tre pontificati.
Nel 1516 scrisse il Conflati ex angelico doctore s. Thoma primum volumen, dedicato a Leone X, ma edito nel 1519 (Perugia, G. Cartolari). Si tratta di un ambizioso progetto di riproposizione dell’intera opera dell’Aquinate in forma sintetica e antologica, sulla scorta dell’indice tematico o Tabula aurea di P. Maldura (1497), accompagnata da un commento del M., il quale in conclusione allega un elenco dettagliato delle proprie opere e delle circostanze della loro redazione. Nello stesso anno fu impiegato nel procedimento curiale (1514-20) contro l’umanista tedesco ed ebraista Johannes Reuchlin che, nell’ambito della polemica avviata fin dal decennio precedente, era contrario alla distruzione dei libri ebraici che offendevano la sensibilità cristiana. Del ruolo avuto dal M. nella vicenda, che vide la condanna dell’umanista e la riabilitazione del suo avversario, l’inquisitore di Magonza Jakobus van Hoogstraten, si ha eco sia nella letteratura controvertistica dell’epoca, anche per la grande reputazione del M. in Germania, sia in quella ingenerata dalla successiva e assai più nota questione in cui fu coinvolto: la polemica con Lutero.
La fama del M., infatti, è legata soprattutto al ruolo avuto agli esordi della controversia antiluterana.
Coinvolto nel procedimento canonico aperto in Curia contro Lutero nel 1518 e affidato nella fase istruttoria al vescovo di Ascoli, G. Ghinucci, il M. fu chiamato a formulare un parere teologico sulle Novantacinque tesi che redasse in soli tre giorni (In praesumptuosas Martini Lutheri conclusiones de potestate papae dialogus, Roma, M. Silber, 1518, di 27 pagine). A Lutero contestò la mancata esplicitazione dei fundamenta delle tesi, che l’agostiniano aveva inteso come contenuti da sottoporre a discussione sul tema delle indulgenze, mentre per il M. erano da considerare conclusiones. Sulla base della valutazione del M., in luglio Lutero fu citato a comparire a Roma con l’accusa di eresia e spregio dell’autorità papale, giacché il M. aveva assunto che questo, e non la questione delle indulgenze, fosse l’autentico obiettivo polemico delle tesi, spostando così la discussione sul piano ecclesiologico. Lutero, invece di presentarsi a Roma, indirizzò al M. una Responsio, cui il domenicano fece seguire una Replica (Roma, M. Silber, 1518). Lo scontro a distanza – non privo di biasimi di carattere personale, come l’accusa di Lutero al M. di agire per promuovere la propria carriera – proseguì l’anno successivo con una edizione della Replica commentata da Lutero, cui il M. contrappose una Epithoma responsionis (Perugia, G. Cartolari, 1519), di nuovo riedita glossata da Lutero, e infine la corposa opera Errata et argumenta Martini Luteris recitata, detecta, repulsa et copiosissime trita (Roma, A. Blado, 1520, ma completata nella seconda metà del 1519).
La valutazione del contributo del M. alla polemica antiluterana, cui egli si dedicò solo per un anno e mezzo, è stata perlopiù negativa: Erasmo per primo attribuì all’inettitudine del M. la responsabilità per i drammatici sviluppi che la questione assunse (estratti dalle opere in Tavuzzi, Prierias, 1997, p. 178, n. 132). Gli storici hanno sottolineato la debolezza teologica del M., l’ecclesiologia pienamente tomistica e una più generale incomprensione del fenomeno luterano, sebbene altri autori abbiano valorizzato la percezione del M. nel cogliere le implicazioni ecclesiologiche del luteranesimo così come gli effetti positivi sullo sviluppo e la chiarificazione del pensiero stesso di Lutero.
Nel tardo 1521 e nel 1522 il M. fu incaricato di portare nelle varie corti italiane le bolle antiluterane di Leone X: la Exsurge Domine (1520) e la Decet Romanum pontificem (1521), che scomunicava Lutero. Non si conosce per certo il ruolo avuto dal M. nella preparazione di questi testi di condanna, ma in ogni caso essi riflettono un’avversione che, invece, il generale Tommaso De Vio, già legato presso l’imperatore e latore dei provvedimenti contro Lutero, proponeva dover essere più misurata.
Durante il pontificato di Adriano VI compose probabilmente il Consilium… super reformatione Ecclesiae, presentato al papa alla fine del 1522 e in genere attribuito a De Vio (Concilium Tridentinum…; cfr. Tavuzzi, Prierias, 1997, p. 115). Nel memorandum, che anticipa nei contenuti l’analogo De emendanda Ecclesiae (1537), si auspicava la residenza dei vescovi, il ridimensionamento del numero dei cardinali e delle loro rendite, un’adeguata formazione del clero e l’istituzione di seminari cittadini, l’elezione del vescovo da parte del clero locale, la riforma degli ordini religiosi.
Sebbene manchino dati certi sulla vita del M. dal 1524 in avanti, egli era sicuramente ancora in vita nel 1525, dal momento che allora Erasmo era in attesa di una risposta a una lettera che gli aveva inviato, e all’inizio del 1527, quando risulta destinatario di una retribuzione come maestro del Sacro Palazzo (Tavuzzi, Prierias, 1997, p. 129).
Il M. morì a Roma alla metà del 1527.
Fonti e Bibl.: Concilium Tridentinum: diariorum, actorum, epistularum, tractatuum nova collectio, XII, Friburgi Brisgoviae 1930, pp. 32-39; N. Defendi, La «Revocatio M. Lutherii ad Sanctam Sedem» nella polemica antiluterana in Italia, in Arch. stor. lombardo, LXXX (1953), pp. 69-71, 83; C. Lindberg, Prierias and his significance for Luther’s development, in The Sixteenth Century Journal, III (1972), pp. 45-64; La stregoneria. Diavoli, streghe, inquisitori dal Trecento al Settecento, a cura di S. Abbiati - A. Agnoletto - M.R. Lazzati, Milano 1984, pp. 218-229, 362-364; M. Turrini, La coscienza e le leggi. Morale e diritto nei testi per la confessione della prima Età moderna, Bologna 1991, ad ind.; M. Tavuzzi, Capréolus dans les écrits de S. da Prierio, in Jean Capréolus en son temps (1380-1444). Colloque de Rodez… 1994, a cura di G. Bedouelle - R. Cessario - K. White, Paris 1997, pp. 239-258; Id., Prierias. The life and works of S. M. da Prierio (1456-1527), Durham-London 1997; M. Di Sivo, Ghinucci, Girolamo, in Diz. biografico degli Italiani, LIII, Roma 1999, pp. 778 s.; G. Dall’Olio, Alle origini della nuova esorcistica. I maestri bolognesi di Girolamo Menghi, in Inquisizioni: percorsi di ricerca, a cura di G. Paolin, Trieste 2001, pp. 113-117; T. Herzig, The demon’s reaction to sodomy in Gianfrancesco Pico della Mirandola’s Strix, in The Sixteenth Century Journal, XXXIV (2003), pp. 57, 67-69; M. Tavuzzi, Renaissance inquisitors. Dominican inquisitors and inquisitorial districts in Northern Italy, 1474-1527, Leiden 2007, ad indicem.