MANAIGO, Silvestro
La data di nascita del M. è collocabile in un anno compreso tra il 1666 e il 1670, in quanto nel Rollo degli anni 1724-28 della fraglia dei pittori veneziani nella quale risulta regolarmente immatricolato dal 1687 al 1734, viene ricordato di cinquantotto anni (Favaro, p. 226). Incerto resta anche il luogo natale, probabilmente Venezia, dove trascorse la maggior parte della sua vita.
Formatosi presso G. Lazzarini, inizialmente il M. sembra volgere la propria attività alla produzione di miniature: rimangono tuttavia ad attestarlo solo le testimonianze di Coronelli (p. 16), il quale nel 1700 lo annoverava, insieme con pochi altri, tra coloro che a Venezia si distinguevano in quel campo, e, diversi anni dopo, di P. Guarienti, fonte attendibile in quanto conosceva personalmente il M. (Orlandi).
Tra i pittori attivi a Venezia il M. rimane una delle personalità più sfuggenti, in ragione dell'esiguo numero di opere che gli si possono attribuire con certezza.
Il suo nome compare, insieme con quello di altri artisti veneti tra i più importanti del momento, in un elenco di opere acquistate dalla famiglia Manin fra il 1704 e il 1706 per decorare la propria residenza in palazzo Dolfin a S. Salvador. Gli sono state inoltre assegnate, con una datazione entro il primo decennio (Craievich, pp. 44-46), due tele transitate sul mercato antiquario in momenti differenti e con vicende attributive discordi, raffiguranti Amon e Tamar e il Giudizio di Salomone, che dichiarano, nella solidità dei volumi e nel minuzioso ordito disegnativo, l'appartenenza a una cultura accademica. Forti somiglianze con queste due tele nella costruzione dell'immagine, con poche figure in primo piano, disposte sull'incrocio di diagonali, nelle fisionomie delle facce e nella scelta di colori acidi e stridenti, portano ad attribuire al M. un altro dipinto comparso sul mercato antiquario: Agar e Ismaele soccorsi dall'angelo (ibid.).
Di contro a una certa povertà di informazioni relative all'attività del M. (nota è l'importante collaborazione, in qualità di disegnatore, con l'editore veneziano D. Lovisa per la pubblicazione del Gran teatro di Venezia ovvero Raccolta delle principali vedute e pitture che in essa si contengono, uscito senza data ma plausibilmente nel 1717), colpisce la sua partecipazione alla realizzazione di uno dei cicli più noti del primo Settecento veneziano, accanto ad artisti come G.B. Tiepolo, G.B. Piazzetta, S. Ricci, G.B. Pittoni e A. Balestra: la serie degli Apostoli nella chiesa di S. Stae, dove il M. dipinse il S. Matteo e l'angelo (1722), in cui il forte contrasto tra luce e ombra lascia percepire una reminiscenza della corrente della pittura tenebrosa.
La commissione di S. Stae non sembrò sortire effetti particolari nella carriera del M., del quale, nonostante risulti essere attivo per più di cinquant'anni, fonti e documenti registrano pochissime opere di committenza pubblica. Tra queste, l'unica di accertata autografia è datata a distanza di oltre vent'anni dal suo intervento a S. Stae e appartiene a un altro ciclo decorativo di assoluto rilievo per l'arte veneta settecentesca. Nel settembre del 1743, infatti, i canonici del duomo di Bergamo gli chiesero una tela con il Martirio di s. Giacomo per il coro della cattedrale.
Consegnata entro l'agosto del 1744, costituì per il M. un'occasione inaspettata, come dimostra la lettera di ringraziamento inviata ai canonici della cattedrale (Libro per l'opera pia, c. 27r). Il M. conferma qui i caratteri propri della sua pittura: fondi molto scuri da cui emergono figure in piena luce, secondo un gusto ancora tardoseicentesco che resta lontano dalle luminose opere dei maestri, tra cui di nuovo Tiepolo, con il quale è chiamato a confrontarsi; abilità nel disegnare i corpi nudi, secondo un'impostazione accademica che, però, all'improvviso viene animata da qualche dettaglio stravagante, come il pennacchio che orna la testa di uno dei carnefici; echi della sua formazione di miniaturista, tanto nel brulicare delle figure gesticolanti che affollano l'intera composizione, quanto nel fitto tratteggio di piccoli segni con cui sono costruite le immagini (Craievich, pp. 42 s.).
Avari di notizie, gli anni tra il 1722 e il 1744 vedono la produzione del M., ricostruita sulla base di ipotesi attributive, caratterizzata da tentativi di aggiornamento, che guardano soprattutto all'espressività fisionomica di Piazzetta e alla teatralità patetica di Pittoni.
Oltre alla segnalazione di due opere, un Mosè che calpesta la corona del faraone e un Ragazzo sopra un albero che porge fichi a una puttina, acquistate dal maresciallo J.M. von der Schulenburg tra il 1724 e il 1738 (Binion), è databile al quarto decennio l'esecuzione di un dipinto che raffigura un Levantino con la pipa (collezione privata) proveniente da una raccolta di Teste di carattere già di proprietà dei Visconti di Modrone e ideale selezione dei pittori veneziani più in voga, da Ricci a G. Guarana. La tela reca sul verso un'iscrizione coeva a inchiostro: "1/ Silvestro Manaigo" e rappresenta un uomo maturo e corpulento che impugna una pipa di biscuit. Costume e fisionomia suggeriscono l'immagine del mercante orientale, ben nota a Venezia; mentre la mimica facciale gli conferisce un'aria di baldanza. Considerazioni stilistiche inducono a datare tra il quarto e il quinto decennio anche due tele, già nella collezione di I. Brass, che mettono in scena episodi biblici concepiti a pendant: Dalila recide le chiome di Sansone e Raab e le spie israelite (Mariuz, pp. 458 s.). Sono state aggiunte al catalogo del M. due versioni, molto simili, di Mosè che calpesta la corona del faraone, una conservata nel Museo civico di Treviso (Menegazzi), l'altra transitata sul mercato antiquario statunitense (Pallucchini, p. 562), oltre a un Saul con varie figure in palazzo Barbisoni e al Transito di s. Giuseppe in palazzo Gaifami a Brescia (Donzelli). Il nome del M. compare inoltre nel catalogo delle opere appartenute al conte M. Pinelli, messe in vendita nel 1785, relativamente a una Sacra Famiglia (Morelli) e, nel 1757, in quello della collezione di K.F. Heinecken a Dresda per una Madonna con Bambino (Wildenstein). La letteratura settecentesca cita inoltre una Cacciata dei mercanti dal tempio, descritta nel 1758 da Ch.-N. Cochin (p. 109), dipinta entro il 1733, quando viene ricordata sopra la porta maggiore della chiesa di S. Felice a Venezia da A.M. Zanetti, il quale assegnava al M. pure tre dipinti nella chiesa di S. Maria dei Servi: un Mosè che muta la verga in serpente e due episodi della vita di s. Filippo Benizi, non meglio precisati. Le tele facevano parte di due fregi, uno con episodi del Vecchio Testamento, l'altro con fatti della vita e miracoli del santo servita, realizzati da diversi artisti. Alcuni frammenti di questo ciclo, disperso a causa della demolizione della chiesa (1812), sono oggi nella parrocchiale di Fratta Polesine. Dei tre interventi del M. resta testimonianza visiva soltanto in un disegno con S. Filippo Benizi che celebra la sua prima messa, conservato al British Museum di Londra. Nella sacrestia della stessa chiesa erano presenti anche quattro ritratti di beati dell'Ordine realizzati dal M., U. Adimari, B. Tornielli, G.F. Bretoni, Paolo della Croce (Zorzi, p. 239). Altre opere perdute o di cui non si conosce l'attuale ubicazione sono documentate solo attraverso alcune incisioni. È il caso di una tela con Giuseppe venduto dai fratelli, ricordata in un'incisione di P. Monaco come "pittura di Silvestro Manaigo veneziano, posseduta dal Sig. Giuseppe Pedrini" (Apolloni, pp. 304 s.). L'attività grafica del M. è invece testimoniata da diverse stampe tra cui un'Estasi di s. Filippo Neri, incisa da G.P. Massili e un Abramo e Melchisedech di G.B. Faldoni. Suoi sono anche due disegni: un S. Antonio da Padova con Gesù Bambino, conservato al British Museum e un foglio, firmato, con L'istituzione dell'Eucarestia, passato per il mercato antiquario (Knox).
Le ultime notizie relative al M. riguardano il 1745, anno in cui abitava "in fraterna" insieme con il fratello Gianmaria, e il 1748, quando risulta risiedere, da solo, in parrocchia S. Marcuola (Montecuccoli degli Erri, 1998, p. 106).
Il M. morì, probabilmente a Venezia, nel 1750 (Mariette).
Fonti e Bibl.: Bergamo, Biblioteca civica A. Mai, mss., CAP 238: Libro per l'opera pia di fare sei quadri e compire gli ornamenti del coro della cattedrale, cc. 17, 18r, 20, 27; V. Coronelli, Guida de' forestieri, Venezia 1700, pp. 10, 16; V. Da Canal, Vita di Gregorio Lazzarini (1732), a cura di G.A. Moschini, Venezia 1809, p. 35; A.M. Zanetti, Descrizione di tutte le pubbliche pitture, Venezia 1733, pp. 393, 408; Ch.-N. Cochin, Voyage d'Italie, III, Paris 1758, pp. 109, 123; J. Morelli, Catalogo di quadri raccolti dal fu signor Maffeo Pinelli: ed ora posti in vendita in Venezia, Venezia 1785, p. 60; P.A. Orlandi, Abecedario pittorico, Firenze 1788, col. 1116; P.J. Mariette, Abecedario, III, Paris 1856, p. 235; C. Donzelli, I pittori veneti del Settecento, Firenze 1957, p. 141; N. Ivanoff, Disegni di S. M., in Arte veneta, XII (1958), pp. 212-215; L. Menegazzi, Il Museo civico di Treviso. Dipinti e sculture dal XII al XIX secolo, Venezia 1964, pp. 137 s.; Disegni di una collezione veneziana del Settecento (catal., Venezia), a cura di A. Bettagno, Venezia 1966, pp. 58 s., nn. 57-58; F. Lechi, I quadri della collezione Lechi in Brescia, Firenze 1968, p. 142; L. Moretti, La data degli apostoli in S. Stae, in Arte veneta, XXVII (1973), p. 319; E. Favaro, L'arte dei pittori in Venezia e i suoi statuti, Firenze 1975, pp. 157, 160, 223, 226; F. Zava Boccazzi, La documentazione archivistica delle tele settecentesche nel coro del duomo di Bergamo, in Arte veneta, XXX (1976), pp. 233-235, 238 s.; D. Wildenstein, Les tableaux italiens dans le catalogue des ventes parisiennes du XVIIIe siècle, in Gazette des beaux-arts, C (1982), 124, p. 33; A. Zorzi, Venezia scomparsa, Milano 1984, pp. 234 s., 239; K. Garas, Rapporti dei pittori tedeschi e austriaci col Grassi e con la pittura veneziana dell'epoca, in Nicola Grassi e il rococò europeo. Atti( 1982, Udine 1984, pp. 120 s., 123 s.; G. Knox, 18th century Venetian art in Canadian collections (catal.), Vancouver 1989, p. 59, n. 42; A. Binion, La Galleria scomparsa del maresciallo Von der Schulenburg, Milano 1990, p. 209; A. Romagnolo, Le opere d'arte della chiesa di Fratta Polesine, in Fratta Polesine. La storia, Rovigo 1990, pp. 132 s., 148 n. 26; F. Montecuccoli degli Erri, I Giovanelli e Antonio Guardi, in F. Pedrocco - F. Montecuccoli degli Erri, Antonio Guardi, Milano 1992, p. 25; A. Bonannini, Dall'ideazione alla realizzazione: note sulla raccolta di Domenico Lovisa, in Venezia 1717 Venezia 1993. Immagini a confronto (catal., Venezia), a cura di U. Franzoi et al., Cinisello Balsamo 1993, p. 23; M.A. Chiari Moretto Wiel, Le grandi pitture pubbliche veneziane nella visione di Domenico Lovisa, ibid., p. 32; R. Pallucchini, La pittura nel Veneto. Il Settecento, a cura di M. Lucco et al., I, Milano 1994, pp. 511, 561-563; L. Moretti, La chiesa di S. Stae, in Splendori del Settecento veneziano (catal., Venezia), a cura di G. Nepi Sciré - G. Romanelli, Milano 1995, pp. 565, 567 n. 59; M. Frank, Virtù e fortuna. Il mecenatismo e le committenze artistiche della famiglia Manin tra Friuli e Venezia nel XVII e XVIII secolo, Venezia 1996, p. 61; Asta del Castello di Duino, 11-14 giugno 1997, Trieste 1997, n. 331, pp. 72 s.; F. Montecuccoli degli Erri, Venezia 1745-1750. Case (e botteghe) di pittori, in Ateneo veneto, n.s., XXXVI (1998), p. 106; D. Apolloni, Pietro Monaco e la raccolta di cento dodici stampe di pitture della storia sacra, Monfalcone 2000, pp. 37, 49, 69, 74, 304 s.; A. Mariuz, Contributo per S. M., in Per l'arte: da Venezia all'Europa. Studi in onore di Giuseppe Maria Pilo, a cura di M. Piantoni - L. De Rossi, II, Monfalcone 2001, pp. 457-460, 671-673 (figg. 1-7); R. Mangili, La testa di carattere a Venezia nel Settecento: l'inedito paradigma di una raccolta coeva, in Arte veneta, LIX (2002), pp. 128 s., 136; G. Bergamini, Incisioni di Andrea Zucchi in Friuli, in Arte per i re. Capolavori del '700 dalla Galleria statale di Dresda (catal.), Udine 2004, p. 104; A. Craievich, Proposte per S. M., in Arte in Friuli, arte a Trieste, 2004, n. 23, pp. 39-50; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, pp. 602 s.