GANASSI (Ganassi dal Fontego), Silvestro di
Nacque nel 1492, secondo vari repertori in una località del Veneziano denominata Fontego o Fontigo. Il G. fu in primo luogo un profondo conoscitore della tecnica di diversi strumenti, specie del flauto diritto e della viola da gamba, di cui egli stesso era virtuoso. Secondo gli esigui dati biografici in nostro possesso, il G. fu musicista della Signoria di Venezia e contemporaneamente strumentista nella basilica di S. Marco. Tale attività si protrasse sicuramente almeno fino al 1535, anno in cui vide la luce il suo primo trattato, l'Opera intitulata Fontegara, nel quale egli si firma "sonator della Illustrissima Signoria di Venezia"; nei suoi due successivi lavori, ovvero Regola Rubertina del 1542 e Lettione seconda del 1543, il G. infatti non utilizzò più questa dicitura.
L'attività trattatistica del G. ebbe inizio con il Fontegara, la cui eccezionalità risiede innanzitutto nel fatto di essere il primo trattato dedicato in maniera esclusiva alla tecnica del flauto a becco e di costituire insieme con la Regola Rubertina uno straordinario vademecum nell'universo della prassi esecutiva del Rinascimento. Rispetto ai trattatisti contemporanei, quali S. Virdung (Musica getutscht, Basel 1511), M. Agricola (Musica instrumentalis deudsch, Wittenberg 1529, Musica figuralis deudsch, ibid. 1532), Ph. Jambe de Fer (Epitome musical, Lyon 1556), il G. rivela uno spiccato senso pratico, che si manifesta attraverso un modo di procedere dettagliato ed esauriente che si avvale di numerosi esempi disseminati nei vari capitoli delle sue opere. Nel Fontegara, ad esempio, il G. ha cura di trascrivere i principali tipi di ornamentazione che spesso venivano affidati alla pratica degli strumentisti più che alla notazione, riuscendo così a ricostruire un quadro in cui, tra l'altro, si evidenzia il problema della ineguaglianza ritmica rinascimentale, specie attraverso la diminuzione. Di questo particolare tipo di ornamentazione, essenziale nella pratica strumentale ma anche vocale della prima metà del XVI secolo, il G. si occupa diffusamente in relazione sia al problema esecutivo, sia a quello compositivo. La diminuzione era generalmente affidata all'improvvisazione del cantante o dello strumentista; il G., invece, si propone di riportare con estrema precisione questa pratica "non scritta" all'interno dei vari esempi, nei quali viene affrontato nel contempo il problema delle proporzioni, frazioni che spesso venivano applicate alle diminuzioni per ottenere una maggiore esattezza nell'esecuzione. Nel trattato il G. non manca di affrontare minuziosamente il problema della diteggiatura, nonché quelli dell'intonazione, dell'emissione e della qualità del suono, fattori tutti connessi a quello che per il G. rappresenta l'elemento nodale: il fiato. A tal riguardo, il modello insuperato per il G. rimane la voce umana, considerazione che in qualche modo rimanda all'illustrazione che si trova in apertura del trattato, in cui sono raffigurati tre suonatori di flauto a becco in mezzo a due cantanti.
La Regola Rubertina è dedicata "Allo illustre Signor Ruberto Strozzi", valente allievo del G., da cui lo stesso trattato prende con molta probabilità il nome. L'opera si articola in due parti distinte di cui la prima, che è stata poi indicata come Regola Rubertina, è dedicata alla viola da gamba, definita "viola darcho tastata", poiché la sua caratteristica era la tastiera divisa in sezioni dai tasti, mentre la Lettione seconda è dedicata al violone.
Il G. comincia con il chiarire la corretta posizione che lo strumentista deve assumere, a partire dal capo, che non deve mutare la sua inclinazione rispetto allo strumento compiendo movimenti troppo bruschi, nemmeno nell'atto di eseguire un vibrato o brani dall'andamento veloce. Il G. si sofferma sulla descrizione della posizione della viola, tenuta tra le gambe, del modo di impugnare l'archetto e del suo utilizzo a seconda delle difficoltà e dei procedimenti tecnici da affrontare, come ad esempio il pizzicato, il vibrato, il legato, l'esecuzione dei trilli per semitono, per tono e per terze. La Regola Rubertina suggerisce certo l'idea di una grande padronanza tecnica, di un virtuosismo che si lega a una solida preparazione musicale; in ogni caso tutti i trattati del G. sono destinati sia ai principianti sia ai veri e propri virtuosi.
Nella Lettione seconda il G. si occupa in maniera più specifica del cosiddetto violone, termine che nella famiglia delle viole designava in maniera piuttosto generica gli strumenti più gravi e più grandi; nel trattato sono enumerate una serie di regole riguardanti soprattutto l'accordatura e inoltre "il modo di sonare più parte con il violone unito con la voce". Il G. non manca poi di affrontare il problema dell'improvvisazione sopra un basso, trascrivendo come esempi una serie di ricercari attraverso i quali viene riproposta la prassi della diminuzione.
Si può essere pressoché certi del fatto che il G. possedesse una stamperia a Venezia, visto che in conclusione di ogni trattato egli figura come autore della stampa stessa: nel Fontegara si legge infatti "impressum Venetiis par Sylvestro di Ganassi dal Fontego", nella Regola Rubertina, "in Venetia ad istantia dell'autore", e nella Lettione seconda, "Stampata per Lauttore proprio".
Non si hanno notizie del G. sucessive a questa data, e sono ignoti luogo e data di morte.
Oltre all'importante contributo dell'opera del G. per quello che riguarda la ricostruzione della prassi esecutiva dell'epoca, non vanno tralasciate le preziose informazioni contenute nella Regola Rubertina riguardanti la classificazione della famiglia delle viole e le accordature in uso. Il metodo del G. ha notevolmente influenzato le generazioni successive, tanto che molti gli hanno riconosciuto una funzione di pioniere nella codificazione della didattica violistica.
Opere: Opera intitulata Fontegara La quale insegna a sonar di flauto chon tutta l'arte opportuna a esso instrumento massime il diminuire il quale sarà utile ad ogni instrumento di fiato et chorde: et anchora a chi si diletta di canto…, Venezia 1535; Regola Rubertina (parte I). Regola che insegna sonar de viola darcho tastada…, Venezia 1542; Lettione seconda pur della prattica di sonare il violone d'archo da tasti, composta per Silvestro Ganassi dal Fontego desideroso nella pictura, la quale tratta dell'effetto della corda falsa giusta e media… Opera utilissima a chi se diletta de imparare a sonare, Venezia 1543.
Fonti e Bibl.: R. Eitner, Schulwerke von 1535, in Monatshefte für Musikgeschichte, XX (1888), 1, pp. 17-26; A. Beyschlag, Die Ornamentik der Musik, Leipzig 1908, pp. 16 s.; E. Albini, La viola da gamba in Italia, in Rivista musicale italiana, XXVIII (1921), 1, pp. 82 s.; G. Reese, Music in the Renaissance, London 1954, pp. 548 s.; A. Einstein, The Italian madrigal, Princeton 1949, I, pp. 297, 322; II, pp. 841 s.; D.D. Boyden, The history of the violin playing from its origins to 1761¸ London 1965, pp. 14, 28, 72, 76-95, 157, 164, 166; A. Dolmetsch, The interpretation of the music of the 17th and 18th centuries, Washington 1969, pp. 155, 225; G. Tintori, Gli strumenti musicali, Torino 1971, II, p. 657; D. Lo Cicero, G. e "un certo modo di procedere" che si può scrivere, in Il Flauto dolce, gennaio-giugno 1984, n. 10-11, pp. 3-8; I. Horsley, Improvised embellishment in the performance of Renaissance polyphonic music, in Journal of the American musicological Society, IV (1951), 1, pp. 3-19; W. Eggers, Die "Regula Rubertina" des S. G. Eine Gambenschule des 16. Jahrhunderts, I-II, Kassel 1974; Die Musik in Gesch. und Gegenwart, IV, coll. 1354-1357; The New Grove Dict. of music and musicians, VII, pp. 143 s.; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, pp. 111 s.