DAZIARI, Silvestro
Nacque a Venezia, presumibilmente nel terzo decennio del sec. XV, da famiglia popolare, ma benestante. Il padre, Nicolò, era pellicciaio di professione, per cui non è facilmente identificabile con l'omonimo autore di un saggio sulla sfera (1463), ricordato dal Degli -Agostini (Notizie istorico-critiche intorno la vita, e le opere degli scrittori Viniziani..., I, Venezia1752, p. XLIX). Scarne e rare le notizie che circondano la maggior parte della vita del D.: un documento del 26 marzo 1439 lo ricorda tra gli alunni della chiesa di S. Pantalon, mentre come chierico della stessa parrocchia, e poi diacono, risulta nel 1457 e nel 1462. Nel frattempo aveva ottenuto il priorato della chiesa di S. Marco di Loreo, presso Adria; con tale titolo è nominato il 7 ott. 1457, giorno in cui il vescovo di Chioggia, Pasqualino Centoferri, lo elesse canonico di quella diocesi.
Da allora il D. fissò a Chioggia la propria residenza e lì, qualche anno più tardi, il 24 sett. 1463, venne ordinato sacerdote dal nuovo vescovo, il servita Nicolò Inversi. Ai buoni uffici di questo probabilmente dovette, in seguito, anche la nomina a cubiculario dei pontefice Sisto IV, che di lui seppe apprezzare la preparazione non tanto dottrinale, quanto umanistica, accanto alla disponibilità a servire la S. Sede nei complessi rapporti con la Repubblica marciana, allora duramente impegnata contro i Turchi in Albania e nel Levante.
In effetti, il pontificato di Sisto IV fu contraddistinto da numerose iniziative e operazioni militari contro la minaccia ottomana; senonché dopo il felice esito della campagna navale del 1472-73, la vittoria turca di Terdschan (26 luglio 1473) contro Uzún Hasan ebbe l'effetto di vanificare gli sforzi precedenti, e, consentì a Maometto II di rivolgersi contro le posizioni veneziane in Dalmazia ed in Albania. In questo settore la lotta si svolse soprattutto attorno a Scutari, che tra il marzo e il luglio 1474 fu stretta d'assedio dalle forze dei pascià Solimano; queste, peraltro, nulla poterono contro l'energica difesa del provveditore Antonio Loredan. Nella circostanza, gli aiuti frequentemente sollecitati dalla Repubblica, nei confronti dela S. Sede, si tradussero in alcuni contributi finanziari concessi dal pontefice e in rifornimenti di vettovaglie alle popolazioni Costiere.
Di questa operazione fu incaricato il D., che nell'estate 1474. munito di un mandato del re Ferdinando d'Aragona, si recò in Puglia con diverse navi da carico; mentre attendeva a Barletta l'arrivo dei grani, pensò di utilizzare i suoi ozi forzati con la trascrizione di alcuni testi classici: spia, a un tempo, degli interessi letterari e dell'abilità del D., dal momento che un tale omaggio non doveva riuscire sgradito al fondatore della Biblioteca Vaticana. In calce alla trascrizione dei due libri degli Economici di Aristotele, tradotti da Leonardo Bruni, il D. appose poi una breve nota in latino, in cui riassunse i termini dell'incarico assegnatogli: sappiamo così che, terminato l'imbarco delle vittuarie, a causa delle negative condizioni atmosferiche, soltanto dopo dodici giorni la piccola flotta poté lasciare l'Italia e recare soccorso alle popolazioni dell'Albania, duramente provate dalla morsa ottomana.
Il felice esito della missione costituì un notevole titolo di merito per il D. e gli valse, di lì a qualche anno, l'elezione a vescovo di Chioggia. Qui, nell'imperversare della peste, l'Inversi era morto attorno alla metà di novembre del 1479; pochi giorni dopo (21 novembre), il capitolo elaComunità avevano scelto come successore da proporre al Senato il prete chioggiotto Giorgio Baffo, e l'Assemblea veneziana ne aveva accettato la scelta, trattandosi di soggetto "de nobis optime meritum"; senonché il pontefice non assentì alla nomina, preferendo invece il Daziari.
Le buone relazioni che passavano allora tra la S. Sede e la Repubblica - nonostante la pace recentemente conclusa da quest'ultima con il Turco - suggerirono a Venezia di accondiscendere al desiderio pontificio di premiare proprio una persona che si era distinta contro l'infedele, e il 22 genn. 1480 il Senato rispondeva a Sisto IV che accettava volentieri la ffomina del D. a vescovo di Chioggia. Il D. fu così consacrato vescovo a Roma il 3 apr. 1480. l'indomani di Pasqua, e tra la S. Sede e la diocesi egli divise da allora la sua presenza.
Il 2 ottobre dello stesso anno lo troviamo, infatti, a Chioggia, nel cui palazzo vescovile investì legalmente del priorato dell'ospedale di Loreo certo Marco colà abitante; nominò quindi suo vicario il canonico Tommaso Boscolo, e l'anno successivo portò a termine la ricostruzione della chiesa della Confraternita di S. Croce; ancora, il 14 giugno 1481, ottenne, con la transazione dell'ambasciatore veneto a Roma, Zaccaria Barbaro, la composizione della vertenza relativa a una pensione di 60 fiorini d'oro che il vescovato clodiense, troppo poveramente dotato, contendeva a quello di Famagosta; nel gennaio '82, infine, il D. affidò al proprio fratello Giacomo il compito di rappresentarlo nel processo contro una serva del predecessore, Caterina.
Nonostante il suo principale biografo, il Vianelli, affermi che il D. esercitò il governo della diocesi "con molto frutto di quelle anime", la maggior parte delle successive testimonianze ne indicano la presenza prevalentemente a Roma, dove si trovava nel gennaio 1483, e ancora per il concistoro del 20 dic. 1484. Tornato poi per qualche tempo a Chioggia (sappiamo che a Cavarzere, il 12 giugno '85, promosse alcuni chierici alla prima tonsura), nel novembre 1485 era nuovamente a Roma, dove alla metà del mese successivo partecipava ai funerali dell'arcivescovo di Benevento, Leonardo Griffi.
L'ultima notizia sul D., dopo oltre un anno di silenzio, riguarda le sue esequie, svoltesi il 27 genn. 1487 a Roma, "in ecclesia sancti Salvatoris Ursinorum" ossia - con ogni probabilità - nella chiesa di S. Salvatore in Lauro, alla presenza dei cardinali veneti, dei fratello Giacomo e di pochi altri famigliari. Tre giorni prima gli era subentrato, nel titolo vescovile, il canonico piranese Bernardino Venier, che del predecessore ebbe ad occuparsi, nel libro dei suoi ricordi, solo per lamentare l'inqualificabile saccheggio dei palazzo vescovile effettuato dai parenti del D.: scrisse infatti di aver trovato, nel suo ingresso, solo un letto e due panche.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Senato. Deliber. secreta, reg. 29, c. 66r; I. Burchardi Liber notarum ab anno 1483 usque ad annum 1506, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XXXII, 1, a cura di E. Celani, pp. 7, 99, 122, 133, 180; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, V, Venetiis 1720, col. 1353; F. Comer, Ecclesiae Venetae illustratae ... III, Venetiis 1749, p. 364; XIV, p. 485; G. Vianelli, Nuova serie de' vescovi di Malamocco e di Chioggia..., II,Venezia 1790, pp. 72-75, 77; A. M. Calcagno, Serie de' vescovi di Maiamocco e di Chioggia..., Venezia 1820, p. 24; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia..., X, Venezia 1854, p. 379; P. Morari, Storia di Chioggia..., Chioggia 1870, pp. 271, 274; D. Razza, Storia popolare di Chioggia, I, Chioggia 1898, p. 515; E. Carusi, Un ricordo dell'assedio di Scutari (an. 1474) in Una sottoscrizione stor. del cod. Vat. Lat. 11453, in Miscellanea G. Mercati, V, Città del Vaticano 1946, pp. 378-381; C. Eubel, Hierarchia catholica..., II,p. 146.