CATTANEO, Silvestro
Nobile genovese nato attorno al 1510, probabilmente da Silvestro fu Percivale e da Giorgietta di Marco Centurione, si dedicò fin dalla giovinezza all’attività mercantile e finanziaria. Dal 1540 risiedette per oltre vent’anni ad Anversa. Il genere di operazioni che vi svolgeva sono ampiamente documentate: il C. fu noleggiatore di navi e mercante, anche in comunicazione con le Indie; poi banchiere e creditore di Carlo V e di Filippo II.
Il 28 febbr. 1540 salpava da Anversa il galeone “Conceptión”, noleggiato dal C. per 100 ducati, capitanato da Pantaleone Gonzales, con 90 tonnellate di merce, diretto alle isole Canarie, da cui doveva tornare carico di altre mercanzie. Nel 1543 il C. figura in un elenco di 55 mercanti che, con ditta in Anversa, esportano verso l’Italia; dieci anni dopo, nel 1551 figura in una lista di 130 mercanti importatori dalla penisola iberica. In un altro elenco redatto nel 1551 dalle comunità italiane di Anversa il C. figura tra i 38 mercanti genovesi ivi operanti. Nel 1556 infine, la casa commerciale del C. è una delle 13 di Anversa che appoggia il progetto di riforma delle assicurazioni marittime, ideato dal piemontese G. B. Ferufini e indirizzato a Filippo II. Nel frattempo, però, il C. aveva affiancato alla sua attività di mercante quella di finanziere: la prima volta, per quanto se ne ha notizia certa, nel 1553, Carlo V, impegnato nella guerra contro la Francia, nel 1552 aveva incassato nei Paesi Bassi la somma di lire 971.980, contro rimborso nel 1553 da parte del Tesoro spagnolo di 600.000 ducati, dei quali 400.000 ottenibili solo all’arrivo dell’argento dalle Indie, ma con la cui garanzia fu possibile all’imperatore ottenere subito 350.000 ducati, a 62 grammi al ducato, dai Fugger, da Agostino Gentile e dal C., ai quali si accordò anche licenza di esportazione per l’argento. Finché non ne potevano usufruire, il C. e gli altri creditori ricevevano un interesse del 6% sul capitale; d’altra parte, se l’argento non fosse stato disponibile prima del 1555 o se esso fosse stato utilizzato altrimenti, si prometteva loro il controvalore dei 350.000 ducati alla fiera di Pentecoste del 1555 nei Paesi Bassi, ma a 70 grammi al ducato, cioè con un utile del 13% circa. In effetti tra il 1554 e il 1555 arrivarono in Spagna parecchie flotte dalle Indie, ma l’argento fu sempre impiegato diversamente, e il C. e gli altri creditori non ricevettero che un acconto di 40.000 ducati nel dicembre 1556; il resto fu loro risarcito sotto forma di “juros”. Il C. li ottenne da Filippo II, che ebbe modo di conoscere personalmente: nel 1556, secondo alcuni (Ehremberg), il re stesso avrebbe insistito presso il C. affinché accettasse l’incarico di mediatore finanziario per le operazioni con l’Italia; secondo altri (Goris), sarebbe stato il C. a intervenire presso Filippo per essere nominato suo agente per gli affari di cambio con l’Italia. Il progetto, comunque, rimase senza seguito, e il C. riprese l’attività mercantile, estendendola anche al campo delle assicurazioni marittime. Infatti nel 1562-63 il C. figura tra una sessantina di assicuratori presso i quali il notaio di Giovan Battista e Lorenzo Guicciardini rivendica il premio per i suoi assistiti, due navi dei quali erano state catturate nel loro viaggio verso Anversa.
Attorno al 1564 il C. ritornò a Genova. Il suo ingresso, in età matura, nella vita politica avvenne nel 1566, nell’ufficio di Misericordia, cui spesso si cercava di procurare facoltosi amministratori. Ma il C. non si limitò a ricoprire cariche di rappresentanza: dieci anni più tardi, nel 1575-76, nel quadro delle contese cittadine che opponevano la nobiltà nuova a quella vecchia circa l’abolizione della legge del “garibetto” (introdotta nel 1547 da Andrea Doria, aveva sostituito al sistema dell’elezione per sorteggio nella composizione dei Collegi quello dell’elezione per votazione, danneggiando i nobili nuovi, i quali erano in minoranza), il C. si schierò con la vecchia nobiltà. In rappresentanza di essa, fu uno dei sei deputati al congresso di Casale, organizzato, con la mediazione dei rappresentanti del papa, della Spagna e dell’Impero, per appianare i contrasti. Recatosi a Casale all’inizio del 1576 insieme ai colleghi, ne ritornò nel marzo, dopo essere stato eletto tra i nuovi governatori. Qualche anno dopo, nel 1581, in un clima di maggiore distensione interna, fu eletto tra i Procuratori.
Morì a Genova tra il 1582 e il 1589: è citato come già defunto nel testamento, stilato appunto nel 1589, dalla figlia Maria, moglie di Pietro Francesco Spinola. Il C. aveva avuto un’altra figlia, Camilla, sposa a Battista Spinola.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Genova, mss. 10, c. 128v; 477, c. 386; 494, c. 306; Genova, Civica Bibl., Berio, ms. m.r. X, 2, 167: L. Della Cella, Famiglie di Genova, c. 676; A. Roccatagliata, Annali della Repubblica di Genova, Genova 1873, p. 6; J. A. Goris, Etude sur le colonies marchandes méridionales à Anvers de 1488 a 1518, Louvain 1925, pp. 164, 187, 249, 272, 359, 396, 617, 641; R. Ehremberg, Le siècle des Fugger, Paris 1955, pp. 168, 279.