CAMERINI, Silvestro
Nacque il 5 ott. 1777 a Castel Bolognese (Ravenna), in una modesta casa della parrocchia di Biancanigo, da Francesco e da Lucia Borghesi.
Alla famiglia erano appartenuti Giovanni, architetto del '500 al servizio del duca di Toscana, e Francesco Saverio, gesuita missionario in India e in Cina nella seconda metà del '700, dichiarato venerabile. Il padre, proprietario di terre, aveva perso tutto in speculazioni sbagliate ed era morto precocemente nel 1782, lasciando sette figli. I tre maschi, privi di istruzione, avevano dovuto mettersi a lavorare.
Il C. fece dapprima il bracciante agricolo, poi il custode di bestiame, ed ebbe così l'occasione di girare per i mercati della Romagna e del Ferrarese, vedendo i diversi lavori idraulici che venivano eseguiti lungo il Panaro, il Reno e l'Adige. Queste opere attrassero il suo interesse, tanto da indurlo ad abbandonare casa e famiglia per trasferirsi a Ferrara come operaio nei lavori di riparazione degli argini dei fiumi. Da carriolante e badilante, con molto impegno riuscì a diventare caposquadra, poi intraprese l'ingaggio di operai giornalieri per il trasporto di materiali lungo gli argini del Panaro presso Bondeno. Grazie alla tenacia, quando morì il fratello maggiore Paolo, nel 1821, il C. poté diventare appaltatore di piccoli lavori, e poi di lavori più importanti associandosi l'altro fratello Cristoforo. Fattasi una reputazione di uomo onesto e capace, ottenne dei crediti, allargando in tal modo il giro degli affari. Trasse profitto anche dalla situazione politica, facendo nel '25 da mediatore tra le famiglie di alcuni ricchi carbonari arrestati e il cardinal Rivarola, cui offerse per la loro liberazione 20.000 scudi. Cresciuta ormai l'importanza dei suoi affari, il C. investì i guadagni nell'acquisto di terreni nel Rodigino e nel Padovano. Oltre ai lavori di bonifica, ebbe forniture militari e successivamente l'appalto delle esattorie di Rovigo, Padova, Ferrara e Venezia. Trattò anche operazioni di credito pubblico con alcuni governi degli Stati italiani e con l'Austria, e ricevette varie onorificenze. Mentre il fratello Cristoforo si stabilì a Rovigo, il C. si trasferì nel 1842 a Padova, dove acquistò il centrale palazzo Gradenigo, già dimora del card. Bembo e del Cellini, e dove attivò un proficuo commercio di sabbia.
Aveva sposato Eurosia Mantovani; la morte nel 1825 dell'unico figlio Giovanni, non ancora diciottenne, aveva fatto accrescere le sue opere di beneficenza pubblica e privata. Donò così cospicue somme alla provincia di Padova per la fondazione dell'Istituto agrario di Brusegana, e altre per ospedali, chiese e conventi. Nel 1844, quasi settantenne, durante le gravi alluvioni del Reno nella campagna di Ferrara e di Bologna, accorse mettendo a disposizione tutta la sua perizia tecnica e la sua generosità di popolano. Fin dal '46 fornì sussidi ai parenti poveri di Castel Bolognese e donò 300 scudi romani a quel comune a favore dei fanciulli indigenti. Contribuì al restauro della chiesa di S. Sofia di Padova, e nel '52 acquistò dai Correr-Giovannelli la villa Contarini di Piazzola sul Brenta, lasciata in abbandono e danneggiata dagli alloggiamenti di soldati austriaci e pontifici nel '48, con gli edifici annessi, il parco e circa 5.000 ettari di terreno. Nel '56 istituì nel paese natio l'asilo infantile, l'ospedale e l'istituto dei cronici, borse di studio per giovani frequentanti scuole d'arti e mestieri. Intorno al '60 fece dono dell'affitto di due case in Este alla parrocchia di S. Maria delle Grazie, e contribuì all'erezione del convento e dell'istituto d'educazione dei gesuiti nell'isola di San Domenico di Chioggia; al comune di Castel Bolognese lasciò 2.000 scudi romani per un annuo sussidio ai suoi parenti bisognosi.
Il C., rimasto vedovo e solo, quasi novantenne, figura ormai leggendaria sia per quanto era riuscito a realizzare sia per la filantropia, nominato cavaliere, commendatore e conte della Corona ferrea e gonfaloniere di Ferrara, il 29 marzo 1866 venne insignito del titolo di duca con breve pontificio.
Qualche mese dopo fece donazione della sua principale proprietà di Diamantina e del palazzo in Ferrara al nipote Giovanni Battista, figlio di Cristoforo e di Maria Cuccati, nato a Rovigo il 28 genn. 1837 e ivi morto il 1º maggio 1919. Questi fu di tendenze liberali, volontario agli ordini del Mezzacapo in Toscana nel '59 e generoso sovvenzionatore dell'emigrazione politica fino al '66, fatto conte il 30 luglio 1883 e senatore per la XXI categoria - alto censo - il 4 dic. 1890, fu confermato erede del titolo di duca di nomina papale nel '96.
Il C. morì a Padova il 4 dic. 1866.
L'altro nipote, Luigi Francesco, figlio di Paolo e di Lauretana Guerrini, nato ad Argenta il 9 ott. 1819 e morto a Padova il 16 giugno 1885, era stato educato dal C., essendo rimasto orfano in tenerissima età. Nel 1848, contro la volontà del C., si era arruolato nella Compagnia della morte, e aveva partecipato alla difesa di Vicenza contro gli Austriaci. Nel 1865 intervenne a favore del C. contro un articolo del Tempo di Trieste che si faceva portavoce delle accuse, di parte liberale e della emigrazione politica, di austriacantismo e di clericalismo temporalistico. Alla morte del C. si trovò erede del grosso del patrimonio, valutato allora 24 milioni di lire e che già dal maggio '66 amministrava come mandatario. Unì così alle proprietà personali di Villafranca Padovana i vasti possedimenti dello zio, ed assunse l'incarico di esattore provinciale. Diede allora inizio ad imponenti opere d'irrigazione nella zona di Piazzola, introdusse attrezzature meccaniche nella lavorazione delle sue terre a Stienta, Legnaro e Montruglio, e soprattutto s'impegnò a restaurare con magnificenza la villa di Piazzola, dove per sedici anni lavorarono muratori ed artisti come l'affrescatore D. Torti, i pittori F. Zonaro e M. Moro, e lo scultore L. Ceccon (cfr. P. Camerini, pp. 336-462 passim; G. Mazzotti, Palladian and other Venetian Villas, Roma 1966, ad Indicem). Realizzò poi nel '72 il Collegio dei Discoli in Padova, voluto dallo zio, che nel '76venne ampliato col lascito del can. F. Rossi, e durante la carestia del '74versò notevoli somme di denaro ai fornai perché vendessero a buon prezzo il pane ai poveri. A Piazzola diede vita a un filatoio di seta e nel '77 eresse davanti al palazzo Contarini un mausoleo in onore dello zio Silvestro, che volle raffigurato in un gruppo statuario, opera di G. Duprè, circondato dalle allegorie della Carità e della Beneficenza. Nel 1877fu portato candidato alle elezioni amministrative dall'Associazione costituzionale (moderata), e poco dopo eletto presidente onorario della Società di mutuo soccorso per artigiani, negozianti e professionisti. Al comune di Padova fece dono d'un convitto, lascito poi tramutato, con ulteriore spesa, nell'erezione d'un padiglione ospedaliero per tubercolotici.
Fonti e Bibl.: Carte segrete e atti ufficiali dellapolizia austriaca in Italia dal 4 giugno 1814 al 22 marzo 1848, Capolago1851, II, pp. 39 s.; L. Basso, Sulla tomba di Giovanni Camerini, l'inconsolabile amico, Padova 1825; Cenni biogr. intorno al conte duca cav. comm. S. C., Padova 1866; M. Lessona, Volere è potere, Firenze 1873, pp. 256-259; F. Frizzerin, Nella solenne inaug.del monumento in Piazzola sul Brenta che ad onoredel duca S. C. eresse il grato nepote co. L. Camerini, Padova 1877; Id., Comparsa conclusiva incausa civile e processo sommario promossa in gradodi appello dal co. L. Camerini di Padova controla R. Ammin. del culto residente in Roma, Padova 1877; G. Duprè, Ricordi autobiografici, Firenze 1879, pp. 120 ss., 418; In memoriam-co. L. Camerini, Padova 1885; P. Camerini, Piazzola, Milano 1925, pp. 398 ss., 415-24, 427-34; O. Diversi, S. C., il colosso degli appaltatori delle opere idrauliche, in La Pié, XXXII (1963), 6, pp. 261 s.; G. Toffanin jr., Piccoloschedario padovano, Padova 1967, pp. 26, 88; G. Monteleone, Economiae politica nel Padovano dopo l'unità (1866-1900), in Miscellanea di studi e memorie, XIII, Venezia 1971, pp. 22, 38, 86, 152; O. Diversi, Il territorio diCastelbolognese, Imola 1972, pp. 310-315; A. M. Scarpa, L'atteggiamento del clero clodiense nel periodo 1850-1870, in Cattolici e liberali veneti difronte al problema temporalistico, e alla questioneromana, in Atti del II Convegno di studi risorgimentali (Vicenza 1970), Vicenza 1972, p. 233; A. Stella, Spunti di rinnovamento religioso nell'antitemporalismo risorg. padovano, ibid., p. 258 nota.