BUOSI, Silvestro (Stefano)
Nacque nella seconda metà del sec. XV in Val Lamone. La sua famiglia era abbastanza ragguardevole, come ci testimonia il vivo interessamento dimostrato dai Dieci della guerra nei riguardi del B., ed era in aperto contrasto con un'altra famiglia di Val Lamone, quella dei Naldi. Educatosi fin da giovane all'esercizio delle armi, il B. entrò ben presto nei ruoli delle truppe fiorentine.
L'occasione di mettersi in mostra gli fu fornita dalla spedizione contro Cesare Borgia. Nel 1502 la situazione europea si presentò favorevole ai piani del Valentino: il re di Francia aveva bisogno dell'aiuto del papa per i contrasti che nascevano con la Spagna; il duca di Ferrara era entrato nell'orbita dei Borgia grazie al matrimonio con Lucrezia; Venezia si trovava in una situazione grave a causa dei Turchi. Il Valentino, quindi, apprestati grandi armamenti, ne approfittò per marciare contro Giulio Cesare Varano, signore di Camerino, piombando poi in seguito a tradimento sul Ducato di Urbino, necessario al Borgia per dominare la Romagna. Firenze, già impegnata nella guerra contro Pisa, godeva della protezione francese, per cui il Valentino decise di non assalirla direttamente, ma permise che contro di lei operasse Vitellozzo Vitelli, che occupò la Val di Chiana e promosse la ribellione di Arezzo.
Il B. faceva parte del contingente di truppe che Firenze oppose al Borgia. Mentre però si trovava ad Anghiari e si dedicava per conto della Signoria fiorentina alla difesa di quella cittadina, cadde prigioniero.
Il 25 ott. 1502 i Dieci della guerra scrissero al Machiavelli, che insieme con F. Soderini era stato inviato al campo del Valentino in Romagna, di aver avuto notizia che uno dei Buosi di Val Lamone, "e quali ci sono sempre suti buoni amici et vicini", era stato fatto prigioniero ed invitavano il Machiavelli ad adoperarsi per la sua liberazione. Nello stesso giorno però i Dieci inviavano un altro dispaccio al Machiavelli per specificare che si trattava proprio dello stesso Silvestro Buosi, che aveva dato già nell'estate precedente prova della sua fedeltà a Firenze.
I Dieci stessi ci forniscono notizie sulla prigionia del B., che, su istanza di Luigi di Naldo, appartenente alla famiglia di Val Lamone, era stato condotto al campo del Borgia e che al momento si trovava rinchiuso nella rocca di Forlì gravemente ammalato. I Dieci quindi raccomandavano al Machiavelli di adoperarsi in favore del B., a cui volevano dimostrare riconoscenza per la sua fedeltà. Il 27ottobre il Machiavelli rispose ai Dieci di aver immediatamente perorato la causa del B. presso il Borgia, il quale gli aveva risposto testualmente: "E tuoi signori vorrieno che questo si liberassi perché era loro amico; e io rispondo che tutti e miei sudditi sono loro amici e servitori, e debbono amare più li assai de' miei che riceverebbero danno per la sua liberazione che questo solo: basti questo, che non riceverà lesione alcuna, e quando senza scandolo del paese mio si possa liberarlo, e si farà molto volentieri per loro amore".
Ricevuta tale risposta, i Dieci si ritennero soddisfatti e l'8 dicembre scrissero al Machiavelli un dispaccio che riguardava unicamente le sorti del B.: asserirono che la risposta data dal Borgia non aveva tolto loro del tutto la speranza di una sua liberazione, e che d'altro canto la famiglia Buosi faceva loro continue istanze perché intervenissero per la sua liberazione, preoccupata soprattutto per il cattivo stato di salute del loro congiunto e disposta, pur di liberarlo, a fornire ostaggi e denaro. Dieci giorni più tardi il Machiavelli rispose di essere intervenuto immediatamente in favore del B. presso il Borgia, il quale aveva risposto di aver salvato la vita al B. contro la volontà della famiglia Naldi, ma che alla sua liberazione si opponeva Luigi Naldi. Il Borgia consigliava quindi i Dieci a trovare il modo per vincere la resistenza di questa famiglia; egli non avrebbe avuto poi difficoltà a liberare il Buosi. Dopo questo dispaccio del Machiavelli non abbiamo più notizie del Buosi. Possiamo supporre quindi che sia morto dopo poco.
Fonti e Bibl.: N. Machiavelli, Legazioni e commissarie, a cura di S. Bertelli, Milano 1964, I, pp. 389 s., 392, 475, 491; G. Alvisi, Cesare Borgia,duca di Romagna, Imola 1878, p. 427