BOITO, Silvestro
Nacque a Polpet (Belluno) il 30 luglio del 1802 da Silvestro e Angela Menegàz. Priva di fondamento appare l'affermazione del Barbiera secondo la quale i genitori esercitavano il mestiere di "zattèri" (conduttori di zattere). Certo è che il padre del B. apparteneva a famiglia di antica origine contadina. La maggior parte delle notizie sul B. sono ricavabili da un gruppo di lettere utilizzate in parte da P. Nardi per la biografia di Arrigo Boito: da esse risultano anche sue opere oggi irreperibili.
Poco più che diciottenne è a Padova, dove rimane fino al 1822, affermandosì come ritrattista, probabilmente già come miniaturista. Seguono tre anni di soggiorno a Vienna (dove conosce o rinsalda l'amicizia con Ippolito Caffi), nel corso dei quali il pittore lavora con discreto successo; "sono reputato" afferma "come uno dei buoni ritrattisti e per le fisionomie uno dei migliori" (lettera del 25 luglio 1824). Nella capitale austriaca il B. ritorna nel 1828, dopo un soggiorno a Padova interrotto da viaggi a Firenze e Venezia, e di nuovo da Venezia (1835), quando vi conosce la contessa polacca Giuseppina Radolinska, che sposerà nel maggio 1836 a Firenze. Dal matrimonio, al quale il B. fu soprattutto spinto da necessità economiche (le lettere testimoniano di una situazione finanziaria precaria), nasce a Roma il 30 ottobre dello stesso anno il primogenito Camillo. A Roma il B. si era recato, assieme agli altri bellunesi Caffi e Paoletti, verosimilmente per ottenere dal pontefice regnante, il concittadino Gregorio XVI, qualche possibilità di lavoro e in effetti, dipinse più d'un ritratto del papa e ne ottenne il cavalierato di S. Gregorio Magno. Il soggiorno romano non si prolungò tuttavia a lungo: spinto probabilmente da motivi contingenti ma anche da un'inquietudine chiaramente nevrotica, il pittore viaggiò in Italia (Napoli, Firenze), si recò in Polonia e, dopo un lungo soggiorno a Padova (dove il 24 febbr. 1842 nacque il secondogenito Arrigo), si stabilì con la famiglia a Venezia. Vi restò almeno fino all'insurrezione del 1848, alla quale partecipò come capo-battaglione della guardia nazionale. Poco dopo (estate 1851) la moglie è in Polonia, i figli a Venezia, mentre del B. mancano notizie precise. I coniugi Boito, da tempo in disaccordo, non si riuniranno più e il B. preferirà vivere da solo senza cercare di comporre il dissidio e rivedere i figli. Alla separazione e alle scarse notizie sugli ultimi anni risale probabilmente la notizia della morte del B. nel 1852 (Thieme-Becker e, recentemente, Da Borso): in realtà dal certificato di morte risulta che morì a Montagnana il 22 ag. 1856.
Sta di fatto, ad ogni modo, che gli ultimi anni sono i più oscuri della vita del pittore, che peraltro non ha interessato gli studiosi, ad eccezione del Nardi; a riprova di ciò si può ricordare che nel necrologio di Camillo Boito, negli Atti e Mem. dell'Acc. di S. Luca (Roma 1915, p. 196), il B. era definito "mosaicista".
Scarsissime quindi le notizie sulle opere. Anche qui la ricognizione più approfondita fu compiuta dal Nardi che dovette, tuttavia, riconoscere di aver potuto vedere pochi lavori del B.: una pagina d'albo con il ritratto di Tebaldo Caffi (già in possesso dell'ultimo cameriere d'Arrigo Boito, Pietro Gatti), un ritratto a matita di Giuseppe Alpago, uno a penna di Gregorio XVI (di essi il Nardi non precisa la collocazione), un ritratto miniato di Giuseppe Alpago, uno di Paolo Alpago, uno di Giardino Da Borso (di proprietà di Alessandro Da Borso) e un altro rappresentante Gregorio XVI col vescovo Zuppani (propr. famiglia Zuppani).
Le migliori di queste opere, il ritratto miniato di Giuseppe Alpago o quello di Giardino Da Borso, non testimoniano doti artistiche eccezionali, ma si inseriscono dignitosamente nella ritrattistica romantica italiana del primo '800, mentre sono da segnalare le non comuni doti di abilità manuale che le contraddistinguono.
Accanto al ritratto il B. coltivò inoltre, sempre da miniaturista, il quadro sacro (La Sacra Famiglia da Raffaello esposta all'Accademia viennese nel 1828); appartiene anzi a questo genere il solo dipinto di dimensioni maggiori, che attualmente si conosce di lui: Gesù Cristo che cade sotto la croce (chiesa arcipretale di Cadola).
Bibl.: R. Volpe, I pittori bellunesi, Belluno 1892, p. 13; E. Leisching, Die Bildnisminiatur, in Oesterreich..., Wien 1907, p. 229; R. Barbiera, I parenti,la veglia d'armie l'arte di ArrigoBoito, in Nella Gloria e nell'Ombra. Immagini e memoriedell'800, Milano 1926, pp. 43 s.; P. Nardi, Vita di Arrigo Boito, Milano 1942, pp. 22-30, 32-35, 40; A. Da Borso, Pittori bellunesi, in Archivio storico di Belluno,Feltre e Cadore, XXXIX (1968), 183, p. 55; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, IV, p. 234.