PICERLI , Silverio
PICERLI (Picellius), Silverio. – Nacque nella prima metà degli anni Ottanta del Cinquecento a Poggio Fidoni, oggi frazione di Rieti, situata sui rilievi a sud-est del capoluogo.
L’individuazione del luogo si deve al necrologio redatto da Francesco Maria Nicolini (Accademia serafica, ripreso in Spila, 1890; cfr. anche Brucchietti, 2005, pp. 55 s.; Beretta, 2008, p. VIII). Picerli «professò il Francescano Istituto nella nostra Provincia Riformata Romana nel convento di Fontecolombo, il 13 agosto 1601» (Colarieti, 1860, p. 157; Luigi da Rieti, 1888): professione emessa in età di almeno 16 anni. Prima delle ricerche di Brucchietti il frate era noto solo per quanto si ricava dai suoi due trattati, Specchio primo di musica, nel quale si vede chiaro non sol il vero, facile e breve modo d’imparar di cantare di canto figurato e fermo… (Napoli 1630) e Specchio secondo, nel quale si vede chiaro il vero e facil modo di comporre di canto figurato e fermo, di fare con nuove regole ogni sorte di contrapunti e canoni, di formar li toni di tutt’i generi di musica reale e finta ... (Napoli 1631), dove appare come teologo dei Minori Osservanti riformati. Il necrologio lo rivela «dottissimo e versatissimo in molte scienze, specialmente nella Sagra Teologia Scolastica, Mistica e Morale, che lesse molti anni con gran lode». Fu «più volte guardiano de’ conventi di Roma, procuratore generale di corte delle riforme [dopo il 1622], custode, diffinitore, vicario provinciale, commissario visitatore in altre province», oltre che «predicatore e confessore fruttuosissimo» tra la nobiltà romana e i cardinali.
Picerli fu a Napoli già intorno al 1627-28, guardiano nel regio convento di S. Maria Maddalena (Specchio primo, imprimatur), per passare poi in quello di S. Chiara verso il 1631 (Specchio secondo, dedicatoria). Dopo questa data tornò a Roma (Allacci, 1633), indi soggiornò nel convento reatino di S. Antonio a Monte. Trascorse gli ultimi anni a Roma, dove pubblicò un trattato di teologia scolastica dedicato da S. Francesco a Ripa (Formalitatum tractatulus ad mentem doctoris angelici & subtilis confectus..., Roma 1655). In un documento ivi stilato il 18 dicembre 1657 (Auda, 1669, p. 650) risulta vicario generale.
Dopo tale data dovette peggiorare la «gravissima infermità» che lo condusse a morte il 1° febbraio 1662 (Nicolini, Accademia serafica, c. 257v).
Il necrologio descrive Picerli come «grand’amatore di Lettere e Letterati» (ibid., c. 258r); nulla si apprende, invece, circa la sua formazione musicale, che però gli Specchi mostrano essere salda, fondata sulla conoscenza dei migliori teorici coevi. Sappiamo solo che «stanziando in Napoli [...], applicò profondamente alla musica, tanto addentro toccando i segreti dell’arte che pervenne a formarsi un più pronto e più adeguato metodo d’istruzione» (Colarieti, 1860, p. 157). I due Specchi – entrambi dedicati al vescovo di Napoli, il cardinale Francesco Boncompagni – fanno spicco nella stagione di più intenso sviluppo della trattatistica musicale a Napoli, sostenuta dall’episcopato locale anche in prospettiva controriformistica (cfr. Fabris, 1987, p. 420). Nella lettera anteposta allo Specchio primo Picerli evoca i propri profondi studi musicali, lamentando di non averne potuto fare l’uso desiderato, «non me lo permettendo il mio Instituto»: l’allusione è alle rigorose proibizioni vigenti tra gli Osservanti circa i canti fratti e figurati e l’organo, ancora ribadite nel capitolo del 1621 e nelle Constitutiones del 1642 (rispettivamente in Chronologia, 1650, p. 608; 1718, pp. 28 s.). L’attività musicale in S. Chiara dovette quindi creare non poco imbarazzo, suscitando la pronuncia di uno specifico ammonimento indirizzato al guardiano dalla congregazione dei regolari il 30 giugno 1627, testo poi entrato nella giurisprudenza dell’Ordine: «essendosi inteso che in cotesto Monastero di S. Chiara e della Maddalena vi sia molte volte contravenuto al Decreto generale [...] mi hanno ordinato questi miei Signori di scrivere a voi, che vi guardiate molto bene di tolerar più simili mancamenti, prohibendo alle Monache che [...] facciano dette musiche» (Auda, 1669, pp. 101 s.). Gli Specchi dovettero circolare ampiamente a penna – lo testimonia Juan de San Antonio (1733), che li lesse a Madrid –, ma pare probabile che solo il potente sostegno del dedicatario ne consentisse la pubblicazione. Un Terzo specchio («della Theorica e numeri, ond’essa [musica] ha origine»), già annunciato nel 1630 e autorizzato nell’imprimatur del 1631, dovette rimanere inedito (Girolamo Chiti è l’unico a farne memoria; cfr. Gmeinwieser, 1968).
Nel panorama teorico coevo, il pregio eminente di queste opere – l’una dedicata all’alfabetizzazione musicale e l’altra specificamente alla composizione e al contrappunto – consiste nella lineare chiarezza, perseguita con metodo elaborando tavole e schemi che valsero all’autore una vasta e durevole notorietà: da esse attinsero Athanasius Kircher per creare la più nota Tabula mirifica (Musurgia universalis, Roma 1650, p. 363) e il citato Chiti, mentre l’influenza degli Specchi si riscontra nelle trattazioni di Lorenzo Penna, Giovanni Maria Bononcini, Angelo Berardi e Giuseppe Ottavio Pitoni.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio di S. Francesco a Ripa, ms. 16: F.M. Nicolini da Collamato, Accademia serafica: vite di molti Servi di Dio della Riformata provincia Romana dal 1537 al 1688 (sec. XVII), cc. 257v-259r; ms. 11: Ludovico da Modena, Serie degli uomini illustri in dignità ecclesiastiche della provincia Riformata Romana (sec. XVIII), p. 252; Bologna, Museo della musica, ms. E.12: G. Chiti, Notizie cavate dallo Specchio di musica di Fra S. P.; L. Allacci, Apes Urbanae, sive de viris illustribus, qui ab anno 1630 per totum 1632 Romae adfuerunt, Roma 1633, p. 234; Chronologia historico-legalis Seraphici Ordinis fratrum Minorum ... usque ad annum 1633 ..., [a cura di Michelangelo da Napoli], Napoli 1650, p. 608; A. Auda da Lantosca, Theatrum regularium, Roma 1669, pp. 101 s., 650; Chronologia historico-legalis Seraphici Ordinis ab anno 1633 usque ad annum 1718, [a cura di Giulio da Venezia], Venezia 1718, pp. 28 s.; J. de San Antonio, Bibliotheca universa franciscana, Madrid 1733, III, p. 89.
A. Colarieti, Degli uomini più distinti di Rieti per lettere ed arti, Rieti 1860, pp. 157-159; Luigi da Rieti, Padre Silverio da Poggio Fidone, in Glorie del serafico padre s. Francesco nell’Alma Provincia Riformata Romana, Segni 1888, p. 70; B. Spila da Subiaco, Memorie storiche della Provincia Riformata Romana, I, Roma 1890, p. 599; III, Milano 1896, pp. 42 s.; S. Gmeinwieser, Girolamo Chiti (1679-1759). Eine Untersuchung zur Kirchenmusik in S. Giovanni in Laterano, Regensburg 1968, p. 113; U. Scharlau, Athanasius Kircher (1601-1680) als Musikschriftsteller, Marburg 1969, pp. 199, 314, 332; D. Fabris, Generi e fonti della musica sacra a Napoli nel Seicento, in La musica a Napoli durante il Seicento, a cura di D.A. D’Alessandro - A. Ziino, Roma 1987, pp. 419 s.; A. Ziino, La policoralità in alcuni teorici italiani del Seicento, in La policoralità in Italia nei secoli XVI e XVII, a cura di G. Donato, Roma 1987, pp. 120, 122-125, 128 s.; R. Groth, Italienische Musiktheorie im 17. Jahrhundert, in Italienische Musiktheorie im 16. und 17. Jahrhundert. Antikenrezeption und Satzlehre, a cura di F. Zaminer, Darmstadt 1989, pp. 311, 318, 321, 330, 332 s., 336-338, 340, 342, 345, 354, 358, 373; G. Gerbino, Gli arcani più profondi dell’arte. Presupposti teorici e culturali dell’artificio canonico nei secoli XVI e XVII, in Il Saggiatore musicale, II (1995), pp. 207, 211, 224, 227 s., 230; P.M. Walker, Theories of fugue from the age of Josquin to the age of Bach, Rochester 2000, pp. 129 s.; F. Wiering, The language of the modes. Studies in the history of polyphonic modality, New York 2001, pp. 189, 233; The New Grove of music and musicians (ed. 2001), XIX, pp. 717; L. Brucchietti, La vita e le opere di S. P., in Id., Svaghi di un erudito di provincia, Rieti 2005, pp. 53-68; Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XIII, 2005, coll. 544 s.; O. Beretta, Introduzione, in S. Picerli, Specchio primo di musica (1630). Specchio secondo di musica (1631), rist. anastatica a cura di O. Beretta, Lucca 2008, pp. I-XXXII; L. Wuidar, Canons énigmes et hiéroglyphes musicaux dans l’Italie du 17e siècle, Bruxelles 2008, p. 105.