Pampanini, Silvana
Attrice cinematografica, nata a Roma il 25 settembre 1925. Bruna, sensuale, di vistosa bellezza, è stata la prima diva maggiorata amata dagli italiani del dopoguerra, la più popolare di un cinema comico mediocre ma vitale, interpretato dai grandi talenti della rivista. Pur non apprezzata dalla critica, la P. ha rappresentato un 'non oscuro' oggetto di desiderio, come la canzonettista che fa girare la testa al protagonista, ossia Totò in 47 morto che parla (1950) di Carlo Ludovico Bragaglia o la bella ragazza di Bellezze in bicicletta (1951) di Carlo Campogalliani, con Delia Scala.
Dopo aver studiato canto, pianoforte e danza, partecipò a ventuno anni al concorso di miss Italia a Stresa, risultandone la vincitrice morale. Appassionata di musica (nel 1958 avrebbe diretto il documentario omonimo su Giuseppe Verdi), la P. iniziò la carriera decisa a diventare soprano, come la sua più celebre zia Rosetta. Ma il cinema la notò subito e la fece debuttare in un curioso film dai toni biblici sul pericolo atomico, L'Apocalisse (1947) di Giuseppe Maria Scotese. Nello stesso anno passò a film più consoni al suo fisico prorompente, come Il segreto di Don Giovanni di Camillo Mastrocinque, dove esibisce le sue doti canore accanto al divo della lirica Gino Bechi e alla sua rivale Gina Lollobrigida. Tra il 1949 e il 1951 partecipò ad alcuni film di varietà caratteristici dell'epoca, da I pompieri di Viggiù (1949) di Mario Mattoli a La bisarca (1950) di Giorgio C. Simonelli, da È arrivato il cavaliere! di Mario Monicelli e Steno, con Tino Scotti, e L'inafferrabile 12 sempre di Mattoli, entrambi del 1950, a O.K. Nerone (1951) di Mario Soldati, con Walter Chiari, fino a Io sono il Capataz (1951) di Simonelli, con Renato Rascel.Ma fu nel 1952 che la P. si mise in luce in Processo alla città di Luigi Zampa, giallo napoletano d'inizio secolo, sebbene il film che la lanciò come sex symbol in grado di esprimere le sue capacità brillanti fu La presidentessa (1952) diretto da Pietro Germi e tratto da una pochade di M. Hennequin e P. Veber. Nel 1953 Un marito per Anna Zaccheo di Giuseppe De Santis ne rivelò le doti drammatiche, tanto che qualche anno più tardi con lo stesso regista recitò in Cesta duga godinu dana (1958; La strada lunga un anno), girato in Iugoslavia. Inserita nel contesto di un cinema popolare ma non volgare, interprete anche di melodrammi come Vortice (1953) e Schiava del peccato (1954), entrambi di Raffaello Matarazzo, volto ideale per personaggi di donne veraci, la P. recitò con Vittorio De Sica in Il matrimonio (1954) di Antonio Petrucci, nel 1955 con Alberto Sordi in La bella di Roma di Luigi Comencini, e con Totò e De Sica in Racconti romani di Gianni Franciolini, tratto da A. Moravia.
In una seconda fase della sua carriera, compresa tra Il gaucho (1964) di Dino Risi e la partecipazione, anni dopo, al film di Sordi Il tassinaro (1983) e a Tiburzi (1996) di Paolo Benvenuti, ha notevolmente diradato i suoi impegni cinematografici ed è apparsa invece spesso in programmi televisivi, tra cui lo sceneggiato Il candidato (1971), da G. Flaubert, per la regia di Maurizio Scaparro e, nel 1998, la miniserie Tre stelle diretta da Pier Francesco Pingitore.Testimone, con i suoi numerosi film, di un periodo della storia del cinema italiano nazional-popolare, la P. ha voluto raccontare per lasciare traccia, questa esperienza nel suo libro autobiografico Scandalosamente perbene (1996).