Uomo politico brasiliano (n. Caetés, Pernambuco, 1945). Iniziò molto presto (1966) a interessarsi ad attività sindacali nella fabbrica in cui lavorava. Eletto presidente delle associazioni dei lavoratori dell'acciaio di São Bernardo do Campo e Diadema (1978), riuscì, nonostante l'ostilità della dittatura militare, a organizzare grandi scioperi, per i quali fu incarcerato per un breve periodo. Insieme a professori universitari, dirigenti sindacali e intellettuali, fondò (1980) il Partido dos trabalhadores (PT), di orientamento progressista, e promosse la nascita (1983) dell'associazione sindacale Central única dos trabalhadores (CUT). Dopo aver ottenuto un seggio al Congresso brasiliano (1986), S. partecipò in seno al PT alla redazione della nuova costituzione, riuscendo a inserirvi forti garanzie per i diritti dei lavoratori. Nelle consultazioni del 1989, le prime a elezione diretta del presidente del Brasile dopo 29 anni di dittatura, S., che si era candidato, venne sconfitto da F. Collor de Mello, poi deposto nel 1992 a seguito di una serie di scandali legati a finanziamenti pubblici. Nuovamente candidato alla presidenza, S. venne superato da F. H. Cardoso sia nel 1994 sia nel 1998. Dopo aver vinto il ballottaggio nelle elezioni del 2002 contro J. Serra, esponente del Partido da social democracia brasileira (PSDB), S. ha assunto la carica di presidente, riconfermata nelle successive consultazioni (2006), subentrandogli nel 2010 la candidata del PT D. Rousseff. La sua amministrazione ha promosso un programma di riforme sociali che, seppure limitato dalle politiche di risanamento finanziario contestualmente avviate, ha permesso al Paese di fare enormi passi avanti. Sul piano industriale è stata realizzata una politica di forti incentivi fiscali per le imprese che sviluppano innovazioni tecnologiche e di ingenti investimenti statali nel settore delle infrastrutture; in politica estera il presidente ha rilanciato il ruolo regionale del Paese intensificandone l'azione nei forum multilaterali, nei gruppi formati dalle medie potenze e alle Nazioni Unite candidandolo ad assumere la leadership indiscussa dell'area. Coinvolto nel 2016 nello scandalo Petrobras - uno dei numerosi che hanno colpito la sua presidenza e il PT - e indagato per corruzione, riciclaggio e falso ideologico, nel mese di marzo l'uomo politico è stato scelto da Rousseff come ministro della Casa civile, ciò che gli avrebbe garantito l'immunità spettante ai membri governativi, ma la nomina è stata sospesa dalla sentenza di un giudice. Condannato nel luglio 2017 a 12 anni di carcere per corruzione e riciclaggio, nell'aprile dell'anno successivo l'ex presidente è stato arrestato; ciò nonostante, nell'agosto 2018 ha presentato la sua candidatura alle presidenziali previste per l'ottobre successivo, respinta dal Tribunale superiore elettorale. Nel marzo 2021 la Corte suprema ha annullato la condanna, consentendo all'uomo politico di ricandidarsi alle elezioni tenutesi nell'ottobre 2022, alle quali ha ottenuto il 48,4% dei consensi contro il 43,7% aggiudicatosi dal presidente uscente J.M. Bolsonaro, che ha sconfitto al ballottaggio ottenendo il 50,9% dei consensi e assumendo nel gennaio 2023 il terzo mandato presidenziale. A pochi giorni dall'entrata in carica del nuovo governo, sostenitori di Bolsonaro hanno assaltato il palazzo presidenziale, il Congresso e la sede del Tribunale supremo a Brasilia, respinti solo dopo varie ore da un intervento del governo federale.