sillepsi
La sillepsi (o sillessi, dal gr. sýllēpsis «il prendere insieme», calcato in lat. con conceptio) designa un insieme di figure retoriche variamente denominate nella tradizione retorica classica (➔ retorica).
In una prima accezione, la sillepsi viene identificata con lo zeugma (cfr. Mortara Garavelli 1988: 226-227), figura di parola in cui un elemento della frase è riferito a più elementi a esso collegati sintatticamente e semanticamente. Lausberg (1969: § 322) distingue tra zeugma senza complicazione e zeugma complicato. Il primo è la figura nella quale il «membro estromesso» (ad es. un verbo che regge più soggetti) è comune in uguale maniera a tutti i membri coordinati: come tale, questo schema non viene nemmeno percepito come «figura». In questa forma, lo zeugma è fenomeno ricorrente nella lingua d’uso e in quella letteraria, ed è altrimenti rubricato come ellissi cotestuale (Mortara Garavelli 1988: 227):
(1) In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
(Dante, Par. XXXIII, 19-20)
(2) Marco ha ordinato una fiorentina, Mauro un piatto di spaghetti, Carlo una tagliata di vitello
Lo zeugma complicato può declinarsi come zeugma complicato sintatticamente o semanticamente. Nel primo caso, il membro estromesso non si adatta sintatticamente a tutti i membri coordinati. Questo genere di sconcordanza sintattica ha una larga diffusione nella lingua letteraria:
(3) Per lo quale fu da molte immondizie purgata la città [...] e vietato l’entrarvi [...] e molti consigli dati (Boccaccio, Dec. I, Introduzione)
(4) Come fu Ciro, Cesare e Alessandro (Niccolò Machiavelli, Il Principe XVI)
(5) Restava dopo questo principio a Severo dua difficoltà (ivi, XIX)
(6) I giuramenti e le promesse vanno
dai venti in aria disipate e sparse
(Ludovico Ariosto, Orlando furioso X, ottava 6, vv. 1-2)
(7) E mai ci aveva pensato, ora improvvisamente (Leonardo Sciascia, Il cavaliere e la morte)
Una seconda variante dello zeugma complicato sintatticamente è quella in cui i membri coordinati («non estromessi») sono diversi fra loro (Lausberg 1969: § 324), ad es. sono coordinati un elemento nominale e una proposizione:
(8) Del qual peccato niuno è più abominevole né che peggio stia ad un gentiluomo (Giovanni Della Casa, Il Galateo)
(9) Scriver bene può intendersi in due maniere, cioè scrivere elegantemente o vero carattere ben formato (Alessandro Tassoni, Lettere)
(10) Lo stesso diremo dell’aria e che ella nel dilatarsi occupi 173 spazi (Lorenzo Magalotti, Saggi di naturali esperienze)
oppure vengono coordinati una frase di modo esplicito e una di modo implicito:
(11) Il termine e misura del far ridere mordendo bisogna ancor esser diligentemente considerato, e chi sia quello che si morde (Baldassarre Castiglione, Il libro del Cortegiano II, 46)
(12) Si ricordava con quanta infamia fusse asceso al pontificato e averlo continuamente amministrato (Francesco Guicciardini, Storie d’Italia I, 17)
Nello zeugma complicato semanticamente, il membro estromesso non si adatta semanticamente a tutti i membri coordinati. Ne riportiamo alcuni esempi danteschi (13-14, tratti da Tateo 19842):
(13) Parlare e lagrimar vedrai insieme (Inf. XXXIII, 9)
(14) Così fec’io con atto e con parola (Par. III, 94)
In una seconda variante, lo zeugma semantico insiste sulla polisemia del membro estromesso: i membri coordinati che ne dipendono sfruttano le sue diverse accezioni. In questa variante, la figura si sovrappone all’➔anfibologia. Negli esempi che seguono (15 e 16 danteschi, da Tateo 19842; 17 di Racine, citato in Ducrot & Todorov 1972; 18 di Hugo), la parola sottolineata cumula almeno due sfumature di significato differenti:
(15) Fuori sgorgando lagrime e sospiri (Purg. XXXI, 20)
(16) Rispondi a me che ’n sete e ’n foco ardo (Purg. XXVI, 18)
(17) Je souffre ... brûlé de plus de feux que je n’en allumai
«Io soffro ... arso da più fuochi di quanti non ne abbia accesi»
(Jean Racine, Andromaque I, 4)
(18) Vêtu de probité candide et de lin blanc
«vestito di candida probità e di lino bianco»
(Victor Hugo, Booz endormi)
In (19) il verbo essere cumula in un’unica occorrenza due valori differenti, di appartenenza e di identificazione («chiamarsi»):
(19) Fui cristiano e Cacciaguida (Par. XV, 135)
In (20) e (21) (tratti da Ellero 1997) il sintagma reggente condensa sincreticamente accezioni differenti: concreta e astratta (20), morale e grammaticale (21: qui con la concomitante polisemia di seguire):
(20) Aveva diciotto anni scarsi, un impermeabile chiaro, un cinturone da ufficiale e scarpe da montagna nuove con bei lacci colorati (Beppe Fenoglio, I ventitré giorni della città di Alba)
(21) La moglie ha il dovere di seguire il marito, l’aggettivo il nome (Alberto Savinio, Il pio Enea).
In alcuni repertori viene praticata la distinzione tra zeugma (in quanto figura grammaticale e specificamente sintattica) e sillepsi (quello che è qui esemplificato come zeugma complicato semanticamente). Così ad es., Dubois (1979: ad vocem «sillessi»): «Quando la concordanza delle parole nel genere e nel numero non avviene in relazione alla grammatica, ma al senso, si parla di sillessi [...]. Ugualmente, si parlerà di sillessi quando un termine è usato in senso proprio e figurato in una stessa frase».
Sembra tuttavia prevalere l’uso di sillessi come categoria generale, che comprende lo zeugma come una sua specie, cui vanno aggiunti altri procedimenti di dettaglio. Se ne dà di seguito un elenco (esempi da Mortara Garavelli 1988: 133; Beccaria 1989: ad vocem «sillessi»):
(a) la concordanza a senso (➔ accordo), che rientra anche tra le varianti dell’➔ipallage (cui si rinvia per l’esemplificazione);
(b) la diafora (o sillepsi oratoria), ovvero la ripetizione di una parola, tale per cui la seconda occorrenza risulta semanticamente più carica per il cumulo di sensi aggiuntivi che esprime (esempi da Mortara Garavelli 1988: 215):
(22) un padre è sempre un padre
(23) la mattina seguente Don Rodrigo si destò Don Rodrigo (Alessandro Manzoni, I promessi sposi, VII)
(c) i doppi sensi e vari tipi di paronomasia;
(d) i procedimenti dell’➔ellissi.
Secondo il Gruppo μ (19913) rientrano nella categoria della sillessi anche gli scambi di persona. Esemplifichiamo i seguenti usi:
(a) uso della terza persona al posto della prima per indicare chi parla (24) o chi ascolta (25):
(24) Cesare in gran fretta partì da Roma a marce forzate
(25) il signore si può accomodare
(b) uso della seconda persona con valore impersonale (es. da Mortara Garavelli 1988: 298):
(26) ed a quel suon diresti
che il cor si riconforta
(Giacomo Leopardi, “Il sabato del villaggio”)
(c) uso della persona plurale in luogo della forma singolare nei plurali maiestatis (➔ plurale maiestatis) (27), di modestia (28), didattico (29: esempi da Serianni 19912: 245-246):
(27) Un esemplare del testo del Codice civile, firmato da Noi [il Re] (da un Regio decreto del 1942)
(28) E, per dir la verità, anche noi, con questo manoscritto davanti (Manzoni, I promessi sposi, XXVI)
(29) anche noi, dico, sentiamo una certa ripugnanza (ivi).
Beccaria, Gian Luigi (dir.) (1989), Dizionario di linguistica, Torino, Einaudi.
Dubois, Jean et al. (1979), Dizionario di linguistica, Bologna, Zanichelli (ed. orig. Dictionnaire de linguistique, Paris, Larousse, 1973).
Ducrot, Oswald & Todorov Tzvetan (1972), Dizionario enciclopedico delle scienze del linguaggio, Milano, ISEDI (ed. orig. Dictionnaire encyclopédique des sciences du language, Paris, Editions du Seuil, 1972).
Ellero, Paola (1997), Introduzione alla retorica, Firenze, Sansoni.
Gruppo μ (19913), Retorica generale. Le figure della comunicazione, Milano, Bompiani (1a ed. Rhétorique générale, Paris, Larousse, 1970).
Lausberg, Heinrich (1969), Elementi di retorica, Bologna, il Mulino (ed orig. Elemente der literarischen Rhetorik, München, Max Hueber Verlag, 1949).
Mortara Garavelli, Bice (1988), Manuale di retorica, Milano, Bompiani.
Serianni, Luca (19912), Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria. Suoni, forme, costrutti, con la collaborazione di Alberto Castelvecchi, Torino, UTET (1a ed. 1988).
Tateo, Francesco (19842), Zeugma, in Enciclopedia dantesca, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 6 voll., vol. 5º, ad vocem.