SILLA (L. Cornelius Sulla)
Nato nel 138 a. C., questore nel 107, console nell'88, assunse il comando della guerra contro Mitridate VI.
Passato in Oriente, conquistò e saccheggiò Atene (86) ed ottenne vittorie a Cheronea ed Orcomeno, obbligando Mitridate ad arrendersi (pace di Dardano, agosto 85). Ritornato in Italia (83), si trovò di fronte il governo di Cinna, che lo aveva dichiarato nemico pubblico, e che aveva trovato alleati i popoli italici, timorosi di venire da S. privati dei loro diritti. Trasferito il suo comando militare a Mario, S. reagì immediatamente, marciando su Roma con le sue legioni ed instaurando così la sua dittatura militare. La decisiva vittoria presso la Porta Collina (82), gli permise di dare durata illimitata alla sua dittatura, che egli assicurò anche con una legge speciale (81). Malgrado un tentativo di annullare la sua riforma legislativa, la dittatura di S. durò ancora nell'80, anno in cui volontariamente abdicò. Morì repentinamente nel 78 a. C.
Esistevano a Roma delle statue di S. (Plut., Sulla, 21), che, abbattute dal popolo, vennero fatte rialzare da Cesare (Suet., Div. Iul., 75); fra queste una equestre, stava davanti ai Rostri nel Foro (App., Bell. Civ., i, 97); un'altra, bronzea, è ricordata da Cicerone (Phil., 9, 13). Un grande simulacro fatto di incenso e cinnamo venne trasportato nei suoi funerali (Plut., Sulla, 38, 3). Plutarco soggiunge come il carattere impressionante della fisionomia di S. fosse espresso non solo dal terribile fuoco dei suoi occhi grigi, ma dall'aspetto del suo volto, disseminato di pustole rosse e bianche (donde il motto di un poeta ateniese: "S. è una mora spruzzata di farina").
Nei ritratti di S. sui denari argentei coniati da Quinto Pompeo Rufo nel 57 circa a. C. è ripetuto uno stesso tipo di uomo maturo e segaligno, dalla folta e ispida capigliatura, con frangia a ciocche divise sulla fronte, volto magro, dagli occhi incavati, naso aquilino e mento sporgente, collo magro e tendinoso. Di questo tipo fisionomico appaiono interpretazioni diverse, a seconda dei varî maestri monetari.
In uno di questi denari (Vessberg, t. xiv, 6) è un ritratto pieno di temperamento, caratterizzato dal trattamento impressionistico dell'occhio e ricco di effetto, di un'irrequietezza che tradisce l'influsso ellenistico; in altri casi (Vessberg, iv, 2-4) il ritratto si esprime con minore energia e più spiccato senso di monumentalità, con un realismo più o meno accentuato. Questi ritratti monetali, di un ventennio posteriori alla morte di S., risalgono indubbiamente ad un archetipo creato al tempo della dittatura, fra l'82 ed il 78 a.C., e che possiamo ascrivere a quel gruppo ritrattistico che si determina, sotto l'influsso della corrente ellenistica asiatica, nel primo venticinquennio dell'ultimo secolo della Repubblica. Stilisticamente, perciò, molto vicino al "Condottiero" di Tivoli (Museo Naz. Romano: v. vol. vi, fig. 842).
Nelle varie identificazioni proposte, per quanto riguarda i ritratti plastici, può essere presa in qualche considerazione solo una testa del Museo Chiaramonti (Vessberg, t. lii), che presenta somiglianze nella capigliatura e nelle forme del volto. Poco convincente l'identificazione con una testa di Venezia, Museo Archeologico (Einzelaufnahmen 2564).
Bibl.: M. A. Levi, Silla, Milano 1924; J. Carcopino, Sylla, Parigi 1931; H. Ericsson, in Eranos, XLI, 1943, p. 77 ss.; M. A. Levi, in Enc. Ital., XXXI, 1936, c. 774 ss., s. v.; H. A. Grueber, Coins of the Roman Republ. in the Brit. Mus., I, p. 484; O. Vessberg, in Acta Inst. Rom. R. Sueciae, VIII, 1941, p. 74, 129, tav. IV, 2, XIV, 6. Per l'iconografia: J. J. Bernoulli, Röm. Ikon., I, p. 86; L. Curtius, in Röm. Mitt., LVII, 1932, p. 202 ss.; R. West, Römische Porträtplastik, I, Monaco 1933, p. 37; O. Vessberg, op. cit.; B. Schweitzer, Die Bildniskunst d. römischen Republik, Lipsia 1948, p. 67.