SILISTRA (Durostorum)
Città della Bulgaria nordorientale, situata sul Danubio, sorge sulle rovine dell'antica città di Durostorum, chiamata dai Bulgari, nel Medioevo, Drăstăr. Ai suoi inizi Durostorum era una roccaforte tracia. All'epoca del dominio romano in Tracia diventò un importante centro militare del limes romano del basso Danubio. La sua importanza si accrebbe nel II sec. dell'èra volgare, quando diventò centro della XI Legione Claudia. Il piccolo centro abitato, le cosiddette canabae, sorto intorno all'accampamento militare, presto si ingrandì; l'imperatore Adriano gli diede il titolo di municipium e durante l'impero di Marco Aurelio la città veniva chiamata Municipium Aurelium Durostorum.
Posta all'incrocio di importanti arterie commerciali la città divenne centro di scambi tra i Romani ed i popoli barbari del settentrione. Come centro produttivo e commerciale Durostorum poteva rivaleggiare con molte grandi città e porti sul Mar Nero del periodo della tarda antichità. La sua popolazione, includeva occidentali e orientali; i Traci e i Daci, in parte romanizzati, in parte ellenizzati, componevano l'elemento etnico fondamentale. Durostorum ha avuto un ruolo importante nella storia delle terre nordorientali della penisola balcanica nel primo periodo cristiano. Nel IV sec. Durostorum diventa sede vescovile.
Tra i monumenti rinvenuti a S. e nei suoi dintorni, di particolare interesse sono le stele funerarie, alcuni sarcofagi con decorazione a rilievo, una statua femminile di marmo, del II sec. d. C. Notevole tra i rinvenimenti anche un elmo a maschera, di bronzo. Altri oggetti ci danno un'idea della vita economica della città a quell'epoca: recipienti di bronzo e di rame, candelabri e lampade di bronzo, arnesi di ferro ecc., del III o IV secolo.
Il monumento più importante di S. è la decorazione murale di una tomba a vòlta, appartenente alla tarda antichità, rinvenuta casualmente nell'estate del 1942 nei sobborghi a N-O della città.
La tomba è costruita in pietra e calcestruzzo, e la vòlta è di mattoni. Le sue dimensioni sono m 3,30 × 2,60, l'altezza è di m 2,30. L'entrata (cm 86 × 72) è a O, a cm 42 dal livello del pavimento della tomba, che è di mattoni (dimensioni dei mattoni: cm 42 × 36 × 5). Le pareti, le lunette e le vòlte sono riccamente decorate. I muri si dividono in undici riquadri rettangolari; quello medio della parete orientale è occupato dalla porta. Le immagini raffigurate in ogni rettangolo, e che sono undici figure in tutto e due candelieri accesi, formano una composizione simmetrica, al cui centro sta una coppia coniugale, i padroni della tomba; a lato vi sono raffigurati - quattro da una parte e quattro dall'altra - due gruppi di serve e servi, che portano ai padroni diverse vesti e oggetti per la toletta. Sopra i quadri rettangolari passa un orlo di 20 cm, in cui sono dipinte, in prospettiva, le estremità di travi fortemente sporgenti. Questo ordine di travi serve a separare la decorazione murale da quella delle lunette e della cupola. La lunetta orientale è tutta decorata di fiori, in mezzo ai quali due uccelli (con ogni probabilità colombi) bevono acqua da un recipiente; in mezzo ai fiori della lunetta della parte occidentale vi sono invece raffigurati due pavoni, a lato di un cratere.
Sullo sfondo della vòlta si stacca bene una decorazione a rete, color rosso scuro, formata da cerchi e ottagoni irregolari, ognuno dei quali ha quattro lati concavi opposti. Nei cerchi sono disegnate due circonferenze concentriche, in verde e azzurro; gli ottagoni invece, contengono diversi motivi del mondo vegetale e animale, contornati da cornici verdi, anch'esse ottagonali. La decorazione della cupola si distingue per la ricchezza e la varietà dei soggetti: vi si scorgono palme, fiori, melograni, grappoli d'uva, pavoni, anatre ed altre specie di uccelli, e infine quattro scene di caccia, in cui il cacciatore e la selvaggina sono distribuiti in ottagoni adiacenti.
Tutto il sistema della decorazione è edificato sul principio della simmetria. L'asse centrale che divide in lungo la camera mortuaria, costituisce la base, su cui è disposta simmetricamente la decorazione della cupola, delle lunette, dell'ordine di travi e delle pareti verticali. L'accento cade sulla coppia coniugale, non solo per il fatto che occupa il posto centrale, ma anche perché ha misure alquanto maggiori delle altre singole figure. Qui si può notare anche meglio che altrove, lo sforzo del pittore di dare un'impressione di profondità, ponendo le figure su due piani diversi. Per raggiungere tale effetto, il pittore ha persino posto il gruppo fuori della cornice verde; le altre figure rimangono alle spalle del gruppo, entro le rispettive cornici. L'illusione ottica di un ampliamento dello spazio è raggiunta anche dando un rilievo di volume e di prospettiva all'ordine dei travi.
Nel trattamento delle figure della coppia coniugale e dei cacciatori della cupola, l'artista si è attenuto notevolmente ai cànoni artistici dell'epoca della tetrarchia e di Costantino: corpi raccorciati, grandi teste cubiche e movimenti tozzi. Però nelle figure dei servi si nota la chiara tendenza del pittore a ritornare ai canoni classici, che esigono proporzioni più snelle, movimenti più disinvolti, visi ben modellati: fenomeno questo, caratteristico dell'arte della seconda metà del sec. IV e specialmente dell'epoca di Teodosio I. La pettinatura del primo servitore, raffigurato sulla parete settentrionale della tomba, con lo sguardo rivolto verso la clamide del suo padrone, è caratteristica delle guardie dell'imperatore, che sono di origine gotica (per esempio: Missorium di Teodosio I, vol. I, pag. 623; piedistallo dell'obelisco di Costantinopoli, vol. II, fig. 1153, ecc.). Difatti nella seconda metà del sec. IV, in Tracia c'erano moltissimi schiavi di origine gotica. Il loro numero aumentò eccezionalmente dopo il 376, quando ai Goti venne dato il permesso di trasmigrare nelle terre al di qua del basso Danubio. Gli affreschi della tomba di S. sono assai affini per stile pittorico a numerosi monumenti che risalgono alla seconda metà del sec. IV. Il già citato Missorium di Teodosio I, risale con precisione al 388: a quegli anni, pressapoco, debbono risalire anche gli affreschi della tomba di Silistra.
Bibl.: A. Frova, Pittura romana in Bulgaria, Roma 1943; D. P. Dimitrov, Die Wandmalerei der spätantike Grabkammer bei Silistra (in bulgaro, con riassunto ted.), in Architectura, Sofia, I, 10, 1947, pp. 10-11; A. Frova, Peinture romaine en Bulgarie, in Cahiers d'Art, 1954, I, p. 25 ss.; II, pp. 246 ss.; R. Bianchi Bandinelli, Hellenistic-byzantine Miniatures of the Iliad (Ilias Ambrosiana), Olten 1955, pp. 98, 99, 100; M. Borda, La pittura romana, Milano 1958, pp. 139, 349; D. P. Dimitrov, Le pitture murali del sepolcro romano di Silistra, in Arte Antica e Moderna, 12, 1960, pp. 351 ss.; D. P. Dimitrov, Stil und Datum der spätantiken Wandmalerei der Brakammer bei Silistra (in bulgaro), in Archaeologia, III, 1961, i, pp. 10-21; D. P. Dimitrov, Le système décoratif et la date des peintures murales du tombeau antique de Silistra, in Cahiers archéologiques, XII, 1962, pp. 35-52.