SILIQUA (greco κεράτιον)
Unità di peso romana eguale ad 1/6 di scrupulum, avente le seguenti divisioni:
La siliqua deriva probabilmente da una misura dell'Oriente dove era corrente l'uso di pesare in grani. Quando si introdusse il solido d'oro di 4 scrupoli le frazioni di solido furono calcolate in silique (κεράτια). Come moneta la siliqua fu coniata in argento, ma certo assai scarsamente, dal periodo costantiniano in poi. La siliqua circolò col miliarense specialmente nelle Gallie e in Bretagna. Il suo peso è incerto e connesso con quello del miliarense (v.). Molto probabilmente i pagamenti delle somme di denaro si effettuano di solito in solidi d'oro e nummi (folles) e in solidi e nummi, però si conteggia molto frequentemente in silique. Vuol dire che la siliqua è usata praticamente come unità di conto pari a 1/24 di solido (v. solido).
La siliqua, con lo stesso valore di un ventiquattresimo del soldo d'oro, seguitò a essere coniata in Italia anche dopo la caduta dell'impero. Non si conosce in oro ma soltanto in argento e sopra tutto per le frazioni del tempo dei Goti e degl'imperatori greci d'Oriente. Gli scrittori non sono d'accordo sul peso e sull'intrinseco della siliqua unitaria e ciò deve dipendere dalla diversità delle epoche prese a base dei loro calcoli.
Bibl.: A. Segrè, Metrologia, Bologna, 1928, p. 464 segg.; per l'epoca posteriore, v.: Corpus Nummorum Italicorum, X, tav. XLII, passim; XV, tav. I, 5, 16-19, II, passim, III, 22, 25; E. Martinori, La moneta, ecc., Roma 1915, s. v.; G. A. Zanetti, Nuova raccolta, ecc., I, p. 70 nota, II, p. 366.