SILIPRANDI, Gaspare , Domenico e Alvise
– Gaspare nacque da Antonio probabilmente entro il primo decennio del Quattrocento: il 14 giugno 1442 era già maggiorenne e compariva davanti a un notaio.
La sua vicenda biografica e professionale è strettamente intrecciata con quella dei figli Domenico (ante 1435-1479) e Alvise (ante 1452-post 1499), tipografi attivi tra Mantova, Padova e Venezia.
Nel primi anni Quaranta Gaspare abitava a Suzzara, un grosso borgo a sud di Mantova e parte del dominio gonzaghesco. Agendo a nome proprio e del padre era piuttosto impegnato nell’acquisto di immobili (soprattutto terreni), in prevalenza nel territorio di Suzzara e limitrofi (Luzzara, San Benedetto Po, Gonzaga). Nel 1452 Antonio era già defunto e Gaspare proseguiva le operazioni di incremento terriero con un nipote chiamato anch’egli Antonio, figlio di un fratello di nome Pietro Giovanni (o Peterzano), non più in vita. Tra il 1452 e il 1453 Gaspare si trasferì a Mantova; nel 1453 esercitava la professione di calzolaio, ma continuava a comprare case e terreni, ora situati anche nella capitale del piccolo Stato, aumentando in tal modo rango sociale e ricchezza.
Suo figlio Domenico era già attivo a Mantova nel 1460, quando (17 novembre) ottenne di esercitare il notariato «in palatio iuris communis Mantue» (Canova, 2014, p. 16); il 7 febbraio 1461 gli fu assegnato il banco di Pietro Giovanni de Clericis. Il 13 aprile successivo Domenico stesso scrisse al marchese Ludovico chiedendo di succedere al defunto Ludovico de Paulinis. Oltre a rendere nota una raccomandazione in proprio favore da parte di Fricio di Brandeburgo (fratello naturale della marchesa Barbara), Domenico raccontava di avere servito come notaio a Forlì e a Firenze, presso l’Ufficio dell’ordinario della Mercanzia, con il celebre giurista Manfredo Maldenti. Egli doveva dunque essere nato prima del 1435, ma il curriculum esposto nella missiva consente di pensare a una data anche più remota.
Il 4 dicembre 1465 Gaspare ricorse alla marchesa Barbara in seguito a una lite con Bartolomeo Marasca, maestro e poi maggiordomo del cardinale Francesco Gonzaga; nella circostanza affermò di avere «quattro figliole in età da marito» (Canova, 2005, p. 187). Una di loro si chiamava Lucia: sposò un Antonio de Tebaldis prima del 13 gennaio 1485; era già vedova il 28 febbraio 1492.
Nel 1469, per litigi determinati dalle proprietà terriere, Domenico finì in carcere con l’accusa di aver provocato disordini, e il 29 novembre scrisse al marchese per giustificarsi; pochi mesi dopo (29 marzo 1470) fu annullata una condanna a suo carico, forse da mettere in relazione a questo episodio.
Fu proprio Domenico ad avvicinarsi, in questo periodo, ai mestieri del libro e subito dopo alla nascente industria tipografica. Lo prova l’atto rogato il 16 marzo 1471 per l’importante cartolaio mantovano Luca Avogadri e, nello stesso anno, la sottoscrizione di un codice contenente due testi astrologici: l’Isagoge ad iudicia astrorum di Alchabitius e il Liber de significationibus iudiciorum super accidentia (ora Venezia, Biblioteca del Museo Correr, Cicogna, 2346). La conversione alla tipografia avvenne probabilmente nel 1472 e comportò lo spostamento almeno temporaneo a Venezia, dove Domenico finanziò l’editio princeps dei Sonetti del Burchiello (eseguita dal tedesco Cristoforo Arnold; I.G.I., n. 2234-A; cfr. Fattori, 2006), e il 25 ottobre creò Paolo Ramusio suo procuratore per recuperare una parte della tiratura. Poche settimane dopo (8 dicembre 1472) era a Padova, da dove scrisse al marchese Ludovico avendo subito una condanna, e dicendosi perseguitato da talune autorità mantovane. Lo spostamento a Padova, sede universitaria, e a Venezia, grande piazza commerciale per il libro a stampa, coinvolse anche il fratello Alvise (anche se dietro i loro movimenti e le loro iniziative vi fu spesso il padre Gaspare, rimasto a Mantova, che investì nel nuovo mezzo parte dei capitali accumulati). Il ruolo di Domenico come finanziatore dell’Alchabitius, Isagoge ad iudicia astrorum, Johann Vurster, [1473?] (I.G.I., n. 266) stampato verosimilmente a Mantova, può essere ipotizzato; ma dal 1473 egli risiedette soprattutto a Padova, dove aprì anche una bottega di libraio.
Il 22 aprile 1475 strinse accordi con Pietro Maufer per stampare il Commento di Gentile da Foligno sopra il terzo libro di Avicenna, ma il progetto abortì. Nel 1476 costituì una nuova società con Maufer e un altro francese, Carlo Ridolfi, per imprimere una Lectura super tribus libris Codicis di Bartolo da Sassoferrato. A stampa iniziata i due francesi interruppero il Bartolo per un’altra edizione e Domenico fece terminare il lavoro da Paul Butzbach a Mantova, dove il libro uscì con la data 17 settembre 1476 (I.G.I., n. 1310). I documenti fanno capire che i capitali dell’impresa furono messi da Gaspare; nell’affare erano compresi molti volumi riferibili a un’altra edizione del tedesco: le Institutiones con il commento di Accursio (Mantova, Paul Butzbach, 18 aprile 1476; I.G.I., n. 5494). A Padova Domenico fece causa per danni ai due ex soci, ma fu sconfitto nel terzo grado di giudizio, il 14 aprile 1477, in quanto l’edizione mantovana gli aveva evitato perdite economiche significative.
Nel 1477 i Siliprandi si divisero tra Padova e Venezia. In laguna Domenico pubblicò due incunaboli petrarcheschi: i Rerum vulgarium fragmenta con il commento dello Pseudo Antonio da Tempo, i Triumphi e la biografia di Francesco Petrarca attribuibile a Pier Candido Decembrio, qui adespota (I.G.I., n. 7525), e ancora i Rerum vulgarium fragmenta con il commento dello Pseudo da Tempo e la vita del poeta assegnata questa volta a da Tempo (I.G.I., n. 9401). Il finanziamento di Gaspare era dichiarato nella prima edizione. La seconda presentava una lettera latina di dedica a Federico Gonzaga marchese di Mantova, datata Venezia 8 maggio 1477. Visto che Federico succedette al padre Ludovico dopo la morte di quest’ultimo il 12 giugno 1478, bisognerà pensare a un errore o a un aggiornamento dell’edizione in corso d’opera.
Comunque sia, nel 1477 Alvise firmò la sua prima edizione nota: il Missale Romanum datato 20 novembre, che fu seguito da uno Psalterium Romanum, ancora Venezia, 18 aprile 1478 (I.G.I., n. 8152). Il 5 gennaio 1479 Alvise, che si qualificava come venditore di libri a stampa, a Padova era testimone a un contratto tra Lazzaro Beolco (nonno di Angelo, il Ruzante) e Pellegrino Sillano, relativo a un’edizione delle Vite di Plutarco uscita a Venezia presso Niccolò Jenson (I.G.I., n. 7922). Tutto ciò fa pensare che la sua data di nascita sia da collocare prima del 1452.
Alla metà di giugno del 1479 Domenico era già morto. Il 14 si procedette all’inventario della sua bottega padovana su richiesta del delegato dei servi di Maria di Padova, verso i quali Domenico era debitore, e il 16 il maestro Antonio Guaynerius di contrada Ognissanti dichiarò di avere presso di sé alcuni beni di Alvise, erede di Domenico, e li consegnò al delegato.
Il 3 novembre successivo Alvise regolò le pendenze e recuperò i propri averi. Nel frattempo, il 20 luglio, aveva trasportato un carniere di caratteri tipografici da Bologna a Venezia, ma si apprestava ormai a fare ritorno in patria; e infatti sono mantovane le notizie successive che lo riguardano. Nella città natale Alvise stampò i suoi ultimi libri (almeno quelli riconoscibili come tali), ovvero il Niccolò da Lira, Postilla super Actus apostolorum, Epistolas canonicales et Apocalypsim, con Paolo da Santa Maria, Additiones, 10 maggio 1480, (I.G.I., n. 6825) e Pietro Marso, Silva cui titulus est Andes, senza note tipografiche (I.G.I., n. 6214), ma solitamente attribuita a lui (Mantova, 1480 ca.). Di certo, almeno dal marzo 1481, Alvise ricompare nei rogiti mantovani alternando il commercio librario agli affari terrieri. Ben presto dovette assumere il ruolo del padre Gaspare, che – ancora vivo il 29 marzo – risulta morto in un atto dell’8 ottobre 1481.
Quel documento era una pace tra Paul Butzbach e Alvise su alcune vertenze pendenti tra loro, ma anche tra Paul e i defunti Gaspare e Domenico: una delle liti si era svolta a Padova e a Venezia con tanto di sentenza sfavorevole a Butzbach. Arbitro fu eletto Giovanni Francesco Stellini Tironi, mercante di libri di origine bresciana stabilitosi a Mantova. Nel rogito Alvise figurava come «merchator librorum» e questa sembra essere stata la sua professione negli anni successivi, in cui non si conoscono indizi di sue attività tipografiche. Tuttavia non si sa nulla della causa in cui, tra l’estate e l’inverno del 1482 (22 agosto, 13 ottobre, 18 dicembre) il cartolaio Guglielmo fu condannato a vendere ad Alvise undici risme e mezzo di carta a quaranta soldi l’una.
Il 20 marzo 1483 Alvise strinse accordi con Giovanni Francesco Stellini Tironi per aprire una bottega libraria in piazza del Broletto a Mantova (all’atto è allegata un’interessante lista dei libri messi in vendita: Canova, 2017, pp. 228-242); ma il 23 settembre sciolse la società. Il 5 giugno 1486 si dichiarava debitore di 105 ducati per libri stampati nei confronti del mercante di origine francese – ma trasferitosi a Mantova – Stefano Corallo (cui nel 1488 consegnava beni vari). Il 18 febbraio 1490, con Paul Butzbach, fu testimone delle ultime volontà di Elisabetta Toregnoli, moglie del collega Stellini Tironi.
Per tutti questi anni, comunque, Alvise non cessò di occuparsi di beni immobili: diversi contratti lo dimostrano amministratore oculato, sulle orme di Gaspare. Nell’ultimo documento sinora noto, datato 15 gennaio 1499, il libraio Alvise è creditore per più di 72 ducati di Francesco quondam Pietro Giacomo di Villanova. Di Alvise si ignora la data di morte.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Mantova, Archivio notarile, Registrazioni notarili, 1442, c. 226r-v; 1452, c. 38v; 1453, c. 93r; 1499, cc. 389v-390r; Imbreviature, 116bis (Marcandrea Saraceni); Archivio Gonzaga, 2401; Archivio di Stato di Padova, Archivio notarile, 5130, cc. 363v, 457v; L.C. Volta, Saggio storico-critico sulla tipografia mantovana del secolo XV, Venezia 1786, pp. 11-14, 29-35; P. Arnauldet, Les associations d’imprimeurs et de libraires à Mantoue au XVe siècle, in Le bibliographe moderne. Courrier international des Archives et des bibliothèques, II (1898), pp. 89-112; Catalogue of books printed in the XVth century now in the British Museum, V, London 1924, pp. XX, 260; E. Rigoni, Stampatori del sec. XV a Padova, in Atti e Memorie della R. Accademia di scienze lettere ed arti in Padova, n.s., L (1934), pp. 277-333; Indice generale degli incunaboli (I.G.I.), Roma 1943-1981, ad ind.; D.E. Rhodes, A bibliography of Mantua. I: 1472-1498, in La Bibliofilía, LVII (1955), pp. 173-187; [U. Meroni], Libri stampati a Mantova nel secolo XV (catal.), Mantova 1959, pp. 14-17; A. Sartori, Documenti padovani sull’arte della stampa nel sec. XV, in Libri e stampatori in Padova. Miscellanea di studi storici in onore di mons. G. Bellini - tipografo editore libraio, Padova 1959, pp. 111-231; L. Pescasio, L’arte della stampa a Mantova nei secoli XV-XVI-XVII, Mantova, 1971, pp. 29-43; G. Schizzerotto, Libri stampati a Mantova nel Quattrocento (catal.), Mantova 1972, pp. 23-36; D. Fattori, Nuovi documenti per la storia della tipografia padovana del ’400, in La Bibliofilía, C (1998), pp. 3-25; M. Marangon, D. S. da Mantova, copista e tipografo, in Civiltà mantovana, XXXVII (2002), pp. 31-33; A. Canova, Tipografi, librai e cartolai tra Mantova e l’Emilia nel Quattrocento, in Rhegii Lingobardiae. Studi sulla cultura a Reggio Emilia in età umanistica, Reggio Emilia 2004, pp. 139-167; Id., Paul Butzbach e G. S. in due nuovi documenti mantovani (1476-1477), in Margarita amicorum. Studi di cultura europea per Agostino Sottili, a cura di F. Forner - C.M. Monti - P. G. Schmidt, Milano 2005, pp. 179-190; D. Fattori, Il mantovano D. S. copista, tipografo, editore e mercante di libri a stampa, in Civiltà mantovana, XLI (2006), pp. 53-63; A. Canova, Letteratura, tipografia e commercio librario a Mantova nel Quattrocento, in Studi in memoria di Cesare Mozzarelli, I, Milano, 2008, pp. 75-105; Id., Paul Butzbach organista, Andrea Torresani mercante e le letture del marchese Federico Gonzaga, in Mantova e il Rinascimento italiano. Studi in onore di David S. Chambers, a cura di Ph. Jackson - G. Rebecchini, Mantova 2011, pp. 25-36; Id., Un taccuino per gli inizi della tipografia mantovana, in La tipografia a Mantova nel Quattrocento, a cura di A. Canova - P. Di Viesti, Mantova 2014, pp. 11-28; Id., Dispersioni. Cultura letteraria a Mantova tra Medio Evo e Umanesimo, Milano 2017, passim.
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Alvise