SILENO (Σιληνός, Silenus)
Cicerone dice di S. che diligentissime res Hannibalis persecutus est (De divin., I, 49), dopo aver riferito che a lui si attiene Celio Antipatro, l'autore di una storia della seconda guerra punica. Da Cornelio Nepote sappiamo che fu con Sosilo nel campo di Annibale quam diu fortuna passa est (Hann., 13, 3). Ci manca ogni altra notizia sulla vita di lui, sul titolo e l'ampiezza della sua opera.
Con ragione lo si identifica con S. autore di storie sicule (Σικελικώ) in almeno tre libri, di cui pure abbiamo qualche frammento. Questo è detto da Ateneo (XII, 542 A) Callatiano, ma si è con ragione congetturato che invece della pontica Callatis gli si debba ascrivere come patria Kale Akte sulla costa settentrionale di Sicilia. È presumibile che egli sia stato tra gli scrittori usati da Polibio per la seconda punica, ma nulla è dato precisare. Più forse ci è pervenuto di lui in Livio attraverso Celio Antipatro: così il racconto del sogno profetico di Annibale prima del passaggio dell'Ebro. E impossibile formarci un giudizio su di lui, ma questo e altri prodigi da lui riferiti fanno credere che egli appartenesse a quell'indirizzo della storiografia ellenistica avversato da Polibio, che cercava di allettare e impressionare il lettore, e forse appunto perciò è stato scelto come fonte da Celio Antipatro.
Bibl.: I frammenti in F. Jacoby, Fragm. der griech. Histor., II B, Berlino 1929, p. 900 segg.; II D, 1930, p. 600 segg. - Inoltre l'articolo dello stesso in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III A, col. 53 segg.; G. De Sanctis, Storia dei Romani, III, ii, Torino 1917, pp. 168, 181.