sikh
Comunità religiosa e politico-militare dell’India. Fu fondata nel Panjab da Nanak (1469-1539), nell’intento di divulgare la fede in un Dio unico e trascendente (Akal Purakh), da venerare nell’intimo della coscienza e servire all’interno della quotidiana dimensione sociale: di qui il rifiuto sia del ritualismo sia dell’ascetica rinuncia al mondo, nonché di ogni distinzione castale tra i seguaci del sikh panth («sentiero dei discepoli»). La comunità fu governata nei primi tempi da una successione di guru («maestri»). Al tempo del quinto guru Arjan (1563-1606) fu avviata la compilazione dell’adi Granth («libro primigenio»), il testo sacro dei s. consistente nella raccolta degli insegnamenti dei guru, custodito nello Harimandir, il Tempio d’oro situato nella città di Amritsar. Successivamente, quella che era stata in origine una semplice setta religiosa divenne altresì un’organizzazione politica e militare, consolidata per opera del decimo e ultimo guru, Gobind Singh (1666-1708), fondatore della , il quale nominò suo successore non un uomo, ma l’adi Granth, che da allora è noto come Guru Granth Sahib. Dopo la morte di Gobind Singh e dopo un periodo di disordini interni, i s. si affermarono come potenza regionale con Ranjit Singh, fondatore del cd. impero s. (1801). Alla sua morte (1839) il regno decadde rapidamente e i s. passarono sotto la sovranità inglese al termine delle due guerre anglo-s. (1845-46, 1848-49). Durante la Prima guerra mondiale oltre 100.000 s., inquadrati in un reggimento dell’esercito indiano, combatterono all’estero (Egitto, Palestina, Gallipoli, Francia); durante la Seconda guerra mondiale battaglioni s. furono impiegati in Birmania, in Italia, a el-’Alamein e in Iraq. All’epoca della decolonizzazione (1947), con la spartizione del Panjab fra Unione Indiana e Pakistan, la grande maggioranza dei s. residenti nel Panjab occidentale decise di migrare in India, dove però ottenne un’insufficiente compensazione per le perdite subite e spesso faticò a trovare accoglienza, disperdendosi in diverse regioni del Paese. Lo scontento si accentuò nel corso del quindicennio seguente, quando il movimento di rivendicazione di uno Stato separato in Panjab incontrò la ferma opposizione di J. Nehru, restio alla formazione di Stati su base religiosa. Con l’ascesa del leader moderato Fateh Singh come capo dei s., Nuova Delhi mutò atteggiamento e acconsentì alla creazione del Panjab (1966). Ciò tuttavia non pose fine ai contrasti; alla fine degli anni Settanta si affermò in Panjab una corrente radicale e violenta, capeggiata da Jarnail Singh Bhindranwale, che scatenò un’ondata di attentati e atrocità con l’obiettivo di ottenere uno Stato indipendente, denominato Khalistan. Con l’intervento dell’esercito indiano (operazione Blue star, 6 giugno 1984) il Tempio d’oro, ove si erano asserragliati i guerriglieri di Bhindranwale, fu attaccato e liberato. Alla carneficina rispose l’assassinio del primo ministro Indira Gandhi a opera di due guardie del corpo s. (31 ottobre). Nelle settimane seguenti i s. furono oggetto di una caccia all’uomo nella capitale e in altre città dell’India settentrionale. Le attività terroristiche in Panjab continuarono e nel maggio 1988 l’esercito effettuò una nuova incursione nel Tempio d’oro, anche se con esiti meno cruenti del 1984. Soltanto nella prima metà degli anni Novanta il movimento perse virulenza e il Panjab recuperò gradualmente la pace sociale e la normalità democratica.