SIGLE (dal lat. tardo dei giuristi sigla, -orum, probabile forma abbreviata di singulae litterae)
Indicazioni abbreviate, frammiste alla comune scrittura, si ebbero anche nell'antichità e nel Medioevo, per motivi varî (rispetto per i nomi sacri, risparmio di spazio). Per esse, v. abbreviazione, I, p. 41.
Nel nostro secolo, e in modo particolare dal secondo decennio in poi, si sviluppa largamente in tutti i paesi europei e americani l'uso di designare con sigle (formate con le iniziali delle parole che compongono il nome) enti pubblici e privati, e, più di rado, singoli oggetti. La FIAT è già dei primissimi anni del secolo; la prima Guerra mondiale divulgò le bombe sipe (sigla di Società Italiana Prodotti Esplosivi) e i mas (sigla di motobarca armata SVAN, più tardi interpretata come motoscafo anti-sommergibile); nei decennî successivi, le sigle hanno continuato a pullulare.
Spesso, nel momento stesso in cui si denomina un nuovo ente, si fissa anche la sigla che varrà a designarlo; e anzi, nello scegliere i vocaboli che compongono il nuovo nome, non di rado si tiene conto del modo in cui saranno disposte le lettere iniziali, perché le sigle riescano eufoniche, o almeno si evitino incontri sgradevoli o comunque da sfuggire.
Ci sono due modi di pronunciare le sigle, a lettere unite, cioè come se le singole lettere formassero una parola usuale (p. es. INCIS = Istituto Nazionale Case Impiegati Statali), o a lettere staccate (p. es. P.T.B. - Per Tutte [le] Borse). In Italia si preferisce foggiare le sigle in modo che riescano pronunziabili secondo il primo metodo; invece in Francia, in Inghilterra, in Germania, in Russia, anche nei casi in cui le sigle riuscirebbero pronunziabili, è per lo più preferita la lettura a lettere staccate. In italiano CIT (= Compagnia Italiana Turismo) si legge cit, mentre in Francia B.I.T. (= Bureau International du Travail) si legge bé-i-té. Naturalmente si segue anche in italiano il secondo metodo se la sigla riesca impronunziabile. E non manca qualche caso misto (C.G.I.L. = Confederazione Generale Italiana del Lavoro, che si usa leggere cigìl, ma anche cigielle, onde cigiellista). Merita consenso la regola ortografica che è stata proposta, di scrivere senza punti intermedî quelle pronunziate unite (IRI, INCIS, CIT), e invece con punti le sigle che vengono pronunziate lettera per lettera (B.I.T., P.T.B.). Questa regola è stata adottata in questa App., dove per conseguenza si troverà URSS (la pronuncia è urs) e invece S. U. (Stati Uniti d'America), N. U. (Nazioni unite), ecc.
Legate alle parole di una determinata lingua, le sigle sono necessariamente nazionali, e solo per lingue affini possono talvolta coincidere. Ciò crea un certo imbarazzo per le istituzioni internazionali: alla sigla citata B.I.T. corrisponde la sigla I.L.O. (= International Labour Office) adoperata nei paesi di lingua inglese. E, in Italia, solo dopo qualche oscillazione stava per prevalere ONU (= Organizzazione delle Nazioni Unite) su UNO (= United Nations Organization); più recentemente, con l'adozione internazionale della sigla U.N., si usa in Italia quella N. U.
Accanto a queste, che sole meritano il nome di sigle, più recentemente sono venute a collocarsi altre formazioni in cui, per formare il nome di un ente, anziché le lettere si sono prese le sillabe iniziali, o addirittura dei pezzi a capriccio delle singole costituenti il nome intero, come si usava da tempo per indirizzi telegrafici convenzionali: p. es. Teti (= Società Telefonica Tirrena); Cogefag (= Commissariato Generale Fabbricazioni di Guerra; poi mutato in Fabbriguerra e in Miproguerra). Questo metodo, linguisticamente assai arbitrario e alieno dalla struttura della lingua italiana, è stato seguito anche per foggiare vocaboli che pretendono di entrare nell'uso (p. es. acmonital = acciaio monetario italiano).
Affini alle sigle impropriamente dette, formate con le sillabe iniziali, del tipo Gestapo (Geheime Staats-Polizei) ecc., sono quelle, piuttosto abbreviazioni, formate unendo la sillaba iniziale di una parola con altra, o parte di essa. Alla loro diffusione ha contribuito il generalizzarsi dell'uso nel discorso corrente sia degli indirizzi telegrafici convenzionali, sia delle sigle come nomi di istituti, ecc., per es. del tipo Confindustria, Federterra, Finmare, Finsider, ecc. Ugualmente non è sigla, ma piuttosto abbreviazione, ottenuta sopprimendo le vocali (e pronunciandone poi altre, come se si trattasse di una sigla vera e propria), tbc (tibicì), per "tubercolosi": forma che deve la sua fortuna anche a certo carattere eufemistico.
Nella scelta delle sigle (come nella scelta dei nomi di enti e di prodotti industriali) bisogna tener conto dei diritti precedentemente acquisiti da altri: il diritto alla sigla è tutelato espressamente dall'art. 80 del decr. 13 settembre 1934, ma, poiché le probabilità di coincidenze sono numerose, le omonimie vanno evitate solo dove possono costituire concorrenza, e cioè per enti e merci "dello stesso genere".
V. anche marchio di fabbrica, XXII, p. 243 e in questa App.
Bibl.: Un modesto Siglario italiano, Milano 1942, solo in parte rimedia alla mancanza di una raccolta aggiornata di sigle; sul problema in generale, v. B. Migliorini, Fisiologia e patologia delle sigle, in Svizzera italiana, aprile 1946, pp. 131-138. Per gli aspetti giuridici: P. Addeo, La sigla nel diritto, in Lingua nostra, IV (1942), pp. 118-119.