CALCO (Calchi), Sigismondo
Nacque a Milano il 21 maggio 1685 dal senatore Sigismondo, in una illustre famiglia. Uno dei suoi fratelli, Genesio (1667-1723), fu vescovo di Lucca; un altro, Ludovico Maria (1669-1709), membro dell'Ordine domenicano, morì in fama di santità.
Il C. entrò giovanissimo nella Congregazione di S. Paolo, detta dei barnabiti, presso il cui collegio milanese di S. Alessandro compì gli studi, prendendo i voti religiosi a Monza nel 1703. Insegnante di filosofia e teologia nel medesimo collegio, nel 1718, per la sua dottrina e il suo zelo, ne fu nominato prefetto.
L'anno seguente, tuttavia, il C. lasciò Milano, poiché si offrì di accompagnare nella missione in Cina il legato pontificio Carlo Antonio Mezzabarba, incaricato da Clemente XI di dirimere, con la rigida applicazione della costituzione Ex illo die, quella controversia sui riti cinesi che da anni opponeva i gesuiti, sostenuti dall'imperatore cinese, ai francescani e ai domenicani. Avrebbe accompagnato il Mezzabarba un gruppo di missionari (dei quali cinque barnabiti) appartenenti a ordini religiosi estranei alla, polemica.
Partiti il 30 ott. 1719 alla volta di Lisbona, ove il Mezzabarba sperava di ottenere dei salvacondotti dalla corte portoghese, i missionari poterono salpare per la Cina soltanto il 25 marzo 1720. Giunto a Macao il 23 settembre, dopo una brevelsosta a Canton, il C., scelto dal delegato apostolico come suo segretario, lo accompagnò nell'ottobre nel viaggio per Pechino. Fallita la missione presso l'imperatore, il Mezzabarba si dispose a rimpatriare, mentre i religiosi che lo avevano accompagnato vennero destinati a varie missioni in Oriente: il C. venne incaricato di fondare, con poteri di vicario apostolico, una missione nel regno di Ava, Pegu e Martaban, l'attuale Birmania. Accompagnato dall'abate Giuseppe Vittoni, il C. lasciò Canton (3 ott. 1721) per Madras, porto frequentatissimo dalle navi dirette in Birmania. Il suo arrivo fu considerato un'intrusione dai religiosi portoghesi, in gran parte gesuiti; ma la sospensione adivinis e la scomunica, comminategli dal vescovo di São Tomé, non lo trattennero dal raggiungere il porto birmano di Syriam, presso l'attuale Rangoon. Poiché il C. aveva fama di essere un intransigente fautore della costituzione Ex illo die, i sacerdoti portoghesi, dopo avere tentato di farlo assassinare, lo accusarono di essere una spia dell'imperatore della Cina. Scagionato grazie all'amicizia della comunità armena dei mercanti di pietre preziose, assai influenti in un paese esportatore di tali prodotti, poté recarsi ad Ava dove il re, ricevutolo con benevolenza, gli permise di stabilirsi e predicare. Mentre il Vittoni partiva per Roma, con lettere e doni del re di Ava per il papa (1722), il C. attendeva a costruire una chiesa e a imparare la lingua birmana (un dizionario e una grammatichetta da lui compilati andarono perduti alla sua morte). Nel 1723 iniziò la predicazione attraverso il paese; ma la povertà che si era imposta, i disagi del clima tropicale e dei lunghi viaggi attraverso le foreste distrussero in pochi anni la sua salute. Nel 1727, gravemente ammalato, il C. dovette fermarsi ad Ava; colà lo raggiunse, nel febbraio 1728, il sacerdote Giorgio Rossetti, inviato dalla Congregazione de Propaganda Fide, appena in tempo per somministrargli i sacramenti, che il sacerdote portoghese di Ava gli aveva negato.
Morì il 6 marzo 1728.
Del C. rimangono alcune opere edificanti, composte durante gli anni di insegnamento presso il collegio di S. Alessandro: Novena del S. Natale proposta a quelli che frequentano le Congregazioni dei P.P. Barnabiti, Milano s.d.; Apparecchio alla venuta dello Spirito Santo proposto a' giovani studenti delle scuole di S. Alessandro dei Padri Barnabiti, Milano 1712; La scorta di Giesù nascente per ritrovarlo già nato proposta a quelli che frequentano le Congregazioni dei Padri Barnabiti in apparecchio alla solennità del Santo Natale, Milano 1716. Alcune sue lettere, da Canton e dal Pegu (1772, 1723, 1725), vennero raccolte nel volume manoscritto Lettere varie, che ragguagliano il viaggio ed arrivo nella Cina di cinque missionari Barnabiti mandativi dalla felice memoria di Clemente XI, che si trovava nella biblioteca di S. Alessandro, ma che ora è irreperibile.
Bibl.: F. Argelati, Bibl. script. Mediolanensum, Mediolani 1745, I, 2, col. 414; II, 2, col. 1803; P. Grazioli, Vitae praestantium virorum Ordinis Barnabitae, Bononiae 1751, pp. 52-69; D. Viani, Storia delle cose operate nella China da monsignor G. A. Mezzabarba…, Venezia 1760, pp. 71, 129 s., 133, 148, 153; L. Gallo, Storia del cristianesimo nell'Impero birmano, I, Milano 1862, pp. 97-111, 179-188; I. Gobio, Legazione dei padri O. Ferrari, F. Cesati, A. de Alessandri, S. Rasini e S. C. barnabiti nella Cina e nella Cocincina…, Milano 1862, passim;O.Premoli, Storia dei barnabiti, III, Roma 1925, pp. 51, 73, 96; Menologio dei barnabiti, III, Genova 1933, pp. 50-56; G. Boffito, Biblioteca degli scrittori barnabiti, I, Firenze 1933, p. 393; L. von Pastor, Storia dei papi …, XV, Roma 1933, pp. 466, 768.