BRANDOLINI, Sigismondo
Di illustre famiglia romagnola di Bagnacavallo, il B. nacque da Tiberto e da Polisena Romagnola nella prima metà del sec. XV. Ci sono ignoti il luogo e l'anno esatto della nascita. L'8 febbraio del 1458 Sposò in Bologna Antonia, figlia di Annibale Bentivoglio. In un atto notarile del 22 febbraio, tuttavia, si diceva che il matrimonio non era stato ancora consumato; la dote era fissata nella somma di 1.000 ducati "de camera". Datosi ben presto alla carriera delle armi, seguendo in ciò le tradizioni della famiglia, nel settembre del 1459 il B., insieme con il fratello Leonello, organizzò una parte delle forze milanesi inviate per spalleggiare Pietro Campofregoso nel suo tentativo di impadronirsi di Genova cacciandone gli Angioini. Nel corso delle operazioni il B. fu catturato, e venne trattenuto prigioniero per qualche tempo.
Anche dopo la scomparsa del padre Tiberto, morto in un carcere milanese nel 1462, il B. e suo fratello rimasero al servizio degli Sforza. In questo periodo di tempo essi dovettero mantenere i loro contingenti di mercenari in forze all'incirca pari alle truppe che essi avevano avuto in precedenza ai loro ordini; nell'elenco relativo all'anno 1463 delle ordinanze di battaglia del ducato il B. compare infatti come il più importante condottiero al servizio degli Sforza, con 400 cavalli sotto il suo comando. Nel luglio del 1465 il B. e suo fratello Leonello partirono, alla testa del loro contingente di truppe, insieme con il corpo di spedizione inviato in Francia dal duca di Milano; ma negli ultimi giorni di quello stesso mese, ancora prima di raggiungere il fiume Sesia, i due fratelli lasciarono il servizio, Sigismondo con la scusa di una caduta da cavallo, e Leonello perché assalito da febbri. Il loro reparto, che era forte di duecentoquaranta cavalli, proseguì col corpo di spedizione, sotto il comando di un altro Brandolini. Nel settembre del 1466, mentre si trovavano ancora al servizio degli Sforza, essi ricevettero una condotta per servire sotto il Colleoni. Nell'ultima settimana dimaggio del 1467 il B. attraversò Bologna insieme con l'esercito del duca di Milano, e proseguì con quello sino a Toscanella (Dozza), nella contea di Imola. È probabile che il B. abbia poi preso parte anche alla battaglia di Riccardina (25 luglio 1467).
Si dice che il B. sia stato nei favori di Bona di Savoia, sposa del duca Galeazzo Maria Sforza, e che abbia ricevuto da lei, nell'anno 1473, il feudo di Calvignano nel Vogherese. In effetti, il secondo matrimonio del B. (con Margherita Scotti) dimostra che il condottiero era allora, nello Stato sforzesco, una personalità sufficientemente importante per poter stringere un'alleanza con la famiglia più ragguardevole del Piacentino. Tuttavia, dalle ordinanze milanesi di battaglia si desume che, nei primi mesi del 1470, il B. aveva ai suoi ordini una forza molto più esigua che nel periodo immediatamente successivo alla scomparsa di suo padre. Dall'ordinanza del 28 nov. 1472 risulta che in quell'anno gli erano stati assegnati centocinquanta cavalli e venticinque uomini d'arme; e solo trentacinque cavalli "per tutta Romagna, da Bologna in là" sono indicati sotto il comando del condottiero nell'ordinanza del settembre 1473. Quest'ultima cifra potrebbe essere anche falsa; ad ogni modo, sia perché la sua importanza come capo militare andava scemando, sia perché spinto dagli intrighi della corte sforzesca, il B. si risolse infine ad abbandonare il servizio dei duchi di Milano. Probabilmente accompagnò Roberto da Sanseverino, quando questi agli inizi del 1482 abbandonò il territorio del ducato.
Durante la guerra di Ferrara il B. fu dalla parte dei Veneziani, e combatté nel Bresciano, al comando di due squadroni di cavalleria, tra gli armati di Roberto da Sanseverino (estate del 1482). Nell'esercito di quest'ultimo militavano allora anche Guido e Gianconte dei conti Brandolini. L'anno seguente (1483) il B. rimase al servizio di Venezia, con una forza di centocinquanta cavalli e di trenta uomini d'arme.
Entrando al servizio della Serenissima, il B. rinnovò la tradizione di suo nonno e dei primi anni di suo padre. Tuttavia non vi sono prove che egli abbia manovrato, dopo di allora, per affermarsi come uno dei maggiori condottieri al soldo di Venezia; sembra anzi che egli sia sempre rimasto una figura di secondo o di terzo piano. Attivo a Bagnacavallo come proprietario terriero, il B. redasse il suo testamento in Romagna, a Bertinoro, nel 1493. Ci è ignota la data esatta della sua morte.
Nel testamento egli è descritto come "magnus et strenuus vicecomes armorum". Sarebbe stato seppellito nella chiesa di S. Francesco in Bagnacavallo.
Fonti e Bibl.: M. Sanuto, Commentarii dellaguerra di Ferrara, Venezia 1829, p. 92; C. E. Visconti, Ordine dell'esercito ducale sforzesco 1472-1474, in Arch. stor. lomb., III (1876), pp. 455, 463 s.; Corpus chronicorum Bononiensium, in Rerum Italic. Script., 2 ediz., XVIII, 1, vol. IV, a cura di A. Sorbelli, pp. 252, 361; Iohannis Simonetae Rerum gestarum Francisci Sfortiae...Commentarii, in Rerum Italic. Script., 2 ediz., XXI, 2, a cura di G. Soranzo, p. 424; Cronicadi Anonimo veronese..., a cura di G. Soranzo, in Mon. stor. pubbl. dalla R. Deputaz. veneta distoria patria, s. 3, IV, Venezia 1915, p. 130; B. Corio, Storia di Milano, III, Milano 1857, p. 372; L. Balduzzi, La famiglia dei conti Brandolini nobili veneti, in Giornale araldico-genealogico-diplomatico, II(1874-75), pp. 16-23, 45-69; M. Formentini, IlDucato di Milano, Milano 1877, p. 88; B. Belotti, Studi colleoneschi, Milano 1939, p. 184; A. Brandolini d'Adda, IBrandolinidi Bagnacavallo, Venezia 1945, pp. 107 ss.; F. Catalano, La nuova Signoria,Francesco Sforza, in Storia di Milano, VII, Milano 1956, p. 131 nota.