BONFIGLIO, Sigismondo (Cavaliere Sigismondo Pietro)
Nacque a Vasto di Goito (Mantova) il 9 agosto del 1822 da Pietro, che era un possidente agricolo, e da Teresa Botturi. Si iscrisse nel 1843 alla facoltà politico-legale dell'università di Padova, ma due anni dopo ne venne allontanato, e quindi arrestato, come appartenente a un'organizzazione segreta; solo più tardi poté riprendere e compiere gli studi giuridici. Nel 1848 fu tra i rivoluzionari, appartenne alla Guardia civica, poi al corpo Manara, e rientrò in patria solo nel febbraio del 1849.
Per sfuggire all'assidua sorveglianza della polizia austriaca, nel 1859 emigrò a Torino, dove ebbe occasione di conoscere i più autorevoli emigrati triestini e istriani: E. Solferini, R. Abro, C. Ressman e T. Luciani. Essi lo convinsero a occuparsi dei problemi del confine orientale d'Italia e gli fornirono materiale documentario e statistico. Dopo articoli introduttivi e bibliografici comparsi nel 1863 sulla Rivista contemporanea (Degli studii fatti e da farsi nell'argomento dei confini d'Italia,La questione del Veneto orientale e del Trentino,Condizioni passate e presenti dell'Istria)e diffusi in opuscoli di propaganda, il B. affrontò il problema dal punto di vista del diritto dei popoli all'autodecisione, in scritti densi di dottrina giuridica (Della facoltà dei popoli di unirsi e separarsi politicamente, Torino 1864; Del supremo principio organico degli Stati, Reggio Calabria 1864).
La sua opera maggiore, costatagli tre anni di studio, preceduta da opuscoli minori sullo stesso argomento, è Italia e Confederazione germanica. Studii documentati di diritto diplomatico,storico e razionale intorno alle pretensioni germaniche sul versante meridionale delle Alpi, apparsa a Torino nel 1865.
Il grosso volume, pubblicato dal Paravia a spese dei patrioti triestini, fu presentato alla Camera dal deputato A. Molinari; diffuso tra ministri e diplomatici, fu lodato da Bettino Ricasoli e da Nicomede Bianchi. L'opera intende provare l'infondatezza delle pretese germaniche sulla Venezia Giulia e sul Trentino, contrastanti coi trattati e con le norme riconosciute del diritto internazionale, e non sorrette né da una base etnica né da ragioni economiche. Mentre infatti il mondo tedesco ha altre vie commerciali, verso i porti del Nord e sui fiumi, e attraverso i Balcani si collega a Salonicco, l'emporio triestino - isolato rispetto a tali direttrici e posposto agli altri sbocchi ha un'alta percentuale di traffico proveniente dall'Italia, destinato anche ad accrescersi con lo sviluppo dell'agricoltura e dell'industria italiana. Non solo Trieste è un porto secondario per la Confederazione; esso è stato anche danneggiato dalla politica economica e finanziaria austriaca, per le forti imposte, le tariffe doganali protettive, il corso forzoso di biglietti di istituti viennesi di scarso credito, l'accentramento degli uffici amministrativi a Klagenfurt, la tardiva istituzione di banche, il trascurato assetto dei bacini. Venendo a trattare d'un giusto confine, il B. - d'accordo con quanto sostenuto dai Mezzacapo, dall'Antonini e dall'emigrazione politica veneta - lo fissa alle Alpi Giulie e a Punta Fianona. Così sarebbero state soddisfatte le ragioni storiche, geografiche e strategiche, e fra Italia e Slavia sarebbe stato stabilito un confine nazionale che avrebbe soddisfatto le aspirazioni di entrambe.
Pur dedicandosi alla scuola (insegnò per vari anni a Reggio Calabria, Catania e Bergamo), il B. contribuì ancora con brevi scritti alla preparazione d'argomenti diplomatici in vista d'una fortunata conclusione della guerra del 1866: l'ultimo suo lavoro verte su I termini d'Italia dal Monte Nevoso al Quarnaro e la loro politica importanza, Firenze 1866. Altre pubblicazioni egli aveva in mente e già ne apprestava i materiali, ma fu impedito da malattie e da nuovi incarichi. Pochi anni dopo, stanco e ammalato, preferì ritirarsi nella sua terra natale, dove, a Goito, morì il 15 sett. 1893.
Fonti e Bibl.: Goito (Mantova), Anagrafe ad annum; [F. Salata], Il diritto d'Italia su Trieste e l'Istria (documenti), Torino 1915, pp. 414 ss.; A. Anzilotti, Austria e Slavia negli scrittori del nostro Risorgimento, in Italia e Iugoslavia, Firenze 1918, pp. 126-136; C. De Franceschi, Tomaso Luciani e il movimento patriottico istriano dal 1848 al 1866, in Pagine istriane, s. 2, II (1923), n. 1-4, pp. 63 s.; Id., L'attività dei comitati politici di Trieste e dell'Istria dal 1859 al 1866, in Atti e Memorie della Soc. istriana di archeol. e storia patria, n. s., I (1949), pp. 179-182, 218; G. Stefani, Cavour e la Venezia Giulia, Firenze 1955, pp. 59 s., 170; Carteggio Cavalletto-Luciani (1861-1866), a cura di G. Quarantotti, Padova 1962, pp. 103 s., 114 ss., 174; S. Cella, Prospero Antonii nell'emigrazione politica, in Studi goriziani, XXXVI (1964), pp. 23 ss.; Id., Un amico dell'Istria: S. B., in Pagine istriane, s. 4, XVII (1967), n. 19-20, pp. 5 ss.; A. De Gubernatis, Dizionario biografico degli scrittori contemporanei, Firenze 1879, sub voce; Diz. del Risorgimento naz., II, p. 355.