THUN, Sigismondo Alfonso
THUN (Thunn, Thun-Hohenstein), Sigismondo Alfonso. – Nacque il 7 novembre 1621 a Castel Thun, in Valle di Non nell’odierno Trentino, dal conte Volfango Teodorico e da Margherita Caterina Thun di Castel Bragher.
Era il secondogenito maschio dopo Giorgio Ercole. Destinato quest’ultimo alla carriera militare (interrotta dalla morte precoce a Praga nel 1639), Sigismondo Alfonso fu indirizzato alla carriera ecclesiastica. Dal 1641 frequentò il Collegio germanico di Roma, ma la morte del padre, nel 1642, lo costrinse a occuparsi da vicino anche della famiglia. Dovette gestire dispendiose vertenze ereditarie, in particolare con il cugino Giorgio Sigismondo di Castel Bragher per la dote materna e per i diritti feudali su Castel Caldes, rimasti contesi fin dalla morte del conte Giovanni Arbogasto Thun nel 1633. Nel 1649 trasferì la famiglia a Trento, nel palazzo Thun, dove nel 1652 morì la madre. Si aprirono altri fronti conflittuali: Thun dovette affrontare una complessa disputa dotale con il cognato Andrea Spaur, marito di sua sorella Maria Caterina, e soprattutto regolare i conti con i due fratelli maschi, cosa che avvenne con la divisione dei beni sottoscritta nel 1662. La morte di Giovanni Battista, nel 1664, fece riesplodere i contrasti con l’ultimogenito Francesco Agostino, un passato di paggio in varie corti austriache e un presente turbolento di feudatario protervo. Nel marzo del 1667 Francesco Agostino uccise l’agente del fratello, Nicola Altieri, e fu rinchiuso nella fortezza di Rattenberg, dalla quale uscì solo nel 1673, a seguito di un accomodamento scritto.
Nel frattempo Thun aveva costruito una solida carriera ecclesiastica, basata su un cursus honorum parallelo nelle Chiese di Trento e di Bressanone. Inizialmente subentrò allo zio Cristoforo Riccardo, canonico di Trento ritornato allo stato laicale per sposarsi, ottenendo dignità di canonico in entrambi i capitoli del duomo già nel 1641. Il 24 agosto 1646 fu ordinato sacerdote dal vescovo di Bressanone. Nel 1652 fu nominato arcidiacono di Trento dal principe vescovo Carlo Emanuele Madruzzo. Nel maggio del 1663 fu eletto principe vescovo di Bressanone, ricevendo successivamente conferma pontificia e investitura imperiale.
Come principe vescovo di Bressanone diede buona prova di fermezza e affidabilità. Anche per questi motivi, cinque anni dopo, il 9 gennaio 1668, fu eletto anche al soglio vescovile di Trento in una votazione che lo vide contrapposto al cugino Guidobaldo Thun (v. la voce in questo Dizionario), canonico trentino e fino a quel momento suo protettore, ma soprattutto principe arcivescovo di Salisburgo e cardinale, che risultò sconfitto per un solo voto. La nomina di Thun fu impugnata presso il pontefice dai sostenitori di Guidobaldo, e solo la morte di quest’ultimo, nel giugno del 1668, pose fine alla vertenza. Thun poté così ricevere la piena titolarità sul Principato vescovile di Trento, che affiancò a quello di Bressanone, governando entrambi fino alla morte nel 1677.
Le dispute intorno ai Principati vescovili, in particolare Trento, non avevano ragioni esclusivamente dinastiche. Al contrario, si inscrivevano in una fase di profonda ristrutturazione dell’assetto della Chiesa imperiale nella Germania meridionale. Sigismondo Alfonso era appoggiato dalla Casa d’Austria, suo cugino Guidobaldo dal Ducato di Baviera e dai Wittelsbach. La vittoria di Sigismondo Alfonso significava mantenere Trento e Bressanone in area filoasburgica e tirolese, l’eventuale vittoria di Guidobaldo avrebbe portato la Chiesa di Trento a diventare suffraganea di Salisburgo e non più del metropolita di Aquileia. La vittoria di un esponente della nobiltà locale sembrava garantire le prerogative acquisite dal capitolo cattedrale nel lungo interregno seguito alla morte dell’ultimo vescovo Madruzzo e garantiva Casa d’Austria nel delicato passaggio della Contea tirolese dal dominio di una propria linea dinastica al ritorno sotto il diretto controllo di Vienna.
Thun agì in entrambi i Principati con rigore e decisione, seguendo il modello di ‘assolutismo episcopale’ messo in atto in altri vescovati della Chiesa imperiale (compreso quello del cugino Guidobaldo a Salisburgo) e ispirato alla lontana al modello della monarchia francese. Ripristinò una corretta amministrazione delle finanze; organizzò e seguì personalmente una capillare visita pastorale (e amministrativa al contempo) di entrambe le diocesi; coinvolse nel governo il patriziato cittadino di Trento attraverso la valorizzazione del capitolo del duomo e la protezione dell’Accademia degli Accesi. In questo modo riuscì a ristabilire l’autorità vescovile, legittimandola agli occhi delle classi dirigenti locali, rendendola capace di azione di governo e di gestione amministrativa, inserendola organicamente nella Chiesa imperiale, legandola alla Contea tirolese e alla Casa d’Austria sulla base di un reciproco riconoscimento garantito dalla Costituzione imperiale.
Morì il 2 febbraio 1677 nel castello del Buonconsiglio a Trento e fu sepolto nella cattedrale di S. Vigilio.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Trento, Archivio principesco vescovile; Trento, Archivio provinciale, Archivio Thun di Castel Thun; Biblioteca comunale, Fondo Manoscritti, Raccolta Mazzetti.
C. Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaiserthums Österreichs, XLV, Wien 1882, pp. 35 s.; A. Stella, Politica ed economia nel territorio trentino-tirolese dal XIII al XVII secolo, Padova 1958, pp. 67-81; A. Zieger, Storia della regione tridentina, Trento 1968, pp. 227-233; A. Costa, I vescovi di Trento: notizie, profili, Trento 1977, pp. 172 s.; C. Donati, Contributo alla storia istituzionale e sociale del Principato vescovile di Trento fra XVII e XVIII secolo, in Il Trentino nel Settecento fra Sacro Romano Impero e antichi stati italiani, a cura di C. Mozzarelli - G. Olmi, Bologna 1985, pp. 647-675; J. Gelmi, Thun, Sigmund Alfons von (1621-1677), in Die Bischöfe des Heiligen Römischen Reiches 1648 bis 1803, a cura di E. Gatz, Berlin 1990, pp. 507 s.; Storia del Trentino, IV, L’età moderna, a cura di M. Bellabarba - G. Olmi, Trento 2000 (in partic. C. Donati, Il principato vescovile dalla guerra dei Trent’anni alle riforme settecentesche, pp. 71-126; M. Farina, Istituzioni ecclesiastiche e vita religiosa dal 1650 al 1803, pp. 505-551).