GUALANDI, Sigerio
Nacque a Pisa, probabilmente fra 1130 e 1140, da Uguccionello di Gualando; non si conosce il nome della madre.
Il nonno paterno (personaggio di grande rilievo nella Pisa dei primi tre decenni del secolo XII, più volte console) era figlio dell'omonimo Gualando eponimo della famiglia (vissuto nella seconda metà del secolo XI). Anche Uguccionello (del quale non si hanno molte notizie) fu console negli anni Quaranta, e probabilmente era già morto nel dicembre 1159, quando il G. fa la sua comparsa nella documentazione come testimone (presso la chiesa di S. Frediano) all'emissione dell'importante sentenza con la quale i giudici pubblici nominati dai consoli riconobbero all'arcivescovo Villano la proprietà della palude di Vecchiano.
Non abbiamo altre notizie fino alla tarda primavera del 1168, quando la cronaca di Bernardo Maragone ci informa che il G. fu tra i pisani fatti prigionieri dai Lucchesi durante gli scontri del 16 maggio nei pressi del castello di Asciano.
Quel giorno furono catturati venti fra i migliori milites delle maggiori famiglie pisane, e un Sigerio Gualandi - che tutto fa ritenere il G. - faceva parte dei dodici "fra i maggiori e i più forti", elencati singolarmente dal cronista, che il 17 luglio successivo furono consegnati agli inviati genovesi giunti a richiederne il trasferimento nella propria città.
Egli fu sicuramente uomo d'armi: liberato, non sappiamo come, dalla prigionia, tornò subito a prendere parte alle operazioni militari. Ancora Maragone, nel descrivere minutamente il grande esercito allestito dai Pisani nel novembre 1170 per muovere verso i castelli lucchesi della Versilia, ricorda che la prima delle tre schiere, guidata da Ildebrandino degli Aldobrandeschi (e forte di 800 cavalieri), aveva come secondo signifer il G., definito "miles probatissimus". Il 26 novembre quest'esercito riportò una chiara vittoria presso l'odierna Viareggio; il 2 dicembre fu espugnato il castello di Motrone, e il 4 i contingenti poterono tornare a Pisa.
Il nome del G. torna nel testo maragoniano a proposito degli eventi dell'estate 1172, dominati dalla figura di Cristiano di Magonza, cancelliere del Barbarossa, che, dopo aver assolto Pisa dal bando imperiale, giunse in città in luglio coi consoli di Lucca e Genova, e preparò i termini della pace fra questi Comuni e quelli (allora alleati) di Pisa e Firenze, riconvocando poi tutte le delegazioni a San Genesio (presso l'attuale San Miniato). Qui, però, il 4 agosto egli fece catturare l'intera delegazione pisana, della quale faceva parte anche il G. come "sapiens" (ossia esperto, evidentemente, di cose militari).
Non sappiamo quando egli fu liberato; in ogni modo era a Pisa il 18 febbr. 1176, quando partecipò a un atto di permuta di un terreno (nei pressi dell'attuale piazza del Duomo) posseduto collettivamente dai discendenti di tre dei quattro figli di Gualando.
Il 3 maggio 1172 (dunque nel corso della crisi fra Pisa e Cristiano di Magonza) Ugo di Sigerio (figlio di un fratello dell'avo del G.) rappresentò il G. e altri familiari comproprietari di un terreno attraverso il quale si consentì al monastero femminile di S. Paolo di Pugnano (in Valdiserchio) di far passare un canale.
Dopo oltre quattro anni di silenzio documentario ritroviamo il G. il 24 ott. 1180, fra i "boni fideles" (ossia i vassalli) dell'arcivescovo pisano Ubaldo, chiamati a dare il loro consilium per il conferimento di un beneficio: è questa l'unica attestazione dello status di vassallo arcivescovile del G.; il 4 sett. 1181 il G. presenziò all'atto col quale i consoli pisani s'impegnarono davanti a quelli lucchesi a rinunciare a ogni diritto spettante al Comune di Pisa sulla moneta lucchese, purché a esso andasse metà dei redditi della Zecca della vicina città.
Nell'agosto 1182, in veste di compatrono, egli autorizzò il cappellanus della chiesa "famigliare" di S. Alessandro (oggi scomparsa, ma che sappiamo posta lungo l'attuale via Della Faggiola) ad alienare un terreno di proprietà della chiesa stessa. Gli altri compatroni erano i medesimi personaggi coinvolti negli atti sopra ricordati del 1172 e del 1176, o i loro figli: i Gualandi erano dunque legati da vincoli molteplici d'interesse e di solidarietà.
Il 28 marzo 1187 il G. presenziò a Pisa (col biscugino Alberto di Sigerio, allora console) all'emissione di un'importante sentenza riguardante il capitolo della cattedrale e l'Opera del duomo. Nel giugno 1184 gli fu affidata un'ambasceria al re arabo delle Baleari, e nel febbraio 1188 egli si trovava a Genova, ad assistere (nella veste ufficiale di legatus) alla raccolta del giuramento collettivo con il quale l'intera cittadinanza s'impegnava a osservare le condizioni del trattato di pace che sarebbe stato concluso con Pisa per volontà e mandato di papa Clemente III.
Morì probabilmente nella prima metà degli anni Novanta, in ogni caso prima del 12 febbr. 1198, data in cui l'unico suo figlio conosciuto, Gualando, è menzionato come orfano del padre.
Gualando, del quale non conosciamo la madre, era allora pienamente adulto, perché già nel 1178 figura sposato con la figlia del conte Ranieri, detto "Malaparuta", lontano discendente degli ufficiali pubblici preposti al comitatus di Pisa nella seconda metà del secolo X.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Pisa, Diplomatico, S. Anna, 3 maggio 1172 (st. pis. 1173); Acquisto Roncioni, 28 marzo 1187 (st. pis. 1188); S. Lorenzo alla Rivolta, 8 sett. 1178 (st. pis. 1179), 1198 febbr. 12; Pisa, Arch. capitolare, Diplomatico, n. 600; B. Maragone, Annales Pisani, a cura di M. Lupo Gentile, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., VI, 2, pp. 46, 51, 56; M. Amari, I diplomi arabi del R. Arch. di Stato fiorentino, I, Firenze 1863, s. 1, nn. 4, 46; s. 2, nn. 16 s. pp. 274 s.; Codice diplomatico della Repubblica di Genova, a cura di C. Imperiale di Sant'Angelo, II, in Fonti per la storia d'Italia [Medio Evo], LXXIX, Roma 1938, pp. 321 s.; Regesto della Chiesa di Pisa, a cura di N. Caturegli, Roma 1938, nn. 463 pp. 321 s., 545 pp. 391-395; Carte dell'Arch. della Certosa di Calci…, a cura di M.L. Orlandi, Pisa 2002, n. 112 pp. 215 s.; E. Cristiani, Nobiltà e popolo nel Comune di Pisa, Napoli 1962, p. 331; M.L. Ceccarelli Lemut, L'uso della moneta nei documenti pisani…, in G. Garzella - M.L. Ceccarelli Lemut - B. Casini, Studi sugli strumenti di scambio a Pisa nel Medioevo, Pisa 1979, App., n. 5 pp. 117 s.; G. Ciccone, Famiglie di titolo comitale nel territorio di Livorno e Porto Pisano, in Boll. stor. pisano, LVII (1988), p. 131.