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SIFILIDE

di Giacomo SANTORI - Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)
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SIFILIDE (XXXI, p. 733)

Giacomo SANTORI

Per la diagnosi della malattia parecchie reazioni sierologiche si sono aggiunte a quelle classiche ed universalmente note; tra di esse merita un cenno particolare la reazione di Ide, che ha avuto larga diffusione, potendo essere praticata anche al letto dell'ammalato su di una sola goccia di sangue, e richiedendo brevissimo tempo per la sua esecuzione. Nonostante la sua semplicità, anche la reazione di Ide va però affidata a persona esperta ed i suoi risultati controllati con almeno un'altra reazione sierologica eseguita con tecnica diversa.

L'arsenale terapeutico per la cura della sifilide si è arricchito di nuovi medicamenti e metodi terapeutici. Tra i composti dell'arsenico, accanto ai vecchi preparati quali gli arsenobenzoli e gli arsenicali pentavalenti, va sempre più affermandosi, soprattutto in America, l'arsenossido (Mapharsen, Treparsen, ecc.), generalmente ben tollerato e molto attivo in dosi circa 10 volte minori di quelle degli arsenobenzoli. Grande interesse ha suscitato poi la penicillina, che si è rivelata attivissima anche di fronte alla spirocheta e che, a differenza degli altri antiluetici, è praticamente priva di tossicità. Per la sua rapidità d'azione può essere paragonata agli arsenobenzoli, e come questi può inizialmente provocare delle fugaci riacutizzazioni, sia sierologiche (riattivazione) sia cliniche (cosiddetta reazione di Herxheimer, che va tenuta presente specialmente quando siano colpiti organi interni di vitale importanza). Nonostante i buoni risultati ottenuti in numerosi casi di sifilide recente curati con penicillina, oggi tutti sono d'accordo nel ritenere che la terapia penicillinica della sifilide non presenta da sola sufficienti garanzie, potendosi osservare delle recidive della malattia dopo un tempo più o meno lungo; si preferisce pertanto associare la penicillina ad uno degli altri antiluetici classici e specialmente al bismuto. Le dosi variano a seconda delle forme cliniche e dei metodi di cura; è bene usare per un ciclo, della durata di 7-10 giorni, una dose complessiva di 3 milioni o più di unità, praticando le iniezioni ogni 3-4 ore se si adopera la penicillina in soluzione acquosa, 1 o 2 volte al giorno, qualora si preferisca invece quella disciolta in cera ed olio (v. anche veneree, malattie, in questa App.).

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