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sifilide

Dizionario di Medicina (2010)
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sifilide


Malattia infettiva, a decorso cronico intermittente, detta pure lue; è provocata da un microrganismo, Treponema pallidum. È distinta in s. acquisita e s. congenita. È diffusa in tutto il mondo e si calcolano circa 12 milioni di nuovi casi per anno, prevalentemente localizzati in Africa. La s. è una malattia genitale che causa ulcere ed escoriazioni (fa parte del gruppo delle malattie sessualmente trasmesse) e facilita la trasmissione del virus HIV responsabile dell’AIDS:  secondo studi statunitensi, il rischio di trasmissione del virus HIV è da 2 a 5 volte più elevato quando è concomitante un’infezione da sifilide.

Sifilide acquisita

Il contagio avviene per lo più nel corso di rapporti sessuali. La penetrazione del T. pallidum è facilitata, se non condizionata, da soluzioni di continuo, anche minime, della cute o delle mucose. Tuttavia, non è da escludere che possa avvenire anche in caso di integrità della barriera epiteliale, specialmente a livello delle mucose. In base all’andamento delle fasi evolutive della malattia, si distinguono tre periodi: primario, secondario e terziario. La fase primaria comprende il periodo di incubazione (abitualmente di 15÷25 giorni) e la comparsa delle prime manifestazioni cliniche della malattia. Queste hanno un carattere regionale e sono costituite: da un nodulo granulomatoso, cutaneo o mucoso, duro, abraso o ulcerato, detto sifiloma iniziale, situato nel punto in cui il microrganismo infettante è penetrato nell’organismo (quando è ulcerato prende il nome di ulcera sifilitica);  dalla adenopatia satellite, ossia dalla tumefazione delle ghiandole linfatiche prossimali. Le reazioni sierodiagnostiche divengono per lo più positive prima ancora che la malattia entri nella fase secondaria. Questa inizia in genere circa due mesi dopo il contagio e si manifesta con disturbi generali (astenia, inappetenza, cefalea, dolori articolari, muscolari e ossei, febbre) e con manifestazioni più significative, come alterazioni mucose e cutanee (sifilodermi secondari), tumefazione delle ghiandole linfatiche e della milza. Le manifestazioni cutanee possono essere rappresentate da una disseminazione di roseole (sifiloderma rubeolico, l’eruzione più comune e peculiare della malattia), oppure di papule (sifiloderma papuloso), che possono confluire in placche cutanee, talvolta assai grandi (condilomi piani). La durata del periodo secondario, nella s. non curata è  di 2÷3 anni. Nel periodo terziario si possono avere lesioni a carico di qualunque organo, con predominante interessamento degli organi interni.

Sifilide congenita

In questa forma, la trasmissione al feto avviene per via transplacentare. Ne possono derivare varie conseguenze: morte endouterina del feto; nascita di un bambino già recante i segni dell’infezione sifilitica (s. congenita precoce: neonato generalmente piccolo, gracile, di aspetto senile, presenza di ragadi peribuccali e perianali; eruzione bollosa alle mani e ai piedi, o pemfigo sifilitico; rinite ostacolante la suzione; pseudoparalisi di Parrot; tumefazione delle linfoghiandole, del fegato, della milza, ecc.); infezione latente del neonato, nel quale i segni della s. si manifesteranno soltanto dopo mesi od anni (s. congenita tardiva: cheratite parenchimatosa, deformazioni ossee, come naso a sella e tibie a sciabola, alterazioni dentarie).

Diagnosi e terapia

I test di screening includono il Venereal Disease Research Laboratory (VDRL) e la reagina plasmatica rapida (RPR). I test treponemici specifici evidenziano gli anticorpi antitreponemici e comprendono il test di assorbimento di anticorpi antitreponema fluorescenti (FTA-ABS), il saggio di microemoagglutinazione per gli anticorpi contro Treponema pallidum (MHA-TP) e il test di emoagglutinazione per Treponema pallidum (TPHA). Gli antibiotici, e specialmente la penicillina, in un primo tempo hanno fatto sorgere la giustificata speranza di poter risolvere il problema terapeutico con un ciclo di cura intenso e di breve durata; in realtà l’azione treponemicida della penicillina (e anche della tetraciclina) consente di debellare rapidamente l’infezione in fase primaria; cure più prolungate e maggior numero di controlli clinici e di laboratorio sono invece necessari per le altre fasi.

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