Poitier, Sidney
Attore e regista cinematografico statunitense, nato a Miami il 20 febbraio 1927. Negli anni Sessanta, con i ruoli interpretati e il grande successo ottenuto, P. ha rappresentato a Hollywood il simbolo dell'integrazione culturale. Infatti, attraverso una recitazione sobria e contenuta, l'indubbio fascino, il portamento signorile e la tendenza alla mediazione, nei suoi film è riuscito ad avviare il processo di accettazione del 'diverso' (prima che il problema esplodesse, nel cinema con i conflitti ben più violenti portati alla luce da altri interpreti e da altri registi come Melvin van Peebles e Spike Lee), dando vita a personaggi interpretati con dignità, forza e orgoglio, in opere in genere incentrate proprio sul tema del razzismo. Ha ottenuto l'Oscar per la commedia Lilies of the field (1963; I gigli del campo) di Ralph Nelson, primo interprete nero a vincere il premio come migliore attore protagonista. Nel 2002 gli è stato conferito l'Oscar alla carriera.
Trascorsi i primi anni della sua vita in uno stato di povertà estrema a Cat Island, nelle Bahamas, paese d'origine dei suoi genitori, a quindici anni raggiunse il fratello maggiore a Miami senza tuttavia migliorare la sua condizione sociale. Nel 1945 si trasferì a New York dove svolse lavori umili e saltuari. Dopo aver studiato con impegno per migliorare accento e portamento, entrò a far parte dell'American Negro Theatre, ottenendo un piccolo ruolo in una produzione di Broadway, Lysistrata, che gli valse l'immediata attenzione e il favore della critica, sua sostenitrice anche nei lavori seguenti. Nel 1950 esordì nel cinema: nel suo primo film, No way out (Uomo bianco tu vivrai) per la regia di Joseph L. Mankiewicz, in cui interpreta la parte di un giovane medico ingiustamente accusato di aver lasciato morire un uomo, già affiorano i temi, determinanti e ricorrenti nella sua filmografia, del razzismo e della violenza. Negli anni successivi, dopo aver partecipato all'interessante The blackboard jungle (1955; Il seme della violenza) di Richard Brooks nel ruolo di un allievo ribelle, P. ottenne una nomination all'Oscar per The defiant ones (1958; La parete di fango) di Stanley Kramer, il cui tema dominante è ancora il razzismo e ove due fuggiaschi (Tony Curtis e lo stesso P.), incatenati, sono costretti a condividere le peripezie necessarie per raggiungere la libertà. Il film procede secondo uno schema narrativo molto regolare: l'iniziale odio che caratterizza il rapporto dei due uomini evolve fino a una necessaria solidarietà, evidente metafora di un pensiero dichiaratamente antirazzista. Nel 1961 fu accanto a Paul Newman in Paris blues (1961) di Martin Ritt, storia di due jazzisti statunitensi nella Parigi degli anni Sessanta. Nel successivo Pressure point (1962; La scuola dell'odio) di Hubert Cornfield, dramma psicologico incentrato su un caso clinico reale tratto da The fifty minute hour, resoconto del dottor R.M. Linder, P. interpreta la parte di uno psichiatra dell'esercito al quale, durante la Seconda guerra mondiale, viene affidato in cura un militare antisemita, razzista e con simpatie naziste, arrestato per sedizione. Fu invece con una commedia dai toni dolci che l'attore conquistò l'Oscar: Lilies of the field racconta infatti le vicissitudini di un vagabondo, interpretato dallo stesso P., il quale finisce per aiutare alcune monache tedesche decise a costruire una cappella in Arizona. Due film del 1967, che riscossero entrambi un notevole successo di pubblico, In the heat of the night (La calda notte dell'ispettore Tibbs) per la regia di Norman Jewison e Guess who's coming to dinner (Indovina chi viene a cena?) di Kramer, seppur distanti per generi e tematiche, riflettono appieno il rapporto sempre intercorso tra P., il suo cinema e il suo pubblico. Nel primo, l'attore è l'ispettore Tibbs che, inizialmente creduto un malvivente e arrestato dal rude sceriffo, riesce a mantenere un dignitoso distacco dalla realtà che lo circonda, quella dura, razzista e soffocante di una cittadina del Mississippi, rivelando le sue sottili doti investigative nel risolvere il caso; nel secondo, ancora una volta nel ruolo di un medico, deve cercare di farsi accettare da una coppia progressista (interpretata da Spencer Tracy e Katharine Hepburn) che fatica a superare il fatto che la propria figlia sposi un nero. La fine degli anni Sessanta registrò un cambiamento nel rapporto di P. con il cinema: nel 1968 elaborò infatti il soggetto della commedia For love of Ivy (Un uomo per Ivy) diretta da Daniel Mann, in cui impersona un biscazziere, e nel 1972 esordì come regista con Buck and the preacher (Non predicare… spara!), per poi dirigere il mélo dal titolo A warm December (1972; Grazie per quel caldo dicembre), da lui anche interpretato, e successivamente commedie come Stir crazy (1980; Nessuno ci può fermare) e Hanky-Panky (1982; Hanky Panky ‒ Fuga per due).
Dopo aver recitato nel ruolo di un attivista in lotta contro l'apartheid nel film d'azione The wilby conspiracy (1974; Il seme dell'odio) di Nelson, accanto a Michael Caine, ha notevolmente diradato la sua presenza sul grande schermo, partecipando poi nel 1988 a due polizieschi, Little Nikita (Nikita ‒ Spie senza volto) di Richard Benjamin e Shoot to kill (Sulle tracce dell'assassino) di Roger Spottiswoode, e negli anni Novanta a Sneakers (1992; I signori della truffa) di Phil Alden Robinson, e a The Jack-al (1997) di Michael Caton-Jones, mentre numerose sono state le sue apparizioni sul piccolo schermo, tra cui l'interpretazione di Nelson Mandela in Mandela and de Klerk (1997) di Joseph Sargent. Dal 1998 fa parte dello staff dirigenziale della Walt Disney.
L.J. Keyser, Cinema of Sidney Poitier, San Diego 1980.