sicuro (securo)
È presente in tutte le opere meno che nelle Rime, ma è usato con frequenza - come assoluto oppure seguito da un complemento introdotto da ‛ di ' o da ‛ da ' - solo nella Commedia; compare anche nel Fiore e nel Detto e, una volta, nelle Rime dubbie. Ha per lo più valore predicativo; solo in qualche caso è attributivo.
Riferito a persona, indica la condizione di chi non corre pericoli o non li teme: Iacopo del Cassero racconta di essere stato ucciso là dov'io più sicuro esser credea (Pg V 76); con amara ironia è sottolineato come vivono sicuri, cioè a quanti pericoli si espongano, coloro che appetiscono le ricchezze quando di quelle hanno raunate (Cv IV XII 8).
Più frequentemente è riferito a D. e a Virgilio in quanto questi sono " immuni ", " esenti " dalle pene dei dannati e delle anime penitenti: If XVI 33 dimmi chi tu se', che i vivi piedi / così sicuro per lo 'nferno freghi (dove s., usato con funzione avverbiale, ha valore pregnante tanto da giustificare sia l'interpretazione di Casini-Barbi " senza paura di abbruciarti ", sia quella più generale del Sapegno " immune dai tormenti di questo luogo ").
La pena da cui i due poeti sono esenti può essere indicata mediante un complemento retto da s.: Pg XIX 79 voi venite dal giacer sicuri; Virgilio è sicuro... da tutti gli schermi dei diavoli (If XXI 81), non ne deve temere l'opposizione; altrove rassicura il suo discepolo dicendogli ti fa sicuro (IX 30) e fatti sicur (Pg IX 47), " tranquillizzati ", " non temere ". Nello stesso modo i due poeti entrano nella città di Dite sicuri appresso le parole sante (If IX 105), fatti " certi e tranquilli " dalle parole del Messo; a sua volta Virgilio ammonisce D. a ‛ entrare ' sicuro (Pg XXVII 32) nella barriera di fuoco che occupa il girone dei lussuriosi.
Usato estensivamente può indicare mancanza di timidezza, franchezza d'animo: mi rifece sicuro / un disio di parlare (Pd XXVI 89); una donna onesta... permane / di sé sicura " perché sa che è fuora di ogni colpa " (Landino) anche se per l'altrui fallanza, / pur ascoltando, timida si fane (XXVII 32). Quindi, preceduto da negazione, di chi si risolve a stento a fare qualcosa perché è consapevole di non averne pienamente la capacità: Cv III VIII 3 Io... che... di cotal creatura parlare intendo... temorosamente non sicuro comincio.
In un caso s. implica l'idea che la sicurezza di sé è spinta fino alla presunzione, e assume pertanto il significato di " corrivo ": Pd XIII 130 Non sien le genti, ancor, troppo sicure / a giudicar. La meretrice che tresca con il gigante nel Paradiso terrestre siede sul carro sicura, quasi rocca in alto monte (Pg XXXII 148); quale figura della Curia romana, questa non può non essere sicura, cioè " consapevole della propria forza " per la solidità della sua origine divina e per la potenza e ricchezze acquistate; nell'aggettivo è però implicito anche il valore di " spavalda ", " sfrontata ".
In un altro gruppo di esempi l'aggettivo esprime l'idea che una persona sa con certezza qualche cosa, è fermamente persuasa che qualche cosa è stata o sarà in un determinato modo: Pg XIII 85 Volsimi a loro e: " O gente sicura ", / incominciai, " di veder l'alto lume... "; e così in XXVI 53, XXXIII 122; Fiore XI 9 Amico, sta sicuro, / ché quello Schifo... sempre... / al cominciar si mostra acerbo e duro; CXCVII 7 i' son sicura / che...
La stessa varietà di accezioni è accertabile allorquando s. è usato in correlazione con il ricorso alla figura retorica della personificazione. Vale " libera da timore ", in Vn XII 16 confortola... che vada più sicura (qui il poeta si rivolge a una sua ballata); con lo stesso significato lo usa s. Tommaso per affermare che Dio inviò s. Francesco e s. Domenico in favore della Chiesa affinché fosse in sé sicura (Pd XI 34; però il Sapegno interpreta " meglio difesa contro i suoi nemici interni ed esterni "). Secondo il Mattalia e il Chimenz vale " inaccessibile al timore ", " per nulla impaurita ", anche la Povertà, cui non valse udir che [Cesare] la trovò sicura con Amiclate (v. 67); sarebbe però possibile interpretare anche " esente da pericoli ", " libera da impedimenti ", visto che con questo significato l'aggettivo ricorre in Cv IV XIII 12 (Lucano... commenda la povertà di sicuranza, dicendo: " Oh sicura facultà de la povera vita!... "), dove l'adesione all'episodio lucaneo è condotta fino alla traduzione letterale del testo (Phars. v. 527-528 " O vitae tuta facultas / pauperis ") e dove sicura deve indicare mancanza di pericoli e non libertà da timore, in quanto corrisponde al latino " tuta ".
Usato come predicato di un sostantivo indicante una parte del corpo umano, spesso mira a dar rilievo allo stato d'animo del soggetto in quanto esso si riflette nell'espressione del volto o nel comportamento. Un cor sicuro (If XVI 132), cioè un animo " coraggioso ", Si manifesta in una sicura fronte (XXI 66), cioè in un volto " impassibile "; chi è libero da timori o ritegni parla con voce... sicura (Pd XV 67), " ferma e non tremante " (Buti). Quando Argia e Deifile furono condotte alla presenza del loro padre Adrasto e dei due eroi Polinice e Tideo, li loro occhi fuggiro da ogni altrui sguardo, e solo ne la paterna faccia, quasi come sicuri, si tennero (Cv IV XXV 8), cioè per un senso di verginale pudore si fissarono " con serena tranquillità " solo nel volto di Adrasto. Viceversa quando D., dopo aver pianto in seguito all'aspro rimprovero di Beatrice, alza gli occhi verso di lei, le sue luci, ancor poco sicure, / vider Beatrice (Pg XXXI 79): ed è, questo, uno sguardo reso " malcerto " dalle lagrime, ma anche " esitante " per vergogna e timore. Una stella cadente che solca all'improvviso il cielo ‛ muove ' li occhi che stavan sicuri (Pd XV 15), attrae lo sguardo di chi guardava il cielo " tranquillamente "; qui il valore dell'aggettivo è ben rilevato dal Cesari: " sine cura, che si oppone allo scotimento che porta all'animo quel subito guizzar di luce " (Bellezze, III 280). Quando funge da predicato a sostantivi indicanti cose, s. sottolinea il fatto che esse non corrono il rischio di essere manomesse o guastate: le scalee che salgono a San Miniato al Monte si fero ad etade / ch'era sicuro il quaderno e la doga (Pg XII 105), " furono fatte in un'età in cui i registri e le misure pubbliche non correvano pericolo di essere falsificati per l'intervento di magistrati corrotti " (Sapegno); i lumi impugnati nel Paradiso terrestre dalle sette virtù sono sicuri d'Aquilone e d'Austro (XXXII 99); e così in XIV 121, XXXIII 42, Pd VII 129. " Primo pregio della pace e condizione del gaudio è la sicurtà, cioè non temere pericolo né di danno né di dolore, né pure immaginarlo " (Tommaseo); perciò, quella del Paradiso è sanza brama sicura ricchezza (XXVII 9), e la candida rosa è un sicuro e gaudïoso regno (XXXI 25). Altre volte si accosta al significato di " privo di pericoli ", " libero da impedimenti ": Rime dubbie III 5 12 quella fede pura / che doveria mia vita far sicura; Pg XII 99.
Compare in due passi del Detto non facilmente interpretabili. In s'ha bella compagna / la tua fia più sicura (v. 473), forse varrà " fidata ". Quanto a i' vo ch'Amor m'alleghi, / che che Ragion m'alleghi: / di lei il me' cor sicur ha (v. 77), qualora non si voglia tener conto della correzione si cura considerata possibile dal Parodi (p. 149), si può interpretare: " Amore possiede il mio cuore ‛ libero ' da Ragione ".
In un esempio del Fiore compare come sostantivo con valore neutro: quando tu sarai co Ilei soletto, / prendila fra le braccia e fa al sicuro (LX 2), comportati con lei " senza esitazioni " e senza curarti delle sue preghiere.
Per la var. sicura adottata dal Moore, Del Lungo e Torraca in luogo di oscura, in Pg VI 111, v. OSCURO, e inoltre Petrocchi, ad l. e inteoduzione 194; isolata nella sola sezione a dell'antica vulgata è la variante sì sicuro invece di sì ardito, in If VIII 90: cfr. Petrocchi, ad locum.