SICUREZZA EUROPEA
. Un progetto di trattato paneuropeo per la s. collettiva in Europa fu avanzato da V. Molotov alla conferenza dei ministri degli Esteri, tenuta a Berlino nel gennaio-febbraio 1954: l'equilibrio di pace sul continente veniva collegato alla questione tedesca, da regolare - secondo le dichiarazioni sovietiche del tempo - tramite la ricostituzione di uno stato nazionale smilitarizzato e neutrale. Nel nome della s. e. furono tenute, nel novembre-dicembre 1954 e nel maggio 1955, due conferenze dei paesi del campo socialista, la seconda delle quali istituì il Patto di Varsavia. La convocazione di una conferenza paneuropea fu ancora proposta nel luglio 1966 da parte del Comitato politico del Patto di Varsavia, riunito a Bucarest. Questa volta l'obiettivo immediato era impedire la realizzazione della forza nucleare multilaterale, che avrebbe consentito alla RFT un grado di partecipazione al controllo degli armamenti atomici; non si parlava di riunificazione, bensì del riconoscimento delle frontiere esistenti (in particolare quelle della RDT, Polonia e Cecoslovacchia), della sovranità dei due stati tedeschi e della non-validità del trattato di Monaco. Gli stessi punti furono ripetuti dai partiti comunisti dell'Europa occidentale e orientale, che accennarono pure alla questione di Berlino (Karlovy Vary, aprile 1967), e dal Comitato politico del Patto di Varsavia (Budapest, 17 marzo 1969). Distensione e s. e. furono prese in considerazione dal Consiglio atlantico nella sessione di Reykjavik (giugno 1968), che espresse la volontà di avviare trattative limitate alla riduzione degli armamenti in Europa, e in quella di Washington (aprile 1969), che accettò il collegamento tra la s. e. e il problema tedesco. Nel maggio 1969 il governo finlandese comunicò a tutti i paesi d'Europa, agli Stati Uniti e al Canada l'offerta di ospitare a Helsinki la prevista conferenza. Poi, mentre il dialogo ormai stabilito s'intrecciava con la svolta impressa da W. Brandt alla politica orientale di Bonn e con la serie degli Ostverträge, la tematica della conferenza fu allargata ai rapporti economici, tecnici e culturali, allo scambio d'informazioni e al movimento delle persone e delle idee. Un impulso decisivo fu dato dal vertice Nixon-Brežnev del maggio 1972, che stabilì l'avvio dei lavori preliminari. Fra i governi invitati, solo quello albanese rispose con un netto rifiuto (novembre 1972), definendo la conferenza quale uno strumento scelto dalle superpotenze per consolidare la propria egemonia sul vecchio continente.
La fase preparatoria fu aperta nel luglio 1973 a Helsinki e proseguì a Ginevra dal settembre dello stesso anno al luglio successivo; la fase conclusiva della Conferenza per la s. e la cooperazione in Europa (CSCE) si concluse nuovamente a Helsinki, il 10 agosto 1975. La volontà di distensione e collaborazione dei partecipanti si manifestò in una serie di dichiarazioni. Nell'atto finale erano richiamati i noti principi della coesistenza pacifica, con l'aggiunta del rispetto delle libertà individuali e con la particolare garanzia dell'eguaglianza e autodeterminazione dei popoli. L'articolo sull'inviolabilità delle frontiere, pur suscettibile di diverse interpretazioni, risultava il più ricco di contenuto. Per esso gli stati firmatari riconoscevano lo status quo in Europa: dichiarando inviolabili le attuali frontiere, s'impegnavano ad astenersi da ogni pretesa o atto mirante a usurpazioni o restaurazioni territoriali. Altri documenti raccomandavano, invece, la cooperazione nei campi dell'economia, scienza e tecnica, turismo internazionale. Da una parte, dunque, la CSCE ha sanzionato il complesso degli accordi sul problema tedesco, stipulati nei primi anni Settanta secondo alcuni postulati fondamentali della diplomazia sovietica; dall'altra, invece, ha introdotto nel quadro dei rapporti Est-Ovest un motivo di polemica che era stato evitato dall'indirizzo realistico di H. Kissinger. I documenti della CSCE, infatti, ribadivano il principio della non-ingerenza, ma ponevano - almeno nell'intenzione statunitense - i diritti umani sotto controllo internazionale.
In adempimento alle disposizioni dell'atto finale di Helsinki, la CSCE si è nuovamente riunita a Belgrado dal 4 ottobre al 9 marzo 1978. Essa ha portato avanti il dialogo internazionale e ha registrato la posizione dei singoli partecipanti, che hanno fissato il proprio atteggiamento in una serie di dichiarazioni e proposte. La delegazione statunitense ha insistito nella campagna per i diritti umani condotta dall'amministrazione Carter, mentre quella sovietica ha richiamato ripetutamente il principio della non-ingerenza negli affari interni, spostando la discussione sul disarmo e sulla cooperazione economica; dal canto loro, i neutrali non sono riusciti a imporre il tema delle conseguenze negative della politica dei blocchi. Pur nella sua laconicità, il documento conclusivo ha ammesso esplicitamente la mancanza di consenso che ha caratterizzato i lavori. Deluse le aspettative per un immediato incremento della libertà di contatti, del disarmo psicologico e della collaborazione economica, sono state annunciate riunioni di esperti su problemi settoriali e regionali ed è stata fissata una prossima riunione a Madrid, per il novembre 1980.
Bibl.: Dokumente zur Deutschlandpolitik der Sowjetunion, a cura del Deutsches Institut für Zeitgeschichte di Berlino Est, voll. 3, Berlino 1957-68; Sicherheitskonferenz in Europa. Dokumentation 1954-1972, a cura di F.K. Schramm, W.G. Riggert, A. Friedel, Francoforte sul Meno 1972; La conferenza paneuropea, a cura di F. Soglian, Milano 1973 (numero speciale di Relazioni Internazionali); Der Abschluss der Konferenz über Sicherheit und Zusammenarbeit in Europa (KSZE), Bonn 1975 (numero speciale di Europa-Archiv); Testimonianze di un negoziato, Helsinki-Ginevra-Helsinki 1972-75, a cura di L.V. Ferraris, Padova 1977); Die erste Phase des Belgrader KSZE-Folgetteffens, in Europa-Archiv, XXXIII, 1978, pp. D 51-D 94, D 157-D 170; Verlauf und Abschluss des Belgrader KSZE-Folgetreffens, ibid., pp. D 217-D 260.