SICLO (accadico shiqlu; ebraico sheqel [shiql])
Antica unità di misura per i pesi nel sistema sessagesimale babilonese, diffusosi in molti paesi di civiltà dipendente da quella babilonese, e fra l'altro presso gli Ebrei, donde la sua frequente menzione nella Bibbia. L'antico siclo "regio" babilonese aveva due valori diversi: quello "pesante" corrispondeva a gr. 16,83, quello "leggiero" a gr. 8,41; i valori però variarono assai secondo i tempi e i luoghi. A questa variabilità contribuì anche il fatto che, essendo il siclo d'argento divenuto ben presto l'unità di valore per gli scambî, si sentì l'opportunità di un determinato rapporto, comodo per il computo (1/10 o 1/15) tra esso e il siclo d'oro. Per il siclo nella monetazione v. ebrei: Numismatica.
Mezzo siclo d'argento a testa era l'offerta che ciascun uomo d'Israele era tenuto a pagare annualmente al Santuario di Gerusalemme (Es., XXX, 11-16); delle norme particolareggiate in proposito si occupa il trattato Shĕqālīm della Mishnāh (v.). Dopo la caduta di Gerusalemme e la distruzione del Tempio (70 d. C.) tale offerta venne naturalmente a cessare. Invece di essa i vincitori romani imposero, costituendo un apposito fiscus iudaicus, una equivalente tassa di capitazione (un didramma) a favore del tempio di Giove Capitolino.
Nel 1897 l'organizzazione sionistica ha ripristinato in altra forma l'antico istituto dello sheqel quale contributo annuo di ogni aderente alla organizzazione. L'ammontare di esso fu stabilito per i varî paesi nell'unità monetaria locale (1 lira, 1 franco, 1 marco, 1 scellino); poi durante la guerra mondiale fu notevolmente elevato: per l'Italia è attualmente dieci lire.
Bibl.: I. Benzinger, Hebr. Archäologie, 3ª ed., Lipsia 1927, p. 197 segg.