Vedi SICIONE dell'anno: 1966 - 1997
SICIONE (Σικυών, Σικυωνία, Sicyon)
Antica città della Grecia, non lontana da Corinto, situata nella parte settentrionale dell'Arcadia.
Riguardo alla storia primitiva di S., non si hanno che vaghe notizie, intorno ad alcune lotte sostenute coi vicini, sia per difesa, sia per un ampliamento del proprio territorio. Dalla metà del VII sec. alla metà del VI, la tirannia degli Ortagoridi coincise con un periodo di grande floridezza e potenza per la città. Celebre poi il tiranno Clistene che ebbe un ruolo di primo piano nella Guerra Sacra (595-586) e vinse a Delfi nelle gare Pitiche del 582. Affiancata a Sparta durante le guerre mediche, del Peloponneso e la guerra corinzia, dopo Leuttra (371 a. C.) che segnò il principio dell'egemonia tebana, S. fu occupata da Epaminonda: all'oligarchia si sostituì la tirrannide di Aristrato e dei due Eufroni, sino a che non venne la liberazione da parte di Arato (250). La storia di S. da allora è collegata con quella della Lega Achea e passa, attraverso l'amicizia coi Macedoni, alla resistenza contro i Romani; ma ormai anche la città non ha più nessun peso politico. La città, che sorgeva sino alla distruzione di Demetrio Poliorcete (303 a. C.) sul mare (il suo porto è ora insabbiato) in posizione pianeggiante, fu poi ricostruita nell'entroterra.
Nella storia dell'arte, S. ebbe una grandissima importanza: a S. furono, da qualche studioso, localizzate le fabbriche ceramiche di vasi protocorinzi; di S. sono originarî, secondo la tradizione, i primi pittori e plasticatori (v. boutades; greca, arte, pittura); a S. nel IV sec. a. C. era attiva una fiorente scuola di pittura; a S. tutti i fanciulli di buona nascita imparavano prima di ogni altra cosa la graphikè (Plin., Nar. hist., xxxv, 77). Non meno rinomata nell'antichità fu la scuola di bronzisti, a partire dall'arcaismo. Un'industria tarda fu quella delle scarpe (ὐποδήματα δυκυώνια via: Athen., iv, 155 c; Cic., De orat., i, 231).
Topografia. - Nel luogo ove presumibilmente sorgeva la città arcaica e classica, è stata recentemente rinvenuta una basilica del VI sec., innalzata sopra un più antico edificio dorico, databile al IV sec. a. C., forse identificabile, ma senza certezza, col tempio di Atena visto da Pausania (ii, 5, 6) sulla primitiva acropoli.
Riguardo alla città ellenistica, costruita su due ampie terrazze di un altopiano, molti sono gli edifici ricordati da Pausania nella sua descrizione della città, e numerosi quelli che la Società Archeologica Greca va via via riportando alla luce, anche se spesso non è possibile l'identificazione tra quelli della tradizione e quelli scavati.
La città si presenta circondata da un ampio giro di mura (delle quali si conserva un lungo tratto sul lato O) che, assecondando la configurazione del terreno, ingloba una superficie di molto superiore all'area della città.
La descrizione di Pausania inizia dall'acropoli, situata nella parte S-O della città; la brevità della menzione fa supporre che ivi i monumenti dovevano essere molto pochi. Pausania ricorda il tempio di Tyche Akràia, identificato dal Robinson con alcuni resti, oggi non più visibili. Da qui il Periegeta passa a descrivere il teatro, che infatti si innalza non lontano dall'acropoli, in una depressione naturale ingrandita verso N da un riempimento. Scavato dalla Scuola Americana di Atene dal 1889 al 1891 (nel 1952 l'Arch. Eteria provvide ad una completa ripulitura), il teatro di S. è tra i più grandi teatri ellenistici della Grecia continentale. Dopo varie aggiunte e rimaneggiamenti, la parte di fondo della scena, dalla parte cioè della pianura, appare mascherata - per così dire - da un lungo portico dorico, racchiuso, alle due estremità da due ambienti: quello di S-E si presenta come un'ampia sala rettangolare, mentre quello di N-E, che dovette subire successive modificazioni, si presenta ora adattato a fontana monumentale, con bacino semicircolare, preceduta da un portico con quattro colonne doriche. La data di costruzione del teatro si può collocare, come proposto dal Fiechter, all'inizio del III sec. a. C., dato che nel 250, quando Arato liberò la città, il teatro già esisteva. Da Polibio (xxix, 25, 2) sappiamo che nel 168 a. C. il teatro servì come lùogo di riunione per i membri della Lega Achea. A N-O del teatro è situato lo stadio - che Pausania non cita - in un avvallamento naturale dell'altopiano: la terminazione N-E dello stadio è rappresentata da un muro in tecnica poligonale che sorregge un riempimento. Di fronte al teatro, non sono più visibili oggi quei resti veduti dal Leake (una colonna e un pilastro d'anta di un piccolo tempio) che sono forse identificabili col piccolo tempio di Dioniso citato da Pausania (ii, 7, 5). A S-E del teatro, invece, si innalzavano terme di periodo romano, ora trasformate in un edificio che raccoglie le sculture e gli altri pezzi provenienti dallo scavo della zona. Accanto si trova un edificio rettangolare molto allungato (m 38 × 11,55 circa), databile in epoca arcaica, ricostruito però in epoca ellenistica. L'edificio, già identificato dubitativamente col tempio di Artemide (Deltion, 1926, p. 47; Praktikà, 1937, p. 94 ss.), è stato invece identificato dal Roux col tempio di Apollo, che Pausania (ii, 7, 8), ricorda come antichissimo, dedicato da Proitos (v.) nel luogo dove le figliole erano rinsavite (delle Pretidi si mostravano statue anche nell'agorà di S., ma Pausania [ii, 9, 8], avverte che le iscrizioni contraddicono questa identificazione, offerta dalle guide locali); il tempio, però, ci avverte Pausania, come lui lo vedeva, era dovuto al rifacimento di Pythokles, al quale si deve la statua di culto: il Roux identifica questo personaggio con lo scultore del II sec. a. C. circa, ricordato da Plinio (Nat. hist., xxxiv, 52); e pure in epoca ellenistica pensa sia avvenuto il rifacimento del tempio, mettendo ciò in connessione con la notizia di Polibio (xvii, 16) che i Sicioni avevano innalzato nelle immediate vicinanze di questo tempio una statua colossale di Attalo I.
Procedendo nella visita alla città, Pausania (ii, 7, 7) cita il tempio di Peitho e l'Heroon di Arato, il quale aveva ricevuto dai Sicioni onori quali erano tributati agli eroi ecisti e ai salvatori; vicino, altari e statue, e il portico detto di Clistene, che deve collocarsi certamente su un lato dell'agorà; e ancora, il bouleutèrion, che gli scavi hanno riportato: in luce: si tratta di una sala ipostila, all'incirca quadrata (m 41,15 × 40,50) costruita in pòros locale: all'interno, 4 file di 4 colonne reggevano il tetto che doveva presentare al centro un opàion, corrispondente all'area quadrata che le 4 colonne centrali determinano; all'esterno l'edificio era aperto, dal lato dell'agorà, o mediante un portico o un prostòon. L'edificio è di incerta comprensione nei suoi dettagli architettonici, a causa della posteriore trasformazione in edificio termale. Separato da una strada, sullo stesso lato dell'agorà, è stato messo in luce un porticato, probabilmente dorico e a due piani, che Pausania non menziona. L'Orlandos propone di riconoscere in esso la stoà poikìle donata da Lamia, l'amica di Demetrio Poliorcete (Polemon, in Athen., 577 c): in realtà si tratta di un edificio di destinazione commerciale, databile al II sec. a. C. Pausania cita anche il ginnasio, in due diversi passi della Periegesi (ii, 10, i e ii, 10, 7), senza però alcun dubbio che in entrambi i casi si tratti dello stesso edificio: l'edificio fu costruito da Kleinias, padre di Arato, all'inizio dei III sec. a. C., ed era ancora in efficienza all'epoca della visita di Pausania. Anche il ginnasio è stato riportato in luce dai recenti scavi greci: si tratta del monumento più notevole di S. dopo il teatro. Di pianta quasi quadrata (m 69 × 72), è disposto su due terrazze con un dislivello tra l'una e l'altra di circa 3-4 m: due scale immettono dalla terrazza inferiore a quella superiore, che viene retta da un lungo muro in filari isodoinici convessi, interrotto da due fontane (v. ninfei e fontane). La parte superiore del ginnasio consiste in un grande cortile rettangolare, circondato su tre lati da un porticato di ordine dorico; la parte inferiore presenta invece, intorno al cortile, una successione di ambienti di diversa destinazione. Alla terrazza inferiore si accedeva da un piccolo propileo nell'angolo N-O, con due facciate distile in antis, rispettivamente verso l'esterno e verso la corte. Subì rifacimenti nel porticato, specialmente in quello della terrazza superiore, dopo il terremoto del II sec. d. C.; Pausania (ii, 10, i) ricorda nel ginnasio un Eracle in marmo di Skopas, e altre statue. Un Eracle in bronzo di Lisippo era nell'agorà (Paus., ii, 9, 6), riconosciuto dal Laurenzi in una statuetta a Siracusa.
Inidentificati sino ad ora rimangono i due santuarî che Pausania menziona (ii, 10, 1 e 2): di Eracle, con un antichissimo xòanon di Laphaes di Fliunte, e di Asklepios, il cui culto è attestato, sino ad oggi, da un solo rilievo votivo, rinvenuto casualmente nel 1952. È stato invece scavato un piccolo santuario non ricordato da Pausania, dedicato alle ninfe, ad O del ginnasio e non lontano da questo, ai piedi di un ripido pendio roccioso.
Oggi molti degli elementi (resti di edifici e di pezzi architettonici) che il Leake vide e segnalò, sono del tutto scomparsi, così come non più visibili sono oggi gli edifici liberati nel 1925 dal Philadelpheus, a N-E del ginnasio (Deltion, 1925, p. 45). Nulla si sa delle necropoli e delle sepolture, che Pausania nota essere di un tipo speciale, proprio dei Sicioni, senza però indicarne né la pianta né le dimensioni.
Bibl.: Per la topografia di S., in relazione col commento al testo di Pausania, si veda la recente pubblicazione di G. Roux, Pausanias en Corinthie (Livre II, i à 15), in Ann. Université Lyon, S. II, XXXI, 1958, p. 134 ss., che riporta anche una bibliografia esauriente su tutti i monumenti esaminati, e id., L'Architecture de l'Argolide, Parigi 1961, passim. In particolare: Basilica paleocristiana: Praktikà, 1933, p. 81 ss., e 1954, p. 219 ss.; E. Stassinopoulos, in Riv. Arch. Crist., XXXI, 1956, p. 78. Teatro: E. v. Fichter, Das Theater in Sikyon, Stoccarda 1931; D. A. W. Dilke, The Greek Theatre Cavea, in Ann. Br. School Athens, XLIII, 1948, p. 169; id., Details and Chronology of Greek Theatre Caveas, ibid., XLV, 1950, p. 53 ss.; W. B. Dinsmoor, The Architecture in Ancient Greece, Londra 1950, p. 302 ss.; 312 ss.; Praktikà, 1952, p. 393 s. Bouleutèrion: N. Philadelpheus, in Bull. Corr. Hell., L, 1926, p. 175 ss.; W. B. Dinsmoor, op. cit., p. 243 s. Ginnasio di Kleinias: J. Delorme, Gymnasion, Parigi 1960, p. 99 ss. Eracle di Lisippo: L. Laurenzi, in Arte Antica e Moderna, V, 1959, p. 3 s. Per i trovamenti di sculture: Praktikà, 1935, p. 82 s., fig. 14 (testa marmorea di Tyche); Amer. Journ. Arch., V, 1889, p. 292, tav. VIII (Bacco [?], dal teatro).