Sicheo
Marito di Didone. Secondo Virgilio (Aen. I 342 ss.) S. fu vittima del cognato Pigmalione, re di Tiro in Fenicia, che l'uccise per impossessarsi delle sue grandi ricchezze; un inutile omicidio, perché S. rivelò in sogno alla moglie il luogo dov'erano nascosti i tesori per consentirle di rientrarne in possesso e le consigliò la fuga. Attenendosi alla versione virgiliana anche circa i successivi sviluppi della vicenda (v. DIDONE), D. condanna in Didone l'amore per Enea, in quanto esso implica la sua mancata fede alla promessa di non tradire il marito crudelmente assassinato. La circonlocuzione con cui il poeta, nel cerchio dei lussuriosi, la definisce come colei che ruppe fede al cener di Sicheo (If V 62) riproduce il " non servata fides cineri commissa Sychaeo " di Aen. IV 552. Ancora all'oltraggio arrecato da Didone alle ceneri di S. si richiama il noiando a Sicheo di Pd IX. 98.