Vedi SICHEM dell'anno: 1966 - 1997
SICHEM (v. vol. vil, p. 256 e s 1970, p. 586, s.v. Palestina)
Negli anni '70 è ripresa l'indagine archeologica sul sito della biblica S., già identificata dai suoi scopritori E. Sellin e G. Welter con il moderno sito di Teli Balata, situato 3 km a O di Nablus, nel cuore della Palestina centrale. L'indagine, promossa dall'Istituto per Ricerche Archeologiche W. F. Albright di Gerusalemme, è stata diretta da W. G. Dever con l'apporto di diverse scuole americane. La ripresa degli scavi su questo sito è stata promossa soprattutto per risolvere alcuni problemi lasciati insoluti dalle precedenti campagne degli anni '30 e '60; sono stati concentrati in particolar modo sulle massicce fortificazioni del Bronzo Medio IIC, le più imponenti di questo periodo in tutta l'area siro-palestinese, e nella porta NO di accesso alla città. Nei pressi di quest'ultima gli scavi del 1926-1927, condotti da E. Sellin, avevano messo in luce un complesso architettonico cui fu attribuita la funzione di palazzo; le successive indagini di W. G. Dever hanno portato all'identificazione di una parte di esso come un santuario del tipo tripartito, con tre stanze comunicanti tra loro e poste lungo un asse centrale. Nel vano al centro sono state rinvenute due basi di colonna e un podio o altare. Il tempio, datato dai numerosi frammenti ceramici in esso rinvenuti al 1600 a.C. circa, sembra così esser contemporaneo al «migdol tempie» dell'area V, ma a differenza di quest'ultimo, che forse era usato come luogo di culto pubblico, esso deve essere stato una sorta di cappella reale privata, annessa all'edificio palatino che E. Sellin definì come palazzo. Un simile e contemporaneo esempio di un palazzo e tempio situati vicino a una porta urbica, è stato rinvenuto nello strato VII di Alalakh, nella zona dello 'Amuq in Siria.
Sull'altro lato della porta NO è stata chiarita la funzione di un edificio che, in una delle tre fasi pertinenti alla porta urbica, servì probabilmente come alloggiamento militare. Più tardi, durante l'ultima fase delle fortificazioni pertinenti al Bronzo Medio IIC e prima della distruzione egiziana del 1550 a.C., l'edificio venne incorporato nella sistemazione a «casematte» del muro di cinta.
Recentemente N. P. Lapp ha pubblicato un utile corpus della ceramica proveniente dallo strato V di S., che rappresenta una limitata occupazione compresa tra i livelli ascrivibili alla fine del Ferro II (VI-V sec. a.C.) e i primi livelli del periodo ellenistico. Benché di questa epoca non siano rimaste attestazioni architettoniche di rilievo, la ceramica rinvenuta nei livelli a essa pertinenti si dimostra particolarmente interessante, perché sia la ceramica locale, rappresentata da ciotole, giare, coppe, ceramica da cucina e lucerne, sia quella di importazione attica, lèkythoi, coppe e crateri a figure nere e figure rosse, fanno luce sulla prima apparizione in Palestina della ceramica c.d. persiana, datata tra il 525 e il 475 a.C.
Allo stesso periodo risale una serie di tombe scoperte accidentalmente nel 1976 a 1,5 km a NE di S., in occasione dello spianamento di un'area destinata a costruzioni; i materiali rinvenuti all'interno delle sepolture, studiati e pubblicati da E. Stern, sono ricchi e piuttosto varí nelle tipologie.
Il sarcofago d'argilla con una estremità tagliata ad angolo retto e l'altra invece arrotondata è simile ad altri rinvenuti nella stessa S., a Megiddo, Samaria, Tel Dothan, Teli el-Far'a e riconosciuti come tipici del periodo assiro. Gli altri oggetti, incensieri, lampade e ciotole di bronzo, giare e lèkythoi attiche, sono così vari e dimostrano una tale mescolanza di stili, da aver indotto gli archeologi a porsi il problema di chi fossero le persone sepolte in queste tombe. E. Stern suggerisce che queste siano tombe di famiglie di esiliati a S. da varie zone della Mesopotamia o dalle montagne dell'Elam e dell'Iran (il cui stile è riconoscibile nelle ciotole e lampade di bronzo). È interessante rilevare inoltre che le tre lèkythoi attiche rinvenute in queste sepolture erano tutte spezzate nello stesso modo (rimane cioè solamente la bocca e il collo di ognuna). L'usanza di lasciare vasellame attico spezzato, come offerta funeraria nelle tombe «achemenidi», non è attestato soltanto in queste tombe di Sichern. Già Woolley aveva osservato la presenza di oggetti di ceramica attica nelle sepolture «achemenidi» scoperte a Deve Hiiyiik in Turchia. La scelta di questi oggetti è dovuta, secondo Woolley, al valore attribuito alla ceramica di importazione greca nel Vicino Oriente.
Gli ultimi strati di occupazione del sito (strati IV- I), rappresentano un insediamento dei Samaritani dopo l'espulsione di questi da
Samaria a opera di Alessandro Magno. Nello strato IV è evidente una ricostruzione ben pianificata della città, seppure con il riuso delle linee difensive del periodo del Bronzo Medio; le case sono di qualità eccellente, con larghe fondazioni composte da un muro più esterno e uno più interno in pietra con riempimento in pietrame e una sovrastruttura di mattoni.
Gli strati III-I testimoniano invece un progressivo abbandono del sito che probabilmente rimase in vita solo come centro agricolo fino alla totale distruzione agli inizi del I sec. a.C.
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