SICHEM (ebraico Shĕkhem, greco Συχέμ, Σίχιμα)
Città della Palestina nella regione delle montagne di Efraim, fra i monti Ebal e Garizim. In forza della sua situazione geografica, al mezzo della Palestina e lungo la strada interna che collegava l'Egitto con l'Asia anteriore, sembra che avesse grande importanza fin nei tempi anteriori all'ingresso degli Ebrei nel Canaan. È nominata (Shakmi) già nei documenti cuneiformi di Tell el-‛Amārnah, come occupata dai rivoluzionari Khabiri a spese del faraone egiziano che ne era il legittimo sovrano. Abramo, entrando per la prima volta nel Canaan dal settentrione, fece una sosta in quel posto centrale (Genesi, XII, 6); altrettanto fece poi Giacobbe quando tornò dalla Mesopotamia, acquistandovi anche un terreno e innalzandovi un altare al Dio d'Israele (Gen., XXXIII, 18-20); in questa occasione Sichem, figlio del principe, violentò Dina figlia di Giacobbe, onde i fratelli di lei la vendicarono riuscendo con uno strattagemma a uccidere gli uomini della città, che poi saccheggiarono (Gen., XXXIV). Anche quando Giacobbe stava stanziato a Hebron, i suoi figli si spingevano per esigenze di pascolo fino a Sichem (Gen., XXXVII, 12 segg.); ivi più tardi fu portata dall'Egitto e sepolta la mummia di Giuseppe (Esodo, XIII, 19; Giosuè, XXIV, 32).
Sichem, al tempo dei Giudici (v.), fu il principale centro e sostegno del breve regno di Abimelech (v.), ch'era nativo di Sichem, e dal suo tempio di Ba‛al-Berith furono prelevati 70 sicli d'argento che servirono ad assoldare truppe per il suo partito; più tardi però, accentuatasi in Sichem stessa l'avversione contro Abimelech, egli marciò contro la città, la distrusse e passato a una località vicina chiamata "Torre di Sichem", ov'era il tempio di El-berith divenuto asilo ai rivoltosi, l'incendiò. Certamente la città fu riedificata poco dopo: alla morte di Salomone vi si tenne l'assemblea popolare per decidere circa i patti da imporre al suo successore Roboam; e allora avvenne lo scisma fra le tribù meridionali e le settentrionali, le quali si costituirono un regno a parte che da principio ebbe per breve tempo come capitale Sichem (I [III] Re, XII, 25).
Dopo la costruzione della vicina città di Samaria, Sichem andò sempre più perdendo d'importanza, pur rimanendo come il centro tipico della rivalità religiosa dei Samaritani contro i Giudei di Gerusalemme (cfr. Ecclesiastico, L, 26-27); ma, appunto per questa astiosa rivalità, sulla fine del sec. II a. C., Giovanni Ircano, erede dello spirito dei Maccabei, conquistò definitivamente la città, che da quel tempo non ebbe più alcuna importanza. Perfino il suo nome rimase confuso con quello di Flavia Neapolis, l'odierna Nābulus, allorché questa colonia romana ai tempi di Vespasiano fu costruita a breve distanza da Sichem, e spesso più tardi si ritenne che Sichem designasse il preciso posto di Flavia Neapolis.
Gli scavi archeologici recenti hanno identificato esattamente l'ubicazione dell'antica Sichem, e hanno portato alla luce molto materiale archeologico. L'ubicazione è quella dell'odierna Belāṭah, situata a meno di 3 km. a oriente di Nābulus; vi furono praticati scavi a più riprese, dal Sellin nel 1913-14 e 1926 e dal Welter nel 1929 e seguenti.
I primi scavi portarono alla luce cinque strati di insediamenti umani, di cui il più basso e antico sembra riportarsi al sec. XVIII a. C., e gli altri successivamente ai secoli XV, XIV, XII, X. Allo strato più antico appartiene un muro di cinta della città, costruito con grande cura e di straordinaria robustezza, e un palazzo che sembra essere stato la reggia; negli strati superiori la reggia risulta rinnovata e ampliata, e appaiono anche ruderi di una presunta costruzione sacra. Il quarto strato appare ricoperto di un lenzuolo di ceneri, in cui si è voluto riconoscere l'effetto dell'incendio di Abimelech. Fra le macerie furono ritrovate due tavolette d'argilla con scrittura cuneiforme.
I successivi scavi (Welter) modificarono sostanzialmente le conclusioni tratte in precedenza. La parte centrale riportata alla luce non sarebbe la "Torre di Sichem" (come prima si era creduto), bensì il "Millo" nominato in Giudici, IX, 6, 20; invece la "Torre di Sichem", presentata dalla Bibbia come abbastanza distante dalla città, sarebbe situata a una certa altezza del vicino monte Garizim, ove altri scavi hanno scoperto ruderi importanti.
Bibl.: Zeitschrift d. deutsch. palästin. Vereins, XLIX, p. 229 segg.; F. M. T. Böhl, De geschiedenis der stad Sichem en de opgravingen aldaar, Amsterdam 1926; G. Welter, Stand der Ausgrabungen in Sichem, in Jahrbuch deut. archäol. Inst., 1932, p. 289 segg.; E. Sellin, Der gegenwärt. Stand der Ausgrab. von Sichem, in Zeitschr. alttestam. Wissensch., 1932, p. 303 segg.