LEWITSCHAROFF, Sibylle
Scrittrice tedesca, nata a Stoccarda il 16 aprile 1954. Per i suoi lavori ha ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui, nel 1998, il premio Ingeborg Bachmann per Pong, nel 1999 il premio della Fondazione Buchkunst, nel 2006 il premio Kranichsteiner, nel 2007 il premio Literaturhäuser (delle Case della letteratura), nel 2008 il premio Marie-Luise Kaschnitz, e nel 2009 il premio della Fiera del libro di Lipsia per il romanzo Apostoloff. Nel 2010 ha ottenuto il premio di letteratura Berliner Literaturpreis e nel 2011 si è aggiudicata sia il premio Kleist sia il premio Ricarda-Huch, oltre al Wilhelm-Raabe-Literaturpreis, per Blumenberg, e nel 2013 il premio Georg Büchner, il più importante riconoscimento letterario tedesco. Ha scritto romanzi, testi e drammi radiofonici, saggi letterari e racconti, e si è cimentata con profitto anche nel genere drammatico, inaugurato nel 2012 con la messa in scena di Vor dem Gericht (Davanti alla legge), di evidente ispirazione kafkiana.
Dopo aver studiato scienze delle religioni a Berlino e aver effettuato vari soggiorni di studio annuali a Buenos Aires e Parigi durante il periodo universitario, ha fatto il suo esordio letterario nel 1994 con il volume in prosa 36 Gerechte, pubblicato per la piccola casa editrice Galerie Steinrötter di Münster. Per la prosa il riconoscimento è arrivato con Pong, uscito nel 1998 per la casa editrice Berlin e poi ‘rivisitato’ in un’edizione successiva, pubblicata con Friedrich Meckseper presso la casa editrice Insel, Pong redivivus (2013). Di nuovo con l’editrice Berlin è uscito nel 1999 Der höfliche Harald. A quest’opera è seguito il romanzo Montgomery, ambientato a Roma, e pubblicato nel 2003 per la casa editrice DVA (Deutsche Verlags-Anstalt), poi, sempre per DVA, Consummatus, nel 2006, come ideale proseguimento. Si è quindi imposta all’attenzione internazionale con Apostoloff (2009; trad. it. 2012) – testo su un viaggio nello spazio (e nella mente), a metà tra romanzo on the road e commedia nera, puntellato da tratti acidi e grotteschi – e poi con Blumenberg (2011; trad. it. 2013).
L’opera di L. è caratterizzata da uno stile vertiginoso, plastico e preciso, al contempo raffinato e visionario, in continua oscillazione tra il misticismo e il realismo. La sua scrittura propende verso il fantasioso e il paradossale (recuperando così la tradizione di stampo romantico – principalmente la lezione di Joseph von Eichendorff – e neoromantico del ‘realismo magico’), ma mantiene al contempo forti rapporti con il reale. Ne è un esempio calzante il romanzo Blumenberg costellato di riferimenti filosofici e religiosi. Il protagonista è il filosofo di Lubecca Hans Blumenberg, ritratto come un novello san Girolamo nello studio (dal noto quadro di Antonello da Messina), e alle prese con l’irrompere nel reale della metafora biblica, rappresentata dall’onnipresente leone giallo che solo lui può vedere (e che rinvia alla leggenda di san Girolamo e il leone). Nel 2014 è uscito, per Suhrkamp, il suo primo romanzo poliziesco Killmousky, accolto con entusiasmo dalla critica.
Bibliografia: «Text + Kritik», 2014, 204, nr. speciale dedicato a Sibylle Lewitscharoff, a cura di C. Spoerhase.