SIAM
(in siamese Saiam o Muang Thai, cioè "stato degli uomini liberi"; A. T., 95-96).
Sommario. - Delimitazioni e confini (p. 618); Esplorazione (p. 618); Rilievo e morfologia (p. 618); Clima (p. 619); Acque continentali (p. 619); Flora e vegetazione (p. 619); Fauna (p. 619); Condizioni demografiche (p. 620); Etnografia (p. 620); Condizioni economiche (p. 621); Comunicazioni (p. 622); Commercio estero (p. 623). - Ordinamento dello stato (p. 624). - Storia (p. 625). - Lingua (p. 626). - Letteratura (p. 627). - Arte (p. 627).
Delimitazioni e confini. - Stato dell'Indocina, di cui comprende la parte centrale con un tratto della Penisola Malese, che si allunga verso S. tra l'Oceano Indiano e il Golfo del Siam. Su questo si affaccia a S. anche il Siam continentale, il quale confina a NO. e a O. con l'impero indiano (Birmania), a NE. e a E. con l'Indocina Francese (Laos e Cambogia). Nella Penisola Malese il Siam confina con la Malacca Britannica (stati di Perlis, Kedah, Perak e Kelantan). Sembra che il nome Siam sia una corruzione di Shan, col quale i Birmani designano tutti i loro vicini orientali, Shan, Siamesi e Laos; in Europa esso fu usato in principio nella forma portoghese Sião.
La parte continentale del Siam è formata essenzialmente dal bacino del Menam e da una parte di quello del Mekong, sulla destra di questo fiume. Un tempo la sovranità del Siam si estendeva sulla riva sinistra del Mekong fino alla catena annamita, comprendendo così tutto il Laos; ma col trattato franco-siamese del 1893 il confine fu portato sul Mekong (successivamente, nel 1903, la Francia è riuscita a ottenere territorî anche sulla destra di questo fiume, e cioè le provincie di Battambang e di Siem Reap e il regno di Luang Prabang). Il confine con la Birmania segue per un tratto il Saluen, e poi corre sulle catene montuose che dividono il bacino del Saluen da quello del Menam.
Il Siam è compreso astronomicamente tra 5° 40′ e 20° 30′ nord e tra 97° 25′ e 105° 30′ est. La sua superficie (513.447 kmq.) corrisponde a quelle unite della Germania e della Danimarca.
Esplorazione. - Marco Polo durante il suo viaggio di ritorno toccò le spiagge orientali della Penisola di Malacca (Locac), sottoposte al Siam: ma le sue notizie al riguardo sono scarse e incerte. Alcuni ragguagli sul Siam dà pure Ludovico de Varthema nel suo Itinerario, quando parla delle città di Tenasserim e di Malacca, ch'egli aveva visitate. I primi Europei che ebbero relazioni col regno del Siam furono i Portoghesi, che inviarono ad Ayudhya un'ambasceria dopo la conquista di Malacca (1511). Duarte Fernandez, capo dell'ambasceria, fu ricevuto con molta benevolenza alla corte siamese, e tornò a Malacca con ricchi doni per il suo re. Una seconda ambasceria fu inviata di lì a poco agli ordini di Antonio de Miranda e Duarte Coelho, che veleggiarono intorno alla Penisola Malese fino a Trengganu e da qui raggiunsero Ayudhya con ardimentoso e penoso viaggio per terra.
Verso la metà del sec. XVI il Siam fu visitato da Fernão Mendes Pinto, noto soprattutto per essere stato tra i primi Europei a penetrare nel Giappone. Al principio del sec. XVII iniziarono i loro commerci col Siam anche gli Olandesi, seguiti di lì a poco dagl'Inglesi. Ma notevoli progressi nella conoscenza di quel paese si fecero soltanto allorché vi penetrarono da Mergui, attraverso il Tenasserim, missionarî cattolici francesi (1662), che furono seguiti da ambascerie inviate da Luigi XIV (della prima, partita da Brest nel 1685, faceva parte l'abate De Choisy, che scrisse poi un interessante Journal du voyage de Siam; la seconda, inviata pochi anni più tardi, fu diretta da S. de La Loubère, che pubblicò una pregevole relazione nel 1691).
Durante il sec. XVIII ben poco si poté aggiungere alle conoscenze che già si avevano. Tra le esplorazioni del sec. XIX sono da ricordare quelle dell'inglese D. Richardson, che nel 1839 attraversò le montagne del Tenasserim tra Moulmein e Kanchanaburi; del botanico francese H. Mouhot, il quale dal Menam si diresse a Korat e quindi a Pak Lay e a Luang Prabang, dove morì (1861); di sir Robert Schomburgk, console inglese a Bangkok, che nel 1860 risalì il Menam e il Me Ping, raggiunse Chiengmai, quindi, attraverso le montagne, Moulmein, per poi tornare a Bangkok passando a Kanchanaburi; del francese A. Pavie, che nel 1879 visitò il Siam meridionale e tra il 1880 e il 1885 fece varî altri viaggi nel Siam e nella Cambogia. Importantissima fu l'opera d'esplorazione e di rilievo compiuta alla fine del secolo XIX (1881-1893) dall'inglese J. Mc Carthy, che fu per dieci anni al servizio del governo siamese. Egli visitò quasi tutto il paese, del quale preparò anche una pregevole carta. A lui si deve la costituzione del Survey Department siamese. Tra gli esploratori e gli scienziati che visitarono il Siam nel sec. XX sono da ricordare F. Lupša, C. C. Hosseus, J. P. Andersen, L. J. Robbins e soprattutto W. Credner, che dal novembre 1927 al marzo 1929 percorse il paese in ogni senso, raccogliendo una messe grandissima di osservazioni.
Rilievo e morfologia - Il Siam settentrionale a N. del 18° parallelo è una regione montuosa, coperta da grandi foreste, formata da un fascio di catene a pieghe costituite da graniti, calcari, arenarie e scisti argillosi e dirette da N. a S., che giungono ad altezze superiori ai 2500 m. (Doi Intanon, 2577 m.), catene tra le quali si aprono le vallate dei rami sorgentiferi del Menam (da ovest a est: Menam Ping o Me Ping, Menam Wang, Menam Yom, Menam Nan). Queste valli a volte si riducono ad anguste forre selvagge, a volte si aprono in ampî e fertili bacini, come quello di Chiengmai, alto 600-800 m. Le forre corrispondono solitamente a zone dove i fiumi sono stati costretti a incidere rocce più resistenti. I monti s'innalzano ripidi sui fondovalle, ma di frequente li precede una zona collinare con conoidi e terrazzi fluviali. Le zone culminali si presentano dove cupoliformi (nei graniti) o tabulari (nelle arenarie e negli scisti argillosi), dove aspre e acute (nei calcari). Nelle zone calcaree sono molto diffusi i fenomeni e le forme carsiche.
La regione montuosa del Siam settentrionale si continua verso il confine con la Birmania con una serie di catene (Monti del Tenasserim) dirette anch'esse da nord a sud e formate da un nucleo di rocce granitiche sulle quali riposano scisti metamorfici, quarziti e calcari antracolitici. Queste catene s'innalzano fino a oltre 1800 m. e sul versante siamese a nord del 16° parallelo sono incise dalle valli di alcuni affluenti del Menam, e a sud da quelle del Meklong e suoi tributarî; proseguono poi nella Penisola Malese (qui sono formate soprattutto da scisti cristallini), della quale appartengono al Siam circa 70.000 kmq. I Monti del Tenasserim presentano solchi profondi, utilizzati dalle vie di comunicazione, come il passo delle Tre Pagode (Bhra Chedi Sam Ong: 220 m.), importante per le comunicazioni tra il Siam centrale e Moulmein, il Passo Kao Maun (230 m.), per quelle tra il Siam e la costa del Tenasserim, e il solco dell'Istmo di Kra. Questo è largo 100 km. e alto 76 m., e si è progettato di tagliarlo con un canale navigabile; ma il progetto è fortemente ostacolato dagl'Inglesi, perché la sua esecuzione toglierebbe gran parte della sua importanza a Singapore. Nella penisola la cimosa litoranea piana è assai limitata, specialmente sull'Oceano Indiano, dove la costa, molto articolata e accompagnata da uno sciame di isole, è spesso alta e rocciosa e sembra essere stata soggetta a recenti movimenti di sommersione.
Il Siam centrale, la sezione più importante del paese tanto dal punto di vista storico e antropico, quanto da quello economico, è formato da un grande fertilissimo bassopiano solcato dal Menam medio e inferiore e da numerosi suoi affluenti, che l'hanno coperto con le loro alluvioni (sabbie fini e argille). La parte più meridionale del bassopiano è costituita dal grande delta del Menam, che s'inizia a 200 km. dalle foci del fiume. Nella pianura, che si va innalzando lentamente verso nord, si elevano qua e là colline calcaree isolate. Una serie di rilievi coperti da foreste, tra i quali i Monti Dang Praya Yen, separano il bassopiano del Menam dall'altipiano di Korat, che forma il Siam orientale e che è diviso dalla Cambogia, a sud, dalla catena detta Pnom Dang Rek, alta sui 1000 m. L'altipiano, formato da calcari e arenarie rosse tettonicamente poco disturbate, dalle quali affiorano qua e là scisti cristallini e graniti, è alto sui 200-300 m. e coperto da suoli laterici e salini poco fertili; in esso si aprono le vallate del Nam Mun e del Nam Si (Mekong), che sono invece fertili e ben popolate.
Clima. - Il Siam presenta condizioni climatiche notevolmente differenti fra una parte e l'altra, dovute soprattutto alla direzione delle catene montuose rispetto al soffio del monsone di SO., dal quale dipende l'andamento delle temperature e quello delle precipitazioni. Le temperature più elevate (29-30° nel Siam centrale) si hanno in aprile o maggio, secondo l'inizio del periodo piovoso del monsone di SO., durante il quale la minore insolazione fa diminuire un poco le temperature. L'escursione diurna è di 12-13° nei mesi più caldi, di 7-8° in quelli più freschi (ottobre-febbraio); l'escursione annua è di soli 2-3° nel Siam centrale, ma sale a 7-8° nelle vallate del montuoso Siam settentrionale. Le precipitazioni sono abbondanti soprattutto nella parte peninsulare, e particolarmente sul versante occidentale di essa, dove si raggiungono anche massimi annui di oltre 4 m. (Takuapa, 4298 mm.), ma si hanno di solito sui 2 metri. Sono compresi entro le isoiete di 2000-3000 mm. anche i versanti orientali delle catene del Tenasserim (quelli occidentali ricevono dappertutto più di 3000 mm. di piogge), un tratto della costa del Siam di SE., al confine con la Cambogia, e parte dei monti Pnom Dang Rek. Il monsone di SO., smunto da questi schermi montuosi, giunge assai meno umido sul Siam settentrionale e centrale, che nella maggior parte è compreso tra l'isoieta di 1000 e quella di 1500 mm. Il Siam orientale al centro rientra anch'esso nelle isoiete di 1000 e 1500 mm.; ai margini, invece, a cagione dei rilievi che lo chiudono, è più piovoso (1500-2000 millimetri). È da notare che vi sono alcune ristrette zone del Siam centrale e orientale dove sembra che le piogge siano inferiori ai 1000 mm. annui. La stagione piovosa va di solito da aprile a ottobre (nel Siam settentrionale è più breve: maggio-settembre).
Acque continentali. - La massima parte del territorio siamese è divisa tra il bacino del Menam e quello del Mekong. Il Menam, che sfocia nel Golfo del Siam dopo un corso di 700 km., ha i suoi rami sorgentiferi, come si è visto, nel Siam settentrionale: il Menam Nan e il Me Ping, i principali tra questi, si uniscono presso Nagor Svarga, e da qui il Menam (propriamente Menam Chau Phaya) comincia a essere navigabile da vaporetti. A valle di Nagor Svarga s'inizia il delta, piatto e allungato, percorso da varî bracci del fiume e da una rete di canali artificiali (klong) che servono a irrigare le risaie durante il periodo asciutto. Il Menam inferiore è in piena da maggio a novembre e allora inonda la bassa pianura su circa 31.000 kmq.
Il Mekong, come si è detto, segna per lungo tratto il confine tra il Siam e l'Indocina Francese; dei numerosi suoi affluenti che scorrono in territorio siamese il più notevole è il Nam Mun, il cui ampio sistema scola gran parte dell'altipiano di Korat.
Degli altri fiumi siamesi va ricordato il Meklong (400 km.), che ha origine nelle montagne del Tenasserim e sfocia nel Golfo del Siam a occidente del Menam.
Tra i bacini lacustri, ragguardevole è quello costiero di Tale Sap, nella Penisola Malese, dalle acque pescosissime.
Flora e vegetazione. - La flora del Siam, eccettuata quella delle coste che presenta stretti rapporti con quella della Penisola di Malacca, ha grandissime affinità con la flora dell'Indocina francese e del SE. della Cina. Infatti si trovano le stesse piante caratteristiche: le Garcinia produttrici della gommagutta, gli Amomum che forniscono quei frutti medicinali detti cardamomi. Invece nei monti ad O. del fiume Menam s'incontrano i Dipterocarpus che sono caratteristici della flora birmana, ma la transizione tra le due flore è insensibile, perché già nei boschi prossimi alle rive di questo fiume si trovano alcune specie di questo genere.
La costa è coperta di pandani, di palme e di Calamus rotang; nell'interno del paese si trovano le risaie e vaste coltivazioni di cocchi e di altri alberi tropicali. Invece sulle alture a clima temperato del Laos crescono specie proprie del Giappone e della regione himalayana come: pini, querce, meli, viti fra le piante legnose; sassifraghe, anemoni, violacee fra quelle erbacee.
Grandi foreste mancano nel Siam propriamente detto: però nel Laos, nell'altipiano e nell'alta vallata del Menam s'incontrano foreste che hanno tutti i caratteri delle foreste vergini tropicali e contengono numerose piante utili, prima fra tutte il tek, che costituisce un cospicuo cespite d'esportazione, poi l'ebano, Cedrela, Xylia, ecc. Non mancano le piante tintorie come la Caesalpinia sappan che si esporta largamente, l'Artocarpus integrifolia, o albero del pane, le infruttescenze del quale sono eduli, mentre dal midollo si ricava una tinta gialla, alcune specie di manghi le cui radici forniscono un bel colore rosso. L'indaco cresce ovunque, ma si coltiva molto limitatamente.
Fauna. - La fauna del Siam fa parte di quel complesso faunistico della regione orientale con elementi delle sottoregioni indiana, malese e indocinese. Dei Mammiferi citeremo: fra i Primati, un gibbone detto "Lar", il comune macaco e varie altre specie di scimmie; tra i Chirotteri varie specie di pipistrelli e la rossetta; gl'Insettivori sono rappresentati dal galeopiteco, da varie specie di upaie, Gymnura, toporagni e talpe. I Carnivori sono ben numerosi: citeremo la tigre, il leopardo, varî gatti tra i quali il gatto viverrino e il gatto del Siam, varie specie di Viverra, la martora malese e il Binturong, varî tassi, lontre, manguste, volpi, orsi. Tra i Rosicanti noteremo: lo scoiattolo malese, gli scoiattoli volanti, varie specie di arvicole, topi, lepri e l'istrice malese. Gli Ungulati sono rappresentati da varie specie di capre, di capre antilopi, di cervi, dal rinoceronte, dal tapiro indiano. Gli Sdentati annoverano qualche specie di pangolino (pangolino malese). Ricchissima è l'avifauna della quale citeremo qualche specie caratteristica come l'uccello cucitore, l'uccello dagli occhiali, l'uccello del riso, varî pappagalli, varie civette, Astor, fagiani, ecc. Fra i Rettili citeremo la testuggine megacefala dei fiumi del Siam, il camaleonte colote, varî Ofidî, dei generi Naia, Python, ecc. Tra gli Anfibî, varie rane, rospi e l'ittiofide glutinosa. Numerosi i Pesci d'acqua dolce e la fauna degl'Invertebrati tra i quali lussureggiante quella degl'Insetti.
Condizioni demografiche - Il primo censimento totale fu compiuto nel Siam nel 1909 (ne era stato fatto uno parziale nel 1905), e da esso risultarono 8.087.000 ab., saliti a 9.207.355 nel 1919 e a 11.506.207 nel 1929. Una valutazione li fa ascendere nel 1935 a 12.750.000, 25 per kmq. La popolazione è distribuita assai inegualmente, e da zone dove la densità è inferiore ai 5 ab. per kmq., si sale a zone dove è superiore, e di parecchio, ai 100 ab. per kmq., con massimi di oltre 400 (provincia di Dhonburi) e anche di oltre 600 ab. per kmq. (provincie di Phra Nagor e Minburi: tutte nel bassopiano del Menam inferiore). Nel complesso (v. sotto, cartina) si notano: una zona centrale a forte densità, con massimi intorno alla capitale e ad Ayudhya, e tre zone minori pure di densità relativamente forte: una sull'altipiano di Korat e due sulla costa della Penisola Malese. Le zone più spopolate sono due, contigue: una lungo il montuoso e boscoso confine con la Birmania, zona che si prolunga verso sud fin oltre l'Istmo di Kra; un'altra, minore, lungo parte del confine col Laos, anche questa montuosa e coperta da foreste. In conclusione, le plaghe più densamente popolate sono quelle basse alluvionali, adatte alla risicoltura; e, nella Penisola Malese, quelle ricche di prodotti minerarî (stagno).
La popolazione va aumentando assai rapidamente (del 2,5% annuo, in media, tra il 1919 e il 1929), e ciò si deve soprattutto all'incremento naturale (eccedenza delle nascite sulle morti, che nel periodo 1919-29 è stata del 18,9 per mille, una delle più elevate del mondo, inferiore soltanto a quella dell'U. R. S. S.) e, in minor misura, all'immigrazione. Nel solo decennio sopra ricordato l'eccedenza tra immigrazione ed emigrazione fu di 425.000 individui, l'84% dei quali Cinesi, per lo più piccoli commercianti.
La composizione etnica della popolazione, secondo il censimento del 1929 sarebbe la seguente: 10.493.304 Siamesi (91,1%), 445.274 Cinesi (3,8%), 379.618 Indiani e Malesi (3,3%), 65.989 Cambogiani e Annamiti (0,5%), 32.385 Shan e Birmani, e 89.637 di altre nazionalità (in questi, probabilmente, sono compresi i Karen del Siam settentrionale). Tra i Siamesi il censimento comprende pure i Laos, che sono oltre 5 milioni; essi abitano il Siam settentrionale e orientale, mentre i Siamesi propriamente detti occupano compatti tutto il bacino medio e inferiore del Menam e la Penisola Malese fino a Songkla (Singora). È da avvertire che i dati del censimento sulle nazionalità non sembrano molto attendibili. Essi infatti considerano come Siamesi anche i Cinesi nati nel paese, computati a 113.050. Ma anche aggiungendo questi, la cifra che si ottiene per la minoranza cinese senza dubbio è assai lontana dal vero (il cinese Ta Chen ritiene che il numero dei suoi connazionali viventi nel Siam sia di 1,5 milioni; W. Credner è d'avviso che almeno due milioni di abitanti del Siam abbiano nelle vene sangue cinese). I Cinesi vivono soprattutto nella capitale (forse più di 300.000) e negli altri maggiori centri dello stato. Gl'Indiani formano una piccola minoranza; i Malesi sono stimati a circa 400.000 e vivono specialmente nei circoli di Patani e di Nagor Sridharmaraj. I Cambogiani e gli Annamiti si trovano, com'è naturale, nel Siam orientale e di SE., gli Shan e i Birmani nelle provincie occidentali.
Il 95,2% della popolazione siamese è buddhista, il 4,3% musulmano (i Malesi), e il 0,5% cristiano (49.500, dei quali 40.000 cattolici). Quanto alle occupazioni, l'83% della popolazione vive dell'agricoltura, della silvicoltura e dell'allevamento del bestiame, il 6,7% del commercio, il 4,9% è addetto ai servizî domestici, il 2,2% alle industrie, l'1,1% alla pesca, ecc.
I censimenti siamesi non contengono dati sulla popolazione dei centri: e quelli più comunemente accettati debbono essere considerati come largamente approssimativi. Bangkok (Krungdeb), la capitale, è l'unica grande città, con oltre 900.000 ab.; seguono a essa Ayudhya l'antica capitale, con forse 50.000 ab., Chiengmai con 20.000, Korat con 12.000. Tutti i centri più notevoli si trovano lungo i maggiori fiumi. Il grosso della popolazione vive in villaggi formati di case costruite su palafitte; i Karen e altre popolazioni delle regioni montuose abitano in piccoli villaggi temporanei (vengono spostati periodicamente); parte dei Laos, in dimore isolate o a piccoli gruppi.
Etnografia. - I Siamesi hanno bassa statura, cranio fortemente brachicefalo, tinta olivastra, zigomi sporgenti, naso corto e piatto: presentano, insomma, caratteri mongolici assai spiccati. In genere il loro carattere è dolce, timido e gaio, un po' irriflessivo; sono intelligenti, sinceri, ospitali, amantissimi dei giuochi e dei divertimenti, nei quali occupano molto del loro tempo. Il popolo vive in case dalle pareti di bambù e dal tetto di foglie di palma intrecciate e legate a un'armatura pure di bambù, costruite per lo più su basse palafitte e assai pulite e arieggiate, con pochi mobili e utensili: stuoie di giunco, un'impalcatura di tavole, alta circa un metro sul pavimento, che serve da giaciglio, alcuni banchi, panieri, recipienti di rame e di terracotta, coltelli. Talvolta le stuoie sono sostituite da pelli. Spesso queste dimore hanno un piano superiore, al quale si sale mediante una scaletta di bambù: allora la parte inferiore della casa serve da magazzino per il riso e da ripostiglio per gli utensili domestici. Le case delle persone facoltose sono costruite di legno o di muratura, per lo più di stile cinese, e sono arredate riccamente con mobili, tappeti, porcellane, ninnoli e oggetti d'arte di provenienza cinese. È da ricordare che un'elevata percentuale della popolazione siamese dimora in barche e in capanne costruite su zattere di bambù. L'abbigliamento è molto semplice e comune ai due sessi: il corpo viene avvolto da un pezzo di stoffa colorata, che forma una specie di gonna (languti); incrociata sul petto le donne portano poi una sciarpa di seta colorata, gli uomini una sciarpa di cotone bianco. Di solito il popolo va a piedi nudi e a testa scoperta. Tutti, fuorché i più poveri, posseggono gioielli d'oro e d'argento: braccialetti, collane, anelli, per i quali sentono una vera passione. I fanciulli portano spesso al collo una placca di metallo incisa con caratteri magici. I ricchi, oltre a indossare vestiti di seta a colori vivaci e gioielli di pregio, calzano sandali.
Il nutrimento base dei Siamesi è costituito dal riso e dal pesce, ma anche i legumi e le frutta entrano in misura notevole nell'alimentazione del popolo, che invece mangia poco la carne e i latticinî. Caratteristico è il grandissimo uso di una salsa piccante, detta nam phrik, composta con pepe, aglio, cipolla, succo di limone e salamoia. Molto apprezzate le uova salate. I pasti vengono presi rapidamente stando seduti su una stuoia o un tappeto; per mangiare non si adoperano posate, ma soltanto le dita. Al termine del pasto si beve acqua pura o tè quasi sempre senza zucchero, perché più dissetante. I Cinesi hanno introdotto e diffuso nel paese l'uso dell'arrack (lao rōng), acquavite di riso. E ai Cinesi si deve pure l'introduzione dell'oppio, che peraltro è proibito dalla legge. Generale è l'uso di fumare il tabacco e di masticare il betel.
Come i Giapponesi, i Siamesi sono pulitissimi e si bagnano perfino due o tre volte al giorno. I bambini vengono allattati fino a 2-3 anni, quando già mangiano riso e banane; le loro teste vengono rasate di continuo, finché a 4-5 anni si lascia loro un lungo ciuffo che verrà tagliato con grandi festeggiamenti, tanto ai maschi quanto alle femmine, all'inizio della pubertà. I giovani si uniscono in matrimonio sui 15-17 anni. Feste e giuochi, come si è detto, appassionano molto i Siamesi. I giuochi più comuni sono gli scacchi, le carte cinesi, i dadi. I funerali dei ricchi sono fatti con molta pompa; in genere i cadaveri vengono cremati.
Condizioni economiche. - Agricoltura e allevamento. - Che il Siam sia un paese essenzialmente agricolo, benché neppure il 6% della sua superficie sia posto a coltura, è indicato dalla percentuale della popolazione addetta all'agricoltura, e ne è conferma il valore del riso esportato, che si aggira sul 70% del valore totale dell'esportazione. Il Siam è quindi anche un tipico paese di monocoltura. Fin dai più lontani tempi storici esso ha prodotto riso, assai pregiato per la sua qualità e ricercato dai paesi confinanti, come riferiscono anche viaggiatori del sec. XVII e XVIII. Il riso ha formato sempre il nutrimento base della sua popolazione. Oltre che come cibo giornaliero, il riso serve ai Siamesi per fabbricare, mediante distillazione, l'arrack; e serve pure quale nutrimento per gli animali domestici. È coltivato soprattutto nell'ampio bassopiano alluvionale del Menam, da cui proviene la maggior parte di quello destinato all'esportazione: e Ayudhya è il principale centro risicolo del paese. La coltura si va sempre più estendendo e infatti, mentre nel 1918-19 essa copriva un'area di 2.158.560 ettari, nel 1921-22 questa era salita a 2.626.340, nel 1927-28 a 2.962.160 e nel 1933-34 a 3.014.000 ettari (il 99% dei terreni coltivati). In proporzione va crescendo anche il prodotto, che per gli stessi anni è stato rispettivamente di 3.384.200, 4.198.600, 4.527.900 e 5.184.000 tonnellate. L'acqua necessaria per la coltura del riso solo in parte è fornita dalle piogge, poiché, mentre per la completa maturazione di questo cereale occorrerebbero almeno 1800 mm. di precipitazioni annue, queste nelle regioni risicole del Siam, come si è visto, vanno dai 1000 ai 1500 mm. Il resto dell'acqua necessaria viene fornito mediante irrigazione, facilitata del resto dalla ricchezza di acque correnti della pianura centrale e delle altre zone piane del paese. L'irrigazione, oggetto di studî e di grandi cure da parte del governo, era fatta un tempo con sistemi primitivi e inadeguati: gli antichi Siamesi avevano scavato un sistema di canali, che nel periodo in cui il riso ha maggior bisogno d'acqua gli portavano quella del Menam, il quale offre allora una disponibilità di 1000-1200 mc. al secondo. Ma tale sistema era difettoso, e nel sec. XX il governo si decise a far eseguire importanti opere con criterî moderni (sbarramenti, nuovi canali, ecc.). Così la coltura del riso si è intensificata ed è divenuta meno aleatoria.
In confronto con quella del riso, tutte le altre colture non hanno molta importanza (i dati qui riportati sono le medie del quinquennio 1929-30/1933-34). Al principio del sec. XIX era molto diffusa la coltivazione della canna da zucchero, andata poi decadendo soprattutto per la concorrenza dello zucchero di Giava. Attualmente le piantagioni di canna, appartenenti per lo più a Cinesi, si estendono su appena 8000 ettari (specialmente nel Siam di SE.). La produzione (circa 25.000 tonn. annue) non è sufficiente al fabbisogno. Anche più piccola è l'area coltivata a cotone (circa 3000 ettari) sebbene le condizioni naturali siano favorevoli a tale coltura in gran parte del paese, che ne possiede molte varietà, tra le quali una ritenuta originale (Gossypium Nanking, var. siamensis). La produzione annua si aggira sui 36.000 q. Il tabacco è coltivato un po' dappertutto (circa 10.300 ettari) ma le regioni di Bayab, Bisnulok, Rajburi e Nagor Rajasima ne producono le quantità maggiori. La produzione (in media sui 60.000 q. annui) è ben lontana dal soddisfare la richiesta del paese, che importa ingenti quantità di tabacco lavorato, e ne esporta un poco greggio. Per l'olio che si ricava dai suoi semi è coltivato dappertutto, su piccole superficie (1000 ett. complessivamente), il sesamo, ma più della metà del prodotto (in tutto circa 15.000 q. all'anno) proviene dai dintorni di Ayudhya e Bisnulok. Il sesamo è seminato talvolta nelle risaie, dove si raccoglie prima della semina del riso.
Agl'inizî delle relazioni commerciali con gli stati europei, il più importante articolo venduto dal Siam fu il pepe, di eccellente qualità. Diminuita la richiesta, sceso il prezzo di vendita, danneggiate le piantagioni da malattie, la coltura è andata decadendo, e si è ridotta su circa 1800 ettari, compresi pressoché totalmente nel Siam di SE. La produzione è di circa 18.000 q. annui.
Per il consumo interno vengono largamente coltivati l'arachide, la soia e il mais (questo su 8000 ettari). Nel Siam di SE. e nella Penisola Malese il clima è adatto alla coltura dell'Hevea, le piantagioni della quale si sono estese rapidamente. Si calcola che tra alberi già sfruttati e alberi in crescenza ve ne siano circa 680.000. La produzione, diminuita negli ultimi anni per la crisi economica mondiale, viene esportata quasi tutta attraverso i porti malesi di Singapore e Penang.
Ragguardevole è pure, lungo le coste, la coltivazione della palma del cocco, le cui piantagioni, che hanno 7,9 milioni di palme, sono peraltro gravemente danneggiate e talvolta sono state distrutte dai parassiti. La produzione si aggira sui 200 milioni annui di noci. Palme areca, le noci della quale servono alla preparazione del betel, sono coltivate un po' dappertutto e dànno luogo anche a una piccola esportazione. Tra le numerosissime piante da frutto le più diffuse sono il mango, gli agrumi, l'ananas, il mangostano, la papaia, il tamarindo, il goiave, il melograno e il banano.
L'allevamento del bestiame, che va facendo notevoli progressi, ha mediocre importanza, per cause d'ordine religioso (divieti circa l'uccisione di certi animali e l'uso delle loro carni), per l'avversione che i Siamesi - come i Cinesi - hanno verso il latte e i latticinî, e per la scarsa importanza che si dà alla concimazione. Gli elefanti (6200 nel 1918-19, 10.200 nel 1933-34) vengono usati nel Siam settentrionale e centrale per il trasporto del tek; nella Penisola Malese si usano pure per il trasporto del riso e di altre merci. Notevole è il numero degli elefanti posseduti dalla casa reale, che ha il privilegio della loro caccia.
I cavalli (122.000 nel 1918-19, 344.600 nel 1933-34) sono per lo più piccoli, ma resistenti. I buoi (2.542.000 nel 1918-19, 5.222.000 nel 1933-34), sono usati tanto come bestie da soma quanto come bestie da tiro; nella parte settentrionale e orientale del paese gran parte del traffico avviene mediante carovane di buoi; invece nelle zone paludose e nelle più aspre zone montuose è preferito il bufalo (2.394.000 capi nel 1918-19, 5.076.600 nel 1933-34). Notevole è infine il numero dei suini (sui 900.000 capi). La regione di più intenso allevamento è il Siam orientale.
Foreste. - Fuorché il bassopiano centrale, il resto del paese è coperto largamente da foreste, che si ritiene occupino il 50-60% della superficie totale. Le più importanti sono quelle di tek, il legname del quale è al terzo posto, per valore, nelle esportazioni siamesi, dopo il riso e lo stagno. Il tek si trova abbondantemente a nord del 17° parallelo, in alcune determinate zone che presentano condizioni di suolo e di clima particolarmente favorevoli e che coprirebbero circa 30.000 dei 107.000 kmq. di foreste del Siam settentrionale, dove, oltre alla foresta di tek, si distinguono la foresta dei suoli lateritici e la foresta sempreverde, fitta, impenetrabile, con denso sottobosco di bambù, canne, liane, epifite e felci arborescenti. I capi Laos furono i primi a sfruttare le foreste di tek, il commercio del quale era un tempo nelle mani di commercianti birmani, shan e cinesi. A questi alla fine del secolo XIX subentrarono commercianti europei. Poiché notevoli erano stati i danni arrecati alle foreste agl'inizî dello sfruttamento, il governo siamese decise di regolare e controllare il traffico di questa grande risorsa naturale. Il tek dopo il taglio è lasciato asciugare per circa due anni e poi trasportato dagli elefanti al corso d'acqua più vicino, dove vien fatto fluitare (se non è stagionato non galleggia) fino ai principali centri del paese; oppure viene trasportato mediante 8-10 paia di bufali o 10-15 paia di buoi. Trasporti meccanici (ferrovie, tramvie, trattori) si vanno sempre più diffondendo. L'esportazione è andata assai diminuendo in questi anni di crisi, e dai 108,8 milioni di mc. del 1928-29 si è discesi a soli 53,4 milioni nel 1932-33, per un valore di 3,3 milioni di baht. Molti altri legni pregiati vengono esportati in piccole quantità.
Pesca. - Riso e pesce costituiscono il nutrimento principalissimo della popolazione siamese. La pesca ha quindi un posto preminente fra le varie attività economiche del paese. Il Golfo del Siam, dalle acque poco profonde, è molto pescoso e frequentato dalle più apprezzate specie di pesci dei mari tropicali. Tra queste ha grande importanza una sardina, che s'incontra in banchi immensi. Ricchissime di pesce sono poi le acque interne, soprattutto di specie della grande famiglia dei Ciprinidi. L'introduzione di sistemi moderni di cattura e di conservazione, si può prevedere che darà un incremento sempre maggiore alla pesca. L'esportazione di pesce salato, infatti, che fu di 238.783 q. nel 1928-29, era già salita a 292.254 q. nel 1932-33.
Industrie. - Benché l'industria mineraria sia ancora poco sviluppata, al secondo posto tra le merci esportate dal Siam si trova lo stagno, che abbonda anche nella parte siamese della Penisola di Malacca (la Malacca Britannica è al 1° posto fra tutti i paesi del mondo) e del quale sono state trovate tracce qua e là in tutta la zona montuosa occidentale, a confine con la Birmania. Le miniere più importanti sono quelle dell'Isola di Bhuket, dalla quale provengono i due terzi del minerale, che in media contiene il 72% di metallo. La produzione è andata salendo fino al 1930-31 (167.700 tonn. di minerale) per poi decrescere a causa della crisi e della diminuita produzione delle miniere di Bhuket (148.662 tonn. nel 1933-34, delle quali 107.880 da Bhuket). Poiché nel paese non esistono fonderie, tutto il minerale è esportato sotto forma di concentrato a Pennang e a Singapore.
In piccole quantità, ma in molte parti del paese, Siamesi e Cinesi ricavano oro dalle sabbie dei fiumi. Nelle miniere di Jala (Penisola Malese) associato allo stagno si trova del piombo, rinvenuto anche, sotto forma di galena, a Kanchanaburi. Nel Siam di SE. durante la guerra mondiale si estrassero notevoli quantità di molibdeno. Dalla regione di Kanchanaburi si ricavano rubini e zaffiri.
A parte le industrie connesse con la coltura del riso e con lo sfruttamento forestale, tutte le altre hanno scarsa importanza. La mancanza di ferro e di carbone e altri fattori negativi impediscono il sorgere della grande industria moderna. L'industria molitoria è senza confronto la più ragguardevole; i maggiori molini di riso sono accentrati a Bangkok, che ne conta una settantina, per lo più a vapore e qualcuno elettrico. Altri 500 mulini sono sparsi negli altri centri. La maggior parte dei molini è proprietà di Cinesi, e Cinesi sono quasi tutti gli operai che vi lavorano. Anche le maggiori segherie di legname si trovano a Bangkok e appartengono a Europei o a Cinesi.
Le piccole industrie locali sono in declino per la concorrenza fatta dalle merci importate a prezzi bassissimi dai maggiori stati industriali d'Asia e d'Europa. In alcune località del Siam settentrionale e orientale continuano a funzionare piccole tessiture di cotone e di seta. I colori d'anilina, penetrati anche nelle zone più remote per il loro basso costo, hanno ridotto assai l'uso dei colori vegetali, che venivano tratti da numerosissime essenze. Ancor oggi dal Diospyros mollis si ricava una bella tinta nera, assai adoperata nel Siam settentrionale e centrale e in alcuni setifici di Bangkok; e da una specie di Cudrania si ottiene una brillante tinta arancione, esportata a Giava per la fabbricazione del batik. In ogni villaggio s'intrecciano eleganti panieri e canestri di bambù, e pregevoli oggetti di lacca si fabbricano soprattutto a Chiengmai. Al riguardo va notato che, dopo l'India, il Siam è il maggior produttore di lacca del mondo, e la lacca entra tuttora in buona misura nelle sue esportazioni, nonostante la recente caduta dei prezzi; essa proviene dal Siam settentrionale e orientale (la migliore è quella di Chiengmai) e il mercato principale è Bangkok.
Comunicazioni. - Dalla fine del secolo XIX la costruzione di moderne vie di comunicazione ha avuto un grande impulso, e ora il Siam dispone di 3134 km. di ferrovie (1934) e di circa 2100 km. di strade statali e provinciali, la più lunga delle quali, e una delle più importanti, è quella che da Nagor Lampang porta a Chiengsen, presso il confine con la Birmania e l'Indocina Francese. Altre strade importanti sono le seguenti: Korat-Chol Bot, Korat-Sakol Nagor, Udorndhani-Chieng Kan. Va notato che la maggior parte delle strade principali sono state costruite nel Siam settentrionale e orientale, dove la rete idrografica è meno fitta e meno si presta alla navigazione. Il Siam possiede soltanto 8079 automezzi, dei quali 4815 nella capitale. Le vie d'acqua interne sono di primaria importanza, e su di esse circolano (1932-1933) 836 battelli a motore, 322 lance a vapore, 34.414 barche e chiatte e altri 19.242 galleggianti varî.
La prima ferrovia, Bangkok-Paknam, lunga 26 km. e costruita da privati, fu aperta al traffico nel 1893; la prima ferrovia statale fu la Bangkok-Korat (262 km.), iniziata nel 1897 e ultimata nel 1900. Successivamente vennero costruite le linee Ban Phaji-Chiengmai (661 km.), Bangkok-Aranya Pradhesa (al confine con la Cambogia: 255 km.), Bangkok-Padang Besar (al confine con la Malacca Britannica: 966 km.), Korat-Ubol Rajadhani (314 km.), Korat-Khonkaen (186 km.) e altre minori diramazioni delle ferrovie principali. È in costruzione il tronco Khonkaen-Nong Kai (153 km.). Si hanno in complesso 0,57 km. di ferrovia ogni kmq. e 2,56 km. ogni 10.000 abitanti. Quasi tutta la rete è a un solo binario e lo scartamento è di un metro; le locomotive sono o a vapore (a legna) o Diesel, alcune a trazione elettrica. Bangkok è di gran lunga il maggiore centro ferroviario del paese, del quale è altresì l'unico porto importante, accessibile a navigli marittimi che peschino non più di m. 3,60-4,30 (secondo la stagione), poiché una barra ostruisce l'imboccatura del Menam, cosicché i navigli maggiori sono costretti ad ancorarsi presso l'Isola di Koh Si Chang, a 40 km. dalla foce del fiume. Annualmente fanno scalo nel porto di Bangkok 900-1000 navi, per una stazza complessiva di 1-1,3 milioni di tonn.; nel quinquennio 1928-29/1932-33 il 7-8% di questo tonnellaggio era dato da navi siamesi, mentre il resto spettava a navi britanniche (27-33%), norvegesi (27-35%), danesi (8-14%) e giapponesi (6-8%). Tra i porti marittimi sono pure da ricordare Songkla, Patani e Bhuket, che hanno un notevole traffico con Penang, Singapore e gli stati malesi; e Chandaburi, che ha commerci quasi esclusivamente con l'Indocina Francese. La Siam Steam Navigation Co. mantiene servizî regolari nel Golfo del Siam; le comunicazioni del paese con l'estero sono assicurate mediante linee regolari di altra bandiera (danesi, giapponesi, olandesi, inglesi).
La Compagnia dei trasporti aerei gestisce dal 24 agosto 1931 il servizio bisettimanale postale e passeggeri tra Nagor Rajasima (Korat), via Roi Et, Khonkaen e Udorn, ed è l'unica del Siam. Solo il suo direttore è europeo, il resto del personale è siamese; i piloti e i meccanici vengono dall'aeronautica militare siamese. La compagnia viene pagata in base ad ogni kg/km. di posta trasportata; il governo siamese ne è uno dei maggiori azionisti. Il dipartimento dell'aviazione civile dipende dal Ministero dell'economia.
Aeroporti civili: Nagor Rajasima, Roi Et, Khonkaen, Udorn, Nagor Panom, Hua Hin; altri sono in costruzione a Bisnulok (Pitsanulok) e a Bandon. Lungo le linee aeree sono disposti alcuni campi di fortuna; a Lasli (Bangkok) e a Nagor Panom sono in costruzione stazioni R. T. a onde corte e lunghe. Tutte le stazioni sono equipaggiate con radiogoniometri. Sono inoltre in allestimento 17 stazioni meteorologiche; le osservazioni stratosferiche si fanno a Bisnulok, Don Muang, Bandon e Nagor Panom. I bollettini meteorologici vengono comunicati ai velivoli in volo per radio; a terra sono esposti negli aeroporti.
L'unico aeroporto doganale è quello di Bangkok, situato a Don Muang a circa 20 km. a nord della città; ha abitazioni per il personale e per i passeggeri, hangars per i velivoli e officine per riparazioni; è in comunicazione con Bangkok a mezzo della ferrovia e di un servizio supplementare della Motor Train. A circa 20 km. a sud di Bangkok vi è un idroscalo.
Il Siam sta per divenire un importante centro dell'aviazione civile internazionale, perché fanno scalo a Bangkok i velivoli dell'Air Orient provenienti dall'Europa e diretti all'Estremo Oriente e viceversa.
Dal 1885 il Siam fa parte dell'Unione Postale Universale; nel 1933-34 possedeva 761 uffici postali, 649 uffici telegrafici (9387 chilometri di linee) e 10 stazioni radiotelegrafiche.
Commercio estero. - La bilancia commerciale è favorevole, il valore delle esportazioni superando largamente quello delle importazioni, come mostra la tabella che segue (milioni di baht):
La contrazione progressiva è dovuta alla crisi economica mondiale. I principali articoli di esportazione nel 1933-34 furono (milioni di baht): riso, 83,0; stagno, 25,5; argento e monete, 14,3; legname 4,3; gomma 2,4; pesce salato 1,8; suini 1,2; lacca 1. Le importazioni sono date da cotonami e altri manufatti tessili (17,7 milioni), petrolio e benzina (11,0), manufatti metallici (7,3), zucchero (4,6), sacchi (4,6), apparecchi elettrici e macchinarî varî (4,4), tabacco (4,3), latte condensato (2,3), ecc. La maggior parte delle esportazioni e delle importazioni siamesi passa per i porti britannici di Singapore, Penang e Hongkong, centri riesportatori: è difficile quindi poter dire esattamente la destinazione dei prodotti siamesi e la provenienza delle merci importate. Tra i maggiori clienti e fornitori del Siam si trovano la Cina, il Giappone, le Indie Olandesi, la Malacca Britannica, l'impero indiano, Ceylon, la Gran Bretagna, la Germania e la Francia. Notevole pure il commercio con l'Italia, la quale vende al Siam (tessuti di cotone e di lana, automobili, pneumatici, conserva di pomodoro, vetrerie, materiale elettrico) assai più di quello che vi acquista (legno tek e pelli).
Nel 1929-30, ad esempio, l'Italia ha venduto per 2,7 milioni di baht, ed ha acquistato per mezzo milione di baht; nel 1933-34 queste cifre sono state rispettivamente di 380.000 e 250.000 baht.
Bibl.: Una ricca bibliografia sul Siam (336 numeri), riguardante, oltre che la geografia e la geologia, anche la preistoria, l'etnologia, la lingua, la storia, ecc., si trova nella fondamentale opera di W. Credner, Siam. Das Land der Thai, Stoccarda 1935.
Tra le descrizioni di viaggi e le opere di carattere generale sono da ricordare: Abbé de Choisy, Journal du voyage de Siam fait en 1685 et 1686, Parigi 1687 (è stato ristampato a Parigi, con introduzione di M. Garçon, nel 1930). S. de la Loubère, Le Royaume de Siam en 1687-88, voll. 2, Parigi 1688; J.-B. Pallegoix, Description du Royaume Thai ou Siam, voll. 2, ivi 1854; H. Mouhot, Travels in the central parts of Indo China (Siam), Cambodja and Laos, voll. 2, Londra 1864; J. Mc Carthy, Surveying and exploring Siam in 1894, ivi 1902; E. v. Hesse-Wartegg, Siam, das Reich des weissen Elephanten, Lipsia 1899; A. W. Graham, Siam. A Handbook of practical, commercial and political information, Londra 1912 (3ª ed., voll. 2, 1924); E. Oberhummer, Siam. Eindrücke und Studien, in Mitt. geogr. Gesell. Wien, 1929, pp. 346-76; W. Credner, Grundzüge einer Gliederung Siams in seine Teillandschaften, in Geogr. Zeitschr., 1930, pp. 193-211 e 273-92; Siam. Nature and Industry, Bangkok 1930; Siam. General and Medical Features, ivi 1930 (questi due volumi sono raccolte di pregevoli monografie, scritte da specialisti, sulla geografia, la geologia, il clima, la flora, la fauna, l'etnologia, le condizioni economiche, le comunicazioni, il commercio, il governo, la storia, la religione, la letteratura, l'archeologia, le arti, ecc., del Siam); Siam (numero speciale de L'éveil écon. de l'Indochine), Hanoï s. a.
Tra gli scritti di carattere particolare si vedano: C. Braak, Klimakunde von Hinterindien und Insulinde (Handb. der Klimatologie, IV, parte R), Berlino 1931; W. Credner, Die ländlichen Siedlungen in Siam, nel vol. di F. Klute, Die ländlichen Siedlungen in verschiedenen Klimazonen, Breslavia 1933; R. Riccardi, Alcune considerazioni sulle condizioni demografiche del Siam, in Boll. R. Soc. geogr. ital., 1936, pp. 100-106; Chote Khumbhan, Siams wirtschaftlicher Aufbau, Aussenhandel und Zahlungsbilanz, Lipsia 1932; Commercial Directory for Siam, Bangkok 1929; C. C. Zimmermann, Siam. Rural economic Survey 1930-1931, ivi 1931; R. S. Bourke-Borrowes, The Teak industry of Siam, ivi 1927; M. P. Kandaouroff, Les chemins de fer du Siam, in Bull. Soc. des ingén. civils de France, 1933. Dal 1916 il Siam pubblica un ricco e accurato annuario statistico. Il rilevamento topografico del paese è opera del Royal Survey Department che dipende dal Ministero della difesa. Esso cura la pubblicazione di una carta topografica al 50.000 (usciti finora circa 140 fogli), una al 100.000 (usciti finora 18 fogli), la carta internazionale al milionesimo (in 5 fogli) e una carta al 2 milioni (in 3 fogli).
Ordinamento dello stato.
Governo e divisione amministrativa. - Fino al 24 giugno 1932 il Siam fu una monarchia assoluta: in tale data un colpo di stato ottenne la promulgazione di una costituzione provvisoria, sostituita da una costituzione definitiva il 10 dicembre dello stesso anno. In base a questa il re, capo della nazione, esercita il potere legislativo col consiglio e il consenso dell'assemblea dei rappresentanti del popolo e quello esecutivo per mezzo del consiglio di stato. La prima è per metà elettiva e per metà di nomina regia (transitoriamente); il secondo per metà viene eletto dall'assemblea e per metà è di nomina regia (i membri possono essere da 14 a 24). Tra i consiglieri, otto sono incaricati dei varî ministeri (Interno; Affari esteri; Difesa; Finanza; Istruzione pubblica; Giustizia; Agricoltura; Affari economici).
L'antica divisione del regno in 10 circoli (monthon) è stata abolita, e i commissarî delle 70 provincie (changwat) in cui i circoli si suddividevano sono ora direttamente responsabili di fronte al ministro dell'Interno. I changwat si suddividono alla loro volta in 406 distretti (amphur) e questi in 4966 comuni (tambol).
Culti. - La religione ufficiale è il buddhismo, che penetrò nel Siam circa il sec. VII e fiorì fino a divenire religione dello stato a partire dal sec. XII. Il re è il supremo protettore della religione e ne nomina gli alti dignitarî; fiorentissima è la vita monastica e comune anche qui il costume di passare almeno una stagione in un convento. Numerosissimi sono i monasteri (più di 17.000, di cui 16.970 della setta Maha nikaya o "grande congregazione", nel 1934) e i templi (17.075, secondo una statistica del 1933).
Con la metà del sec. XVI incominciarono a giungere anche nel Siam le prime missioni cattoliche, francescane e domenicane; S. Francesco Saverio tuttavia, nonostante il suo desiderio, non vi si poté recare, impedito dalla morte. Nel 1606 vi giunse la prima missione della Compagnia di Gesù. Ma il merito dell'evangelizzazione cattolica nel Siam spetta soprattutto ai francesi Lambert e Pallu, della Società delle missioni di Parigi, che dopo aver incontrato molte difficoltà e dopo un avventuroso e durissimo viaggio per terra e per mare, attraverso l'Asia Minore e l'India, giunsero nel 1662 e rispettivamente nel 1664 ad Ajuthia, dove trovarono la chiesa già fondata dai Portoghesi. Nel 1669 (4 luglio) si verifica la fondazione del vicariato apostolico, per opera del papa Clemente IX.
Il vicariato stesso passò per diverse vicende (nel 1840-41 fu alle sue dipendenze anche la diocesi di Malacca; fino al 1899 ne fece parte anche il Laos) finché la gerarchia ecclesiastica ebbe l'ordinamento attuale, che comprende il vicariato apostolico di Bangkok (nome assunto dal 3 dicembre 1924), affidato alla Società delle missioni estere di Parigi e la prefettura apostolica (28 maggio 1934) di Rajaburi (già missione, fondata il 30 giugno 1930) affidata ai salesiani. Il Siam settentrionale, invece, dipende ecclesiasticamente dal vicariato apostolico di Laos. L'opera dei missionarî fu ostacolata dall'attaccamento della popolazione al buddhismo e da frequenti persecuzioni nei secoli XVII e XVIII; fu più facile nel sec. XIX, ma il sentimento nazionale fa sì che la grande maggioranza della popolazione, e lo stato, restino fedeli al buddhismo. La maggior parte delle conversioni si hanno fra le tribù di pescatori e fra gli emigrati cinesi; non manca però anche un clero indigeno.
Le missioni riformate furono abbastanza attive nel sec. XIX: specialmente quella congregazionalista, stabilita nel 1831 dall'American Board of commissioners for foreign missions, un cui membro, il medico D. E. Bradley, si rese benemerito con l'inizio della vaccinazione antivaiolosa. Nel 1850 questa missione passò all'American Missionary Association, ma non durò molto; né grande attività svolse, dal 1833, la missione battista. Maggiori successi conseguì la missione presbiteriana, fondata nel 1840, che nel 1928 aveva 14.724 adepti, di cui però solo 8222 ammessi ai sacramenti. Secondo statistiche del 1929-30 si avrebbero nel Siam 10.928.426 buddhisti; 498.311 musulmani e 49.462 cristiani. Secondo dati della Congregazione di Propaganda Fide, nel 1930 i cattolici sarebbero stati 26.900 nel vicariato di Bangkok e 6815 nella missione di Rajaburi.
Finanze. - Bilanci e debito pubblico. - I principali cespiti di entrate del bilancio del Siam sono i dazî doganali (che da soli costituiscono circa ⅓ dell'entrata complessiva), le imposte dirette (specie la fondiaria), il monopolio dell'oppio e le tasse sui consumi. Tra le spese hanno principale rilievo quelle per la difesa nazionale, per il servizio del debito pubblico, per l'istruzione pubblica e per lavori pubblici (migliaia di sterline):
Al 31 ottobre 1935 il debito pubblico ammontava a 8.819 mila sterline di cui 909 mila di debito interno e il resto di debito estero.
Moneta e banche. - Con legge entrata in vigore il 15 aprile 1928 il Siam ha stabilizzato la sua moneta adottando come unità, in sostituzione del tical, il bath (diviso in 100 satang): moneta d'argento del peso di 15 grammi a 900 di fino, equivalente a gr. 0,66567 di oro fino (11 baht = 1 lira sterlina). L' 11 maggio 1932 il Siam, in seguito alla caduta della sterlina del settembre 1931, ha abbandonato il gold standard. La circolazione è composta quasi esclusivamente di biglietti di stato garantiti da una forte riserva, parte in argento monetato e in verghe e parte in divise estere. Le monete divisionali d'argento, di nichelio e di bronzo hanno un potere liberatorio limitato. Al 31 marzo 1935 i biglietti in circolazione ammontavano a 134 milioni di baht e le riserve a 152 milioni di cui 43 in argento.
Il credito è esercitato soprattutto da banche estere (a Bangkok vi sono filiali della Banca di Hong-kong e Shanghai, della Chartered Bank of India, Australia and China, della Banca dell'Indocina, ecc.). Una banca siamese con amministratore inglese è stata fondata nel 1906 col nome di Siam Commercial Bank Ltd e dal 1913 funziona pure la Siamese Treasury Savings Bank.
Forze armate. - Esercito. - Esercito di leva. Bilancio (guerra e aeronautica): 11.700.000 baht, pari a circa 50 milioni di lire italiane. Forza media giornaliera: ufficiali 1900, truppa 25.000, oltre 100 ufficiali e 2500 militari di truppa dell'aeronautica (che fa parte dell'esercito).
Comandante supremo è il re, che, in tempo di pace, delega le sue funzioni al ministro della Guerra. L'esercito si compone di 2 corpi d'armata, ciascuno su due divisioni; 1 reggimento di cavalleria; 1 reggimento del genio.
Ogni divisione comprende: 2 reggimenti di fanteria, di tre battaglioni; 1 reggimento di artiglieria, di due gruppi; elementi dei servizî.
Il servizio militare è obbligatorio per tutti gl'idonei fisicamente, che vengono chiamati alle armi nel 21° o nel 22° anno di età.
L'obbligo di servizio militare, di 25 anni complessivamente, viene assolto: ferma, anni 2; prima riserva, anni 7; seconda riserva, anni 10; terza riserva, anni 6. I riservisti possono essere richiamati alle armi annualmente, per istruzione, per la durata massima di 2 mesi e di 30 giorni, rispettivamente, durante la permanenza nella prima e nella seconda riserva. I riservisti della terza riserva non sono sottoposti a richiami per istruzione. Gli ufficiali vengono formati in apposita scuola militare, dove compiono un corso di studî triennale. Sono nominati: aspiranti, sei mesi prima della fine del corso; sottotenenti, dopo l'esame finale.
Marina militare. - La marina militare siamese comprende solo un limitato numero di unità per servizio di polizia. Esse sono: le cannoniere Ratna kosindr e Sukhodaya, costruite nel 1925 e nel 1929 in Inghilterra, da 1020 tonn. e 12 nodi, armate con 2/152 e 4/76, ben protette; Suriya Monthon, del 1908, da 225 tonn., armata con 2/57; e 2 in costruzione in Giappone, da 2000 tonn., armate con 4/120; 3 cacciatorpediniere, di cui il più efficiente è il Phra Ruang, varato nel 1917 in Inghilterra e acquistato nel 1920, da 1050 tonn. e 39 nodi, armato con 3/102 e due tubi di lancio binati da 533; 4 sommergibili in costruzione in Giappone, da 350 tonn. e 18/8 nodi, armati con 5 tubi di lancio; 4 torpediniere antiquate da 100 tonn. circa; 5 mas costieri da 11 tonn. e 37 nodi, e 3 costruiti nel 1935, da 16 tonn. e 40 nodi, con 2 tubi di lancio da 450; 1 panfilio reale Maha Chakri, varato nel 1918, da 2400 tonn. e 15 nodi; alcune unità minori (piroscafi, petroliere, navi-scuola, 2 dragamine in costruzione in Italia). Gli effettivi della marina siamese sono di circa 4800 tra ufficiali e comuni.
Aviazione militare. - Comprende tre gruppi dislocati a Don Muang e a Nagor Rajasima (Korat) con velivoli di tipo estero. I piloti conseguono il brevetto nella scuola di Don Muang, ove vengono inviati i giovani ufficiali dell'esercito e della marina che lo desiderino e non abbiano compiuto il 24° anno di età, o i giovani dopo l'ottavo anno nelle scuole secondarie. Il corso per la nomina a pilota dura 12 mesi. Gli specializzati vengono istruiti nella scuola di Prachuab Kirikand (Koh Lak) in 2 anni; vi sono ammessi i giovani dopo il quarto anno delle scuole secondarie.
Storia.
Le notizie circa il periodo più antico della storia del Siam sono scarse e frammentarie. Già nel sec. VI a. C. popolazioni mon-khmer e birmane vi avevano formato numerosi staterelli, sempre in guerra tra loro, ridotti verso il sec. VII d. C. a soli quattro regni.
Questi organismi politici si perpetuano e arrivano, attraverso vicende poco note, fino ai primi secoli della nostra era; le sole notizie importanti, e di cui ci sia stato conservato il ricordo sono l'invio di due missionarî buddhisti da parte di Aśoka nel sec. III a. C., il matrimonio di un brahmano con la regina del Cambogia nel sec. I d. C. - il che favorì la diffusione della civiltà indiana nell'Indocina e l'affermarsi della supremazia del Cambogia più civilizzato -, e la penetrazione del buddhismo a partire dal 638.
Alla fine del sec. VII nello Yünnan i Thai, provenienti dall'alto Yang-tze kiang avevano fondato il potente regno di Nan Chao, la cui capitale era Ta-li; ma nel sec. IX esso divenne vassallo dei Cinesi, e i suoi abitanti iniziarono le loro migrazioni verso il sud, alla ricerca di nuove terre per la risicoltura. Pröhm, il primo principe thai la cui esistenza sia storicamente accertata, fonda nell'857 Muang Fang. Alla fine di questo secolo esistono già le città thai e lao di Chieng-Sen, Lampun, Luang Prabang e Vieng-Chan (Vien-tiane); mentre principi mon-khmer reggono Sukhodaya e Savargalok, Subarn, Dvaraburi, Lavapuri (Lobburi), Nakhom Pathom (Nagor Chatsri) e finanche la lontana Nakhon Sritamarat (Nagor Sridhamaraj) nella Penisola di Malacca. Il sec. X è pieno di guerre e paci e matrimonî tra principi thai e principi mon-khmer, col risultato di estendere l'influenza della civiltà khmer e di uniformare gli usi e i costumi delle due popolazioni. Nel sec. XI i Thai si stabiliscono intorno a Prayao, al nord di Raheng (Tak); i Lao di Lampun vincono i Mon-Khmer di Lobburi e ne prendono il posto. Il sec. XII segna un nuovo passo innanzi dei Thai: muore l'ultimo re mon-khmer di Sukhodaya e il regno vacilla sotto i colpi delle bellicose popolazioni del nord; un nuovo esercito proveniente da Muang Fang ne decide la fine e crea un regno thai, che fonda una nuova capitale, Pitsanulok (Bisnulok). Nel 1253 la città di Ta-li è presa e distrutta da Kubilai Khān, durante la sua spedizione contro la Birmania, e il regno di Nan Chao è annesso all'impero mongolo. Questa catastrofe ingrossa le schiere migratrici dei Thai, che formano due correnti: i Grandi Thai si dirigono verso l'ovest (Assam) e il sud-ovest (Stati Shan); i Piccoli Thai invece vanno verso il sud-est e si dividono nei due rami dei Lao, che occupano il nord e l'est e dei Thai propriamente detti, che si spingono più a sud.
Dal 1275 al 1317 i Thai hanno un grande re, Ram-Khampheng; egli risparmia i principati thai di Prayao e Chiengmai, quest'ultimo fondato da Mangrai, il conquistatore di Lampun, ma soggioga quelli lao di Luang Prabang e Vien-tiane e sottomette i Mon dal Golfo di Martaban sino alla Penisola di Malacca, i Khmer a ovest del fiume Tachin, e i Malesi. In una sua iscrizione del 1292 egli dice che il suo regno va dal Mekong a Pechaburi (Bejraburi) e nella Penisola Malacca giunge sino a Ligor (Nagor Sridhamarai). Egli vive ancora nella memoria dei Siamesi sotto il nome di Phra Ruang, e a lui si attribuisce l'adattamento dell'alfabeto khmer alla lingua thai. Il padre di Ram-Khampheng, Sri-Inthrathit, aveva conquistato nel 1238 Sukhodaya, e ne aveva fatto la capitale del suo regno.
I suoi successori si mantennero al potere sino alla metà del sec. XIV; poi Sukhodaya decadde, e il posto fu preso da un nuovo regno sorto intorno al Tachin che aveva per capitale Supanburi (Subarnburi). Un principe di Udorn conquistò la città di Dvarapuri, e sulle sue rovine nel 1350 fondò una nuova capitale, Ayudhya, che fu per quattro secoli il centro d'irradiazione della potenza siamese. Il principe di Udorn si proclamò re col nome di Ramathibodi I (1350-1369): il suo dominio si estendeva fino al Golfo del Bengala; egli conquistò Angkor e Chandaburi e fece suo vassallo il re del Cambogia. Durante questo secolo la fusione dei Thai coi Mon-Khmer nella nuova nazione siamese si compie: una civiltà composita sorge, alla cui formazione concorrono gli usi brahmanici della corte, le leggi indiane, il buddhismo, l'arte khmer, la lingua thai. L'Indocina acquista la sua organizzazione politica definitiva: il bacino dell'Irawady forma il regno di Birmania, il bacino del Menam il regno del Siam, la pianura costiera orientale l'impero di Annam. Ma se la scomparsa del Cambogia, diviso tra Siam e Annam, rappresentava un elemento di sicurezza, un grave pericolo costituiva per il Siam la battagliera Birmania: le guerre con questo stato riempiono i secoli XV e XVI.
In quest'ultimo secolo fanno la loro comparsa nel Siam gli Europei: i Portoghesi da Gôa aiutano imparzialmente i due regni in lotta e forniscono loro soldati, navi, armi. Conquistata Malacca nel 1509, fondano nel 1511 fattorie in Patani e Nagor Sridhamaraj, col permesso del re. Nel 1538 un centinaio di Portoghesi istruiscono i Siamesi nell'uso delle armi da fuoco, già conosciute dai Birmani; e poiché la campagna contro di questi ebbe un buon successo, il re Prayai concedette ai Portoghesi terre lungo il Menam, al sud di Ayudhya, perché vi si stabilissero, con facoltà di edificarvi una chiesa. I Portoghesi ivi stabiliti si unirono con donne del paese; i loro discendenti, pur conservando il cognome e la religione, non si distinguono più dagl'indigeni.
La guerra con la Birmania durò quasi ininterrotta per cinquant'anni, con alterna vicenda; intanto altri Europei mettevano piede nel Siam per commerciare: gli Spagnoli nel 1598, gli Olandesi nel 1604, gl'Inglesi nel 1612, i Danesi nel 1621; anzi la Compagnia olandese delle Indie Orientali sostituì ben presto i Portoghesi, nel monopolio del commercio estero del Siam, specialmente col Giappone e la Cina.
A questo momento della storia del Siam compare un avventuriero, che fu poi la causa del ripiegamento del regno su sé stesso e dell'esclusione degli stranieri: Costanzo Faulcon. Nato a Cefalonia verso il 1648, non se ne conosce con certezza né il cognome né l'origine: non è certo se si chiamasse Gerace e fosse oriundo veneto e figlio di un governatore dell'isola, oppure Costantino Gerákēs, e fosse figlio di un oste, che aveva italianizzato il suo cognome in quello di Falcone. A 12 anni si imbarcò su una nave inglese che faceva il commercio delle Indie. Essendo riuscito a mettere da parte una certa somma, armò per conto suo un bastimento ed ebbe la fortuna di salvare e ricondurre al suo paese un ambasciatore mandato dal re del Siam in Persia, che aveva fatto naufragio. Presentato al primo ministro, seppe arrivare fino al re, Phra Narai. Alcuni incarichi condotti a buon fine gli procurarono il favore reale, tanto che, essendo morto il primo ministro, glie ne furono affidate le funzioni, senza avere il titolo (1657). Arrivato a così alto posto, vi si seppe affermare, sia amministrando con successo le finanze del re, sia non indietreggiando dinnanzi ai mezzi più crudeli per mettere a tacere i grandi e i mandarini che mormoravano del favore dato a uno straniero. Divenuto potentissimo, capì che non si sarebbe potuto mantenere senza un aiuto esterno. Convertitosi dall'anglicanismo al cattolicismo, si rivolse alla Francia, ultima venuta nel Siam. I primi Francesi che vi fossero arrivati erano due missionarî: F. Pallu e P. de la Motte-Lambert (1662). Le accoglienze ricevute al Siam, tollerantissimo in fatto di religione, diede loro le più vaste speranze. Luigi XIV, al quale scrissero, sognava già di conquistare al cattolicismo e alla Francia il nuovo paese. Il La Motte-Lambert fu ricevuto dal re del Siam e tentò di convertirlo. Nel 1673 il Pallu, che era ritornato in Europa, veniva per la seconda volta nel Siam con lettere di Luigi XIV e del papa e sotto veste di ambasciatore. Profittando di questa situazione, la Compagnia francese delle Indie Orientali mandava nel settembre 1680 il suo agente Deslandes-Boureau per ottenere il permesso di commerciare; Faulcon si intese con Deslandes e coi missionarî francesi; concesse al primo il monopolio del commercio delle spezie, ai secondi fece credere che il re era disposto a convertirsi; e per invocare l'appoggio del re di Francia il 25 gennaio 1684 un'ambasciata siamese partì alla volta di Parigi. In ricambio il 3 marzo 1685 partiva per il Siam un'ambasciata francese, capeggiata dal cavaliere de Chaumont, che comprendeva tra gli altri Claude Forbin, l'abate F.-T. de Choisy e il gesuita G. Tachard, con istruzioni segrete. Questi infatti riuscì ad ottenere che una nuova ambasciata siamese si recasse a chiedere una guarnigione francese per la fortezza di Bangkok; Forbin, che aveva penetrato il giuoco di Faulcon e lo disapprovava, fu lasciato nel Siam a comandare l'armata e a costruire un forte alla Vauban. La guarnigione fu accordata con entusiasmo e il 1° marzo 1687 la spedizione, comandata da S. de la Loubère s'imbarcava a Brest, trasportando 1400 soldati al comando di Desfarges con ordine di occupare Bangkok e Mergui anche con la forza. Ma i Siamesi finalmente aprirono gli occhi; i grandi e i mandarini, profittando della vecchiaia e della malattia del re, si ribellarono, guidati da Phra Pejraja, e misero a morte Faulcon (1688). Intanto, essendo morto Phra Narai, il capo della rivolta ne sposò la figlia e salì al trono. I soldati francesi e Desfarges, assediati in Bangkok, si dovettero arrendere e furono imbarcati per Pondichéry; anche Mergui capitolò; un'ondata di xenofobia passò per il paese, e solo gli Olandesi furono risparmiati; anzi Phra Pejraja li favorì eccessivamente. La sua morte nel 1703 fu una liberazione per il popolo su cui egli aveva regnato col terrore. Nel 1764 si inizia un nuovo periodo di guerre con la Birmania; nel 1767 i Birmani, dopo lunghissimo assedio, prendono e distruggono Ayudhya. Il governatore di Tak, un generale di origine cinese, si proclamò allora re del Siam assumendo il nome di Phra Chao Tak e dopo avere scacciato i Birmani dal paese, fondò una nuova capitale, Thonaburi, sul posto della fortezza di Bangkok, sulla destra del Menam. Però, nel 1782 il nuovo re, che intanto era impazzito, fu ucciso dal generale Phya Chakri, che tornava da una vittoriosa spedizione contro il Cambogia, che si era ricostituito. Phya Chakri (Rama I, 1702-1809) si proclamò re e trasportò la capitale sulla sinistra del fiume, dove si trova anche ora. Sotto il suo successore Rama II (1809-1824) si venne a una nuova spartizione del Cambogia tra Annam e Siam. Nel 1844 il re del Siam, Phra Nang Klao (Rama III, 1824-1851), per affermare la sua preponderanza, aiutò a proclamarsi re del Cambogia il principe Norodom, ma questi nel 1863 accettò il protettorato francese. Intanto era salito al trono il re Mongkut (1851-68), che in gioventù, come monaco buddhista, aveva molto studiato ed era venuto nella convinzione che l'unico mezzo per salvare l'indipendenza del paese era quello di adottare la civiltà occidentale. Le difficoltà che si erano opposte alle relazioni con l'estero furono da lui rimosse; nel 1854 fu negoziato da sir J. Bowring un trattato con la Gran Bretagna, a cui seguirono altri con altre potenze, e nel 1868 anche con l'Italia: in tutti era compresa la clausola per cui gli stranieri sarebbero stati giudicati dai rispettivi consoli. Questa disposizione fu però, col tempo, causa di difficoltà, soprattutto perché si applicava, oltre che agli Europei, anche agli Asiatici sudditi o protetti degli stati occidentali, e la Francia specialmente se n'era fatta un'arma per estendere la sua influenza tanto che verso il 1893 più di 30 mila persone dipendevano dalla sua giurisdizione. Nel 1868 succedette al padre il re Chulalongkorn, il quale era stato educato da una Inglese; egli fu il primo re del Siam a recarsi all'estero. Chulalongkorn si prese cura dell'istruzione e nel 1874 fece il primo passo verso l'abolizione della schiavitù - stato in cui cadeva il debitore insolvente - facilitando il riscatto dei figli di schiavi. La situazione internazionale del Siam si faceva intanto pericolosa, perché al protettorato sul Cambogia (1863-67) la Francia aggiungeva quello sull'Annam (1883) e sul Tonchino (1885), mentre l'Inghilterra si stabiliva nella Penisola di Malacca e annetteva la Birmania (1885). Tuttavia, il re continuava la sua opera, assumendo numerosi consiglieri stranieri e nel 1892 riorganizzava i ministeri sul modello europeo. Nel 1893 in seguito a un incidente tra le truppe siamesi e gli impiegati di dogana, sulla frontiera del Luang Prabang, i Francesi pretesero l'evacuazione dei territorî sulla sinistra del Mekong, conquistati dai Siamesi negli anni 1883-1885, e la smilitarizzazione di una zona di 25 km. sulla destra del fiume, e, a garanzia dell'esecuzione del trattato, l'occupazione di Chandaburi. Per ottenere l'accettazione delle loro pretese due cannoniere, superata la resistenza del forte di Paknam, andarono ad ancorarsi di fronte al Palazzo reale a Bangkok. Il trattato fu sottoscritto il 3 ottobre. Ciò diede luogo a una tensione tra la Francia e la Gran Bretagna, alla quale mise fine nel 1896 una dichiarazione comune con la quale le due potenze si interdicevano qualsiasi intervento nella valle del Menam senza previo accordo e dichiaravano la Penisola di Malacca compresa nella zona d'influenza britannica, mentre tutto il bacino del Mekong rientrava in quella francese. Nel 1897 il re del Siam visitò l'Europa e nello stesso anno fece un altro passo verso l'abolizione della schiavitù, vietando che uno potesse vendersi in pagamento dei proprî debiti, e che gli schiavi per debiti potessero venire venduti a terzi; in questo modo la schiavitù si è gradatamente estinta. Nel 1904 furono cedute alla Francia le due provincie di Bassac e Melou Prey, e dopo la seconda visita in Europa di Chulalongkorn nel 1907, la Francia rinunziò alla giurisdizione consolare per i suoi protetti, dietro istituzione di "tribunali internazionali" (tribunali siamesi con l'assistenza del console e di un consigliere europeo) e a tener guarnigione a Chandaburi, e in cambio ottenne le antiche provincie cambogiane di Battambangh, Sisopon e Siem reap. Nel 1909 anche gl'Inglesi rinunciavano al privilegio del giudizio consolare dietro cessione degli stati malesi di Kedah, Kelantan, Trengganu e Perlis.
La dichiarazione di guerra alla Germania e all'Austria-Ungheria nel 1917 portò all'abolizione dei privilegi dei cittadini di questi stati nel Siam; e alla costituzione della Società delle nazioni il Siam fu chiamato a farne parte come "membro originario".
I nuovi trattati conclusi con gli stati europei negli anni 1925-26, diedero al Siam piena libertà in materia finanziaria e doganale; gli stranieri furono sottoposti al giudizio dei tribunali siamesi, salvo il diritto ai consoli di assistere al giudizio dei proprî connazionali e di avocare a sé la causa in certi casi; diritto valido per 5 anni dopo la promulgazione dei nuovi codici, in preparazione.
A Chulalongkorn, morto nel 1910, succedette il figlio Rama VI (Vajiravudh), morto nel 1925, e a questo il fratello Prajadhipok; essi continuarono l'opera di rinnovamento iniziata dal padre e dal nonno.
La crisi mondiale ebbe le sue ripercussioni anche nel Siam; e le difficoltà finanziarie diedero origine a un movimento militare per l'instaurazione del regime costituzionale; il re accordò il 27 giugno 1932 una costituzione provvisoria, sostituita il 10 dicembre dalla definitiva, che creava una camera dei rappresentanti, per metà eletta dal popolo e per metà nominata dal re, e un consiglio di stato di 14 a 24 membri, alcuni dei quali dirigono i ministeri. Il 21 giugno 1933 Phya Bahol, già comandante supremo dell'esercito, rovesciò il ministero e fu incaricato delle funzioni di presidente del consiglio di stato.
In seguito a un conflitto con Phya Bahol e la Camera, re Prajadhipok abdicava il 3 marzo 1935 e gli succedeva l'undicenne nipote Amanda Mahidol, sotto un consiglio di reggenza.
Lingua.
La lingua ufficiale del regno del Siam è il siamese (in siam. t‛ăĭ; p‛asá t‛ăĭ "lingua siamese"). Il siamese, insieme col Lao, il Lü e il Khun, forma la sezione meridionale del sottogruppo Thai del gruppo orientale o sino-siamese della grande famiglia linguistica indo-cinese (v. indo-cinesi, lingue, XIX, pp. 129-131). Non conosce che parole monosillabiche; le plurisillabe sono tutte prestiti da altre lingue (o dal pāli, che ha dato un numero considerevolissimo di parole, specialmente alla lingua letteraria e colta siamese, come p‛asá "lingua" 〈 pāli bhāsā, ecc., o dalle lingue moderne europee come juròp "Europa" 〈 ingl. Europe).
Il siamese possiede cinque toni (naturale, basso, risalente, discendente, alto). È interessante osservare il rapporto fra la consonante iniziale e il tono; le parole che cominciano con una sorda (p‛, k‛, ecc.) hanno un tono più alto, quelle che cominciano con una sonora (b, d) un tono più basso; questo concorda perfettamente con le condizioni supposte da A. Conrady per il tibetano (v. indo-cinesi, lingue, XIX, p. 129). Il siamese non possiede né genere grammaticale né distinzione di numero. La collocazione delle parole è diretta (soggetto, predicato, oggetto); l'aggettivo segue il sostantivo sia esso attributo o predicato (p. es. năm ron "acqua calda" o "l'acqua è calda"). Il sistema dei numerali è quello decimale (ma nello stile alto si usano anche i numeri del pāli). Il verbo è invariabile per tutte le persone e non distingue neppur esso la categoria del numero; siccome il pronome soggetto viene di regola omesso, va da sé che ogni forma verbale può esser interpretata per tutte le persone (p. es. păĭ "andare" vale "io vado", "tu vai", ecc.). I tempi e i modi, quando non siano sufficientemente indicati dal discorso stesso, vengono espressi con verbi ausiliari e avverbî (p. es. il passato con dăĭ "avere, ottenere", o con läŏ "già", il futuro con djã, ecc.). Non esiste una vera forma passiva.
Il siamese si scrive con un alfabeto speciale introdotto nel 1284 d. C. La più antica iscrizione siamese conosciuta risale al 1292; fino a non molti anni fa, anche nelle stampe siamesi le parole erano riunite l'una all'altra e si separavano solo all'inizio di una nuova frase; ora però si dividono generalmente le singole parole come nelle nostre scritture.
Bibl.: J.-B. Pallegoix, Grammatica linguae Thai, Bangkok 1850 (importante); F. J. Wershoven, Lehr- und Lesebuch der siamesischen Sprache, Vienna-Lipsia s. a. (pratico, comodo); O. Frankfurter, Elements of siamese grammar, Londra 1900; J.-B. Pallegoix, Dictionarium linguae thai, sive siamensis, interpretatione latina, gallica et anglica illustratum, Parigi 1854; Dictionnaire siamois-français-anglais, a cura di J. Vey, Bangkok 1896; B. O. Cartwright, Siamese-English Dictionary, ivi 1907; G. Schlegel, Siamese studies, Parigi 1902 (importante). Ulteriore bibliografia alle voci indo-cinesi, lingue; thai, lingue. Per la scrittura Fournerau, Le Siam ancien: archéologie, épigrafie, géographie, Parigi 1895-1908 (Ann. du Musée Guimet, XXVII e XXXI, p. 2).
Letteratura.
La letteratura siamese mostra, come tutta la civiltà, evidenti e profondissimi segni d'influssi indiani: la letteratura sanscrita ha fornito, attraverso i Khmer, gran parte dei modelli agli scrittori thai per le opere profane, mentre la letteratura pāli ha ispirato le opere religiose. Il pāli è del resto la lingua sacra del buddhismo siamese, e il re Chulalongkorn fece pubblicare nel 1893 il Tipiṭaka pāli in caratteri siamesi.
Il più antico monumento esistente in lingua thai è l'iscrizione di re Ram-Khampheng, del 1292, che con le sue allitterazioni e le sue assonanze è divenuta il modello della prosa artistica. Di poco posteriore si crede un manoscritto che sotto il titolo di Libro dei tre luoghi tratta del cielo, della terra e dell'inferno ed espone la dottrina buddhistica. Alla religione si riallaccia il Pathomma Somphotiyan, vita ufficiale del Buddha. Alla letteratura gnomica appartengono le Massime di Phra Ruang e le Regole per la condotta dei re, opera tradotta dal pāli.
La prosa siamese è ricca di narrazioni mitologiche e pseudostoriche, di origine indiana, racconti delle esistenze anteriori del Buddha, e anche di fonti giavanesi; il Ramakien, per esempio, deriva dal Ramayana. Durante il regno di Phra Narai furono tradotte anche opere dal francese e dal latino: tra l'altro l'Imitazione di Cristo e Quinto Curzio. La letteratura storica non ha grande valore, scientificamente parlando: esistono gli Annali del Nord, gli Annali di Ayudhya e le Vite dei Quattro Re, che arrivano sino alla morte di Mongkut, ma sono pieni di notizie leggendarie; né maggior valore hanno le Memorie di Nang Nopamat per il periodo anteriore alla fondazione di Ayudhya, e la Testimonianza di Khun Luang Ha Wat, che va dalla fondazione di Ayudhya alla sua distruzione (1350-1767). Numerose le opere legali, che per il periodo più antico espongono e svolgono il Dharmaśastra e le Leggi di Manu.
La poesia ha sempre avuto numerosi cultori: delle forme in uso, una è basata principalmente sull'alternarsi dei toni delle parole, un'altra fa inoltre uso di un complicato sistema di rime, infine un'altra, molto diffusa e dedicata a canti d'amore, è formata di due stanze di quattro versi di otto sillabe. Tra i poeti sono specialmente rinomati il re Trailok (1448-1488) a cui si deve il romanzo in versi Phra Law, Phra Maharajagru e il figlio Sri Praj che vissero al tempo di re Phra Narai, Sunthorn Bhu, fiorito nei primi del sec. XIX ed autore di versi gnomici, e il contemporaneo Kru Deb.
La letteratura drammatica ha goduto sempre di grande favore: due principesse sorelle scrissero nel sec. XVIII due drammi ispirati alla leggenda giavanese di Inao; altri drammi si ispirano a leggende indiane (Ramakien, Nala, ecc.) o alla storia siamese.
Negli ultimi tempi si sono moltiplicate le traduzioni dal cinese (Storia dei tre reami, ecc.) e dalle letterature occidentali, specialmente dall'inglese: Rama VI tradusse Romeo and Juliet, The Merchant of Venice e Twelfth Night or What Jou Will di Shakespeare.
Del resto, tutti gli ultimi re hanno dedicato i loro ozî alla letteratura, imitati da molti principi reali, tra i quali merita speciale menzione il principe Damrong, a cui si devono numerose opere storiche e archeologiche.
Arte.
Per il periodo più antico, anziché di "arte siamese" bisogna parlare di "arte nel Siam", poiché i Siamesi d'oggi, chiamati originariamente Thai, immigrarono in massa soltanto nel sec. XIII, provenienti dal nord, nella valle del Menam. Ivi allora già fioriva un'attività artistica, specialmente nel campo della scultura. A quale razza appartenessero questi nuclei preesistenti, non è ancora definitivamente chiarito. Ad ogni modo il corso inferiore del Menam appartenne durante il periodo che va dal sec. V al VII, e forse anche più tardi, a Funnan, cioè al regno preesistente ai Khmer, nel Mekong. Nel Siam la scultura di quel periodo viene chiamata di Dvaravati (Thvaravadi), dal nome della capitale di allora. Dalle opere vere e proprie di Funnan essa si distingue soprattutto per il materiale, una pietra calcarea bluastra. Se la scultura di Dvaravati fosse, come si presume, anteriore a quella della valle del Mekong, si potrebbe considerarla intermediaria tra lo stile indiano Gupta e l'Oriente; quasi nello stesso tempo la parte sudoccidentale del Siam, e il suo prolungamento, la penisola malaica, erano parte del potente regno di Śrivijaya, che da Sumatra dominava Giava e l'arcipelago. Alcune sculture di Prapatom (sponda occidentale del Menam) in pietra, terracotta o bronzo, rassomigliano appunto a quelle del primo periodo giavanese e risalgono ai secoli VII-IX. Il terzo gruppo di opere d'arte siamesi eseguite sotto il dominio straniero comprende anche resti di architettura, e si trova in una regione del paese già sottomessa all'influsso di Funnan, con Lobburi come capitale. Quivi i Khmer esercitano il loro dominio dal secolo XI al XIII. Tali sculture si distinguono da quelle del Cambogia per l'accentuata acconciatura orizzontale dei capelli e la forma larga della bocca.
Tra quest'arte coloniale erompono le scuole siamesi propriamente dette. Cronologicamente la prima è la scuola del nord che s'inizia nel sec. XIII e comprende soltanto oggetti di bronzo. Dapprincipio in Chiengmai e Chieng Sen, poi più a sud in Sukhodaya si forma un tipo nazionale siamese, in cosciente e palese contrasto con quello dei Khmer. Le figure esclusivamente buddhiste mostrano volti pieni e molli. Dappertutto sono usati gli archi in luogo delle linee orizzontali preferite dai Khmer a Lobburi. Nelle sculture l'acconciatura dei capelli scende sempre sulla fronte ad angolo acuto; la testa è generalmente coronata da una fiamma, derivata probabilmente da Ceylon e che rimane caratteristica anche in seguito per la plastica siamese. Circa il 1350 la capitale viene spostata più verso sud, ad Ayudhya. Ne prende il posto dopo tre secoli Bangkok. Nelle sculture di Ayudhya, in pietra, in bronzo e in terracotta, si accentua ancora più il contrasto con le sculture khmer: il volto è composto soltanto da linee ricurve; nei bronzi gli occhi sono incrostati di pietra e di madreperla; i riccioli, metallici e scarsamente modellati, si stendono su una stretta zona intorno al capo. Il tipo si ritrova in infinite, spesso meccaniche, repliche.
L'architettura del periodo tardo siamese è caratterizzata dall'ergersi di acute pagode sulle forme proprie alla stupa (phra), che circondano il semplice tempio centrale (bot) entro il recinto sacro (vat). Gli edifici moderni, con intagli dorati, acroterî agli angoli e coronamenti acuti, sono d'uno stile schiettamente nazionale, come gli stendardi dei templi buddhisti e gli affreschi dai colori stridenti, gli oggetti laccati di oro su fondo nero o di argento niellato, le stoffe. La ceramica subisce sin dal sec. XIII l'influsso cinese.
Nei tempi più recenti fu notevole l'operosità nel Siam di artisti e decoratori italiani. La sala del trono per il re del Siam fu eseguita tutta da Italiani: si deve agli architetti Rigotti e Tamagno, agl'ingegneri Allegri e Gollo; Galileo Chini dipinse, con grande efficacia coloristica, parte a fresco e parte a calce, tre mezze cupole, una grande lunetta e la vasta cupola dello scalone, e diresse l'ornamentazione delle altre parti del palazzo reale.
V. tavv. LXXXV-LXXXVIII.
Bibl.: A. Salmony, Sculpture in Siam, Londra 1925; J. Coedès, Les collections archéologiques du Musée Nationale de Bangkok, Parigi 1928; R. L. Le May, Sculpture in Siam, Londra 1934.