IMAMURA, Shohei
Regista cinematografico giapponese, nato a Tokyo il 15 settembre 1926. A venticinque anni, assunto dalla compagnia Shôchiko, lavora con registi già affermati e in particolare con Y. Ozu. Il suo apprendistato prosegue come sceneggiatore e aiutoregista, segnatamente di Y. Kawashima per Bakumatsu Taiyoden ("Cronaca del sole di Bakumatsu", 1957) da molti ritenuto importante nella storia del cinema nipponico. I., a ogni buon conto, considera Kawashima il suo vero maestro e negli anni Settanta gli dedica un ampio servizio televisivo che contribuisce a rivalutarne l'opera. Nel 1958 esordisce nella regia con Nusumareta Yokujo ("Desiderio rubato"), il primo di una serie di film di violenta contestazione, pungentemente satirici e in buona misura grotteschi e paradossali, fra i quali Buta to Gunkan (Porci, geishe e marinai, 1961) tipico di un periodo decisamente polemico contro l'americanizzazione del Giappone.
I soggetti dei film di I. sono sempre molto intricati: vi irrompono numerosi personaggi forieri di contrasti spesso letali e di frequenti tensioni sessuali. Sono su questa linea film come: Nippon Konchuki ("Cronaca entomologica giapponese", 1963); Akai Satsui ("Rosso desiderio d'omicidio", 1964); Kamigami no Fukaki Yokubo ("Il profondo desiderio degli dei", 1968). In altri film, I. rievoca il passato con un liberissimo gioco fantastico, oppure si dà alla puntigliosa ricostruzione di crudeli fatti di cronaca.
Nella filmografia di I. si distingue un primo periodo dallo stile ancora acerbo e un secondo nel quale l'utilizzazione del mezzo espressivo progressivamente si affina, sia che l'autore guardi al naturalismo zoliano sia che adotti i metodi del documentario tradizionale o del cinéma-vérité. I temi dei film di I. sono di volta in volta, e anche contemporaneamente, la sensualità, la fame, l'avarizia, l'astuzia, ''desideri'' dai quali i personaggi cercano ossessivamente di evadere. Un cinema, dunque, non facile quello di I., che ne spiega l'assenza dallo schermo per vari anni. Tornatovi con Fukushu suruwa Ware ni ari ("A me la vendetta", 1979) e con Eijanaika ("Non fa niente" o "Che ce ne importa", 1981), dalle trasgressività narrative meno stravaganti, ottiene la Palma d'oro al festival di Cannes del 1983 con NarayamaBushi ko (La ballata di Narayama), rifacimento dell'omonimo film (La leggenda di Narayama, 1958) di K. Kinoshita. Del 1987 è Zegen ("Il mezzano") e del 1989 Kuroi Ame (Pioggia nera), ispirato alle tragiche conseguenze della bomba atomica.
Bibl.: Shohei Imamura, Bergamo 1987.