SHĪRĀZ (A. T., 92)
Z È la capitale del Fārs e una delle più importanti citta della Persia. L'abitato si stende su di un'alta terrazza (1585 m.) lungo il pendio occidentale del Serhād, in mezzo a una piana ben coltivata, in cui il verde degli alberi contrasta con la brulla cornice delle groppe calcaree che da ogni lato ne sbarrano l'orizzonte. L'importanza della località consiste essenzialmente nella sua postura lungo la grande via di comunicazione che dal Golfo Persico (Bushir) adduce alla Persia centrale (Iṣfahān), prima oasi e tappa di riposo per chi, attraversate le molte sbarre rilevate che dividono dal non lontano litorale l'arido altipiano interno, si dispone a percorrere questo verso nord.
La tradizione pone il sorgere di Shīrāz intorno al sec. VII d. C.; la città ebbe periodi di grande splendore nel Medioevo toccando il suo acme sotto i Tīmūridi e divenendo famosa anche come centro della vita intellettuale di tutto l'Iran. La celebrò il grande poeta Hāfiẓ (v.), sepolto in Shīrāz, sua città natale. Alla sua decadenza in epoca moderna contribuirono i frequenti terremoti, dei quali particolarmente funesti quelli del 1813, 1824 e 1853.
Posta al centro di un distretto relativamente ben popolato, e nel quale si coltivano soprattutto la vite, i cereali, il riso, il cotone, il tabacco, il papavero e l'oppio, la città adempie a una funzione commerciale di una certa importanza, cuì si aggiunge la non mai sopita attività industriale (lavorazione della seta, della lana, dell'argento, del legno), che provvede un buon numero d'oggetti d'uso locale, o destinati all'esportazione. Le vecchie stime assegnarono a Shirāz poco più di 50 mila ab. al principio del secolo XIX; il censimento 1933 ha segnato invece la presenza di 119.850 ab., ciò che pone Shīrāz al quarto posto fra i centri urbani di tutta la Persia. La grande estensione dell'area abitata è, come nella maggior parte dell'Iran, dovuta al considerevole numero di giardini che s'alternano con le case, e alla forma, di regola, piatta e a un solo piano di queste.
Storia. - La città fu presto notevole centro dell'arte islamica. Dell'antica moschea, parzialmente in rovine (Giāmi ‛al-‛atīq, oggi Masgid al-gium‛ah), costruita nella seconda metà del sec. IX dal saffaride ‛Amr ibn Laith, rimane ancora una parte dell'oratorio con colonne murate che reggono, su archi acuti, il soffitto. Il buwayhide Abū Kālīgiār costrusse circa il 1045 le mura della città con dodici torri, rifatte nel sec. XIV. La nuova moschea e il Masgid Sonqur furono erette nel sec. XII dagli ātābeg selgiuchidi. Nel periodo mongolo, di cui nulla è rimasto, Shīrāz dev'essere stato un importante centro di attività costruttiva, poiché gli architetti di diversi edifici dei Tīmūridi a Samarcanda, a Meshhed, a Khargird e a Herat erano oriundi di Shīrāz. Inoltre Shīrāz aveva un'imponente schiera di calligrafi, trascrittori di codici. Nel sec. XVI Shīrāz era pure sede, insieme con Herat, della più importante scuola di pittura timuride, di cui si conservano numerose opere in collezioni europee e americane. Nel sec. XVIII vi fiorì per breve periodo una produzione di ceramica dalle tinte molto vivaci con decorazione a fiorami e cineserie; da allora Shīrāz è anche un centro di fabbricazione di oggetti in argento sbalzato e di musaico a tasselli lignei (khātam kāri), che costituiscono ancor oggi un diffuso articolo di smercio nei bazar. I tappeti usati a Shīrāz sono generalmente lavori dei turcomanni di Kashgar dimoranti nei dintorni e mostrano perciò elementi formali più turchi che persiani.