sharing
Condivisione tra più agenti economici di un bene o servizio, di un ammontare monetario (profitti o perdite) ovvero di un rischio associato a eventi futuri incerti (➔ anche share economy). La condivisione di un bene, per es. di un’automobile (car sharing), di un appartamento (house sharing) ecc., rappresenta un modo per contenere la spesa dei partecipanti, e in alcuni casi aderisce a un modello di consumo, che intende ridurre la crescita della domanda, e quindi della produzione, di beni e servizi. Questa concezione ha guadagnato popolarità anche grazie alla diffusione di internet, che ha permesso la creazione di specifici mercati virtuali, tesi ad allargare il numero di potenziali partecipanti.
È un sistema di incentivi monetari per i lavoratori di un’azienda, e in particolare quelli in posizione dirigenziale, allo scopo di allineare il loro comportamento agli obiettivi dell’organizzazione: tipicamente, la massimizzazione dei profitti o del fatturato o delle quote di mercato. Esso lega la parte variabile della retribuzione del lavoro a una misura del risultato economico conseguito dall’impresa (risultato operativo, margine operativo lordo ecc.), per es. tramite l’allocazione ai dipendenti di azioni della società, se essa è quotata in borsa. Il bonus monetario può anche essere una funzione di altre variabili che misurano l’efficienza aziendale, come il rapporto tra valore aggiunto e costo del lavoro (in questo caso si parla di gain sharing). La ricerca economica, teorica ed empirica, ha analizzato i vantaggi generali di un sistema di profit s. e, nel caso specifico della teoria della share economy, quelli atti a ridurre la disoccupazione, incrementando l’efficienza del sistema economico nel suo complesso.
Indica la suddivisione del rischio tra un gruppo di operatori, al fine di assicurarli contro l’effetto di uno shock negativo, aumentando così il benessere totale. Se il rischio è idiosincratico e non aggregato, ossia colpisce in modo indipendente i singoli agenti, ma non l’insieme di essi, l’istituzione di un’assicurazione collettiva permette di distribuire un evento negativo individuale su tutti, e quindi di ridurne o annullarne l’effetto. Gli esempi sono numerosi: assicurazioni automobilistiche, sulla casa, sanitarie, eccetera. Spesso l’assicurazione è fornita dalle istituzioni pubbliche, in particolare tramite le prestazioni sociali: è il caso degli ammortizzatori sociali (per es., l’indennità di disoccupazione), che proteggono i lavoratori, pur in modo parziale, dal rischio di perdere la propria occupazione, o ancora dell’assistenza sanitaria e di alcuni aspetti del sistema previdenziale (come le pensioni di invalidità).
La teoria economica studia in modo particolare le possibilità di risk s. di fronte a flussi incerti di reddito, per una singola famiglia o per un’intera economia (Paesi, Regioni ecc.), nei confronti degli altri agenti economici, sia in un dato momento sia nel corso del tempo: il primo caso riguarda la disuguaglianza tra famiglie o Paesi nella distribuzione del reddito e del consumo; il secondo, la capacità di assorbire gli shock lungo il ciclo di vita di una persona, o nelle diverse fasi cicliche del sistema. Si consideri il caso di un insieme di operatori, uguali tra loro ex ante, che sono soggetti a variazioni idiosincratiche del reddito individuale, tali da lasciare invariato il livello aggregato. Se essi sono avversi al rischio, allora preferiscono mantenere i consumi costanti nel tempo. Di conseguenza, un’allocazione che assegna ex ante lo stesso livello dei consumi a tutti gli agenti, indipendentemente dalla successiva realizzazione degli shock, è ottimale, nel senso che massimizza il benessere atteso. Se i mercati sono completi, ossia esiste un insieme di titoli per ogni possibile realizzazione futura degli stati di natura (➔ mondo, stato del), l’equilibrio economico assicura tale realizzazione, efficiente, di completo risk s. tra gli agenti. Tuttavia, se, come avviene nella realtà, i mercati sono incompleti, ossia tale insieme non esiste, gli agenti non sono in grado di distribuire efficientemente il rischio. Per es., quando sussistono limiti all’indebitamento, gli operatori tendono a risparmiare di più, in via precauzionale, per assicurarsi contro ripetuti shock negativi di reddito futuri, al costo di consumare meno oggi. Tali limiti possono essere imposti in modo esogeno, ovvero derivare da imperfezioni informative (per es., se il reddito individuale non è osservabile da parte degli altri) o dalla eventualità che non siano sempre rispettati gli impegni (come nel caso di default sui debiti). In questi casi, il risk s. non è completo e parte della volatilità del reddito si trasferisce sui consumi.