sgriffato
p. pass. e agg. Privo di marchio, non dotato della firma di un’azienda o di uno stilista noti.
• Dice Paolo Virzì che Livorno d’inverno non la consiglierebbe a nessuno: «Devi volerle veramente bene per fartela piacere: è perfino lugubre. È una città che invece s’esprime d’estate, quando ritrova il suo fragoroso perché». Eppure basta un pomeriggio di gennaio senza nuvole né libeccio, al porticciolo di Antignano, tra pensionati, pescatori e bella gioventù sgriffata, per entrare nella dimensione speciale di una città che sembra sempre pigliarti per i fondelli, ostenta strafottenza, chiama tutti «bimbi» sotto i 50 anni, gli importa ’na sega di nessuno ‒ incluso Virzì ‒ ma poi t’abbraccia di nascosto. (Emilio Marrese, Repubblica, 20 gennaio 2010, p. 42) • Il palcoscenico privilegiato per l’esultanza pallonara resta sempre Toledo con le sue bancarelle per turisti piene di sciarpe, cappellini, magliette che fanno da vera calamita. I magazzinieri del merchandising sgriffato non difettano della proverbiale creatività popolare. (Pietro Treccagnoli, Mattino, 1° aprile 2014, p. 29, Primo Piano).
- Derivato dal p. pass. e agg. griffato con l’aggiunta del prefisso s-.
- Già attestato nella Stampa del 17 luglio 1990, Tuttocome, p. 1 (Antonella Amapane).