sfasciatutto
s. m. e f. e agg. inv. Chi o che si propone di distruggere, di mandare in rovina ogni cosa.
• Si parla di una cena, avvenuta a Parigi la sera prima del Consiglio mondiale, tra Bernie Ecclestone, [Max] Mosley e il presidente Renault Bernard Rey. Che ci sia stata o no, poco importa. L’accordo risale ai giorni del Gp di Monza, quando [Flavio] Briatore ancora non aveva capito che aria tirava e si difendeva con il solito stile sfasciatutto: «Non posso permettere che un bambino viziato e un padre che è capace di tutto rovinino la Renault». (Arianna Ravelli, Corriere della sera, 22 settembre 2009, p. 56, Sport) • Quello di [Enrico] Letta non è un governo di «larghe intese», ma di necessità per dare le risposte possibili, nella situazione data, alla crisi economica e istituzionale. Quindi la legge elettorale e le modifiche alla seconda parte della Costituzione che tutti avevano detto essere essenziale per rendere più agibile il sistema politico. L’opposizione degli sfasciatutto del grillismo era scontata. Ma non quella di quel gruppo di professori costituzionalisti che vogliono la botte piena e la moglie ubriaca, dando voce al qualunquismo e a chi auspica il caos politico. (Emanuele Macaluso, Unità, 2 novembre 2013, p. 15, Forum) • [Giorgio] Napolitano se la prende con i media e non con gli sfasciatutto le cui gesta i media sono costrette a raccontare. (Francesco Cramer, Giornale, 1° maggio 2015, p. 6, Il Fatto).
- Composto dal v. tr. sfasciare e dal pron. indef. tutto.
- Già attestato nella Stampa del 6 maggio 1979, p. 9, Spettacolo, Cultura e Varietà (A. V.).