SEZZE (A. T., 24-25-26 bis)
Cittadina del Lazio meridionale (prov. di Latina) situata a 318 m. di altezza su un colle di calcare presso che isolato, le cui pendici scendono ripidissime a sud-est sulla pianura pontina, mentre a nord declinano verso la valle, fertile e ben abitata, di uno dei torrenti che si riuniscono a formare l'Ufente. Conserva solo una parte della cinta murata e delle porte; ma l'abitato ha ancora molte case di architettura medievale, con portali ogivali e finestre a bifora. La via Corradini percorre quasi intera la città, della quale è centro la piazza Tre Novembre con la vicina piazza del Duomo; ivi è un magnifico belvedere sulla pianura pontina e sul Tirreno.
Sezze aveva oltre 3000 ab. nel 1656, 5240 nel 1701, 7234 nel 1782. La popolazione diminuì, qui come in moltissimi altri luoghi del Lazio, nel trentennio seguente. Gli abitanti erano soltanto 5992 nel 1816, ma nel 1856 erano già risaliti a 8007 e nel 1871 a 9367. Il progresso nel sec. XX è indicato dalle seguenti cifre: 1901 abitanti 11.453; 1911, 12.530; 1921, 12.931; 1931, 15.250. La stasi del periodo 1911-21 è dovuta alla corrente emigratoria, che tuttavia a Sezze non si è manifestata con intensità pari a quella di altri comuni lepini. La popolazione è soltanto per meno della metà raccolta nel centro principale (7057 ab.); il resto è sparsa, soprattutto nella fertile conca solcata dall'Ufente.
Nel territorio comunale prevalgono le colture di mais, grano, avena; vaste estensioni al margine della pianura pontina sono coltivate a carciofi (ettari 504) e pomodori (ettari 531); anche la fava è molto coltivata. Tra le colture arboree primeggia l'olivo; segue la vite. Gli estesi pascoli alimentano l'allevamento ovino (circa 9000 capi); numerosi sono pure bovini (2800) ed equini (altrettanto). Nella pianura vi sono ancora alcuni bufali.
Sezze è servita da una stazione della ferrovia Roma-Terracina.
L'importanza dell'antica Setia derivò dall'essere una città latina in pieno territorio volsco, e ciò le procurò lotte con i popoli vicini, specialmente con Priverno (342 a. C.). Perciò i Romani la fortificarono saldamente con mura poderose, costruite in opera poligonale, con torri e bastioni, di cui notevoli resti rimangono ancora oggi visibili.
Tre volte vi furono inviati coloni, nel 392, cioè poco prima dell'incendío gallico di Roma, nel 380 e durante il secondo triumvirato. Fu colonia di diritto latino fino alla guerra sociale, quando divenne municipio governato da quattuorviri. Se i triumviri la trasformassero di nuovo in colonia o si accontentassero di procedere ad assegnazioni a coloni militari nel suo territorio, è incerto. Durante la seconda guerra punica era stata punita con severità per aver rifiutato uomini e denaro ai Romani (209) e al tempo delle guerre civili. avendo favorito i partigiani di Mario, fu assediata e occupata da Silla (82), che poi la restaurò.
Nell'impero, Sezze fu particolarmente rinomata per l'ottima produzione dei vini celebrati da Marziale (X, 36, 6; XIII, 112) e da Giovenale (X, 27), e per la coltivazione della sottostante palude. Era unita alla Via Appia da una strada lunga 5 miglia, e con Terracina da un'altra via (Via Setina) che passava alle falde dei Monti Lepini ed era percorsa nell'inverno a preferenza dell'Appia, quando questa andava sott'acqua (Lucilio presso Gellio, Noct. Att., XVI, 9).
Sotto le case che costituiscono la moderna cittadina di Sezze appaiono abbondanti avanzi di edifici romani, come basamenti, cisterne di acqua e corridoi sostruttivi, molti dei quali costruiti in opus incertum, caratteristico dell'età Sillana; un avanzo di vòlta cuneata sembra alludere a un teatro o, secondo altri, a un anfiteatro.
Bibl.: E. Dodwell, Pelasgic Remains, p. 115 segg.; J. H. Westphal, Römische Kampagna, Berlino 1829, p. 53; H. Nissen, Italische Landeskunde, II, ivi 1902, p. 645; E. Pais, Storia della colonizzazione di Roma antica, Roma 1923, p. 249. Iscrizioni in Corpus Inscr. Lat., X, p. 640.