SEVERO (Σεβῆρος, Severus)
Filosofo greco, appartenente al cosiddetto platonismo medio. La data della sua vita è incerta: in base agli scarsi indizî superstiti sembra si debba assegnare al secolo II d. C. Da menzioni di autori antichi risulta che egli scrisse ὐπομήματα "commentarî": in particolare un suo commentario al Timeo platonico è ricordato da Proclo, che se ne vale più volte nel suo commento alla stessa opera. Eusebio (Praep. evang., XIII, 17) riferisce poi un ampio frammento ἀπὸ τοῦ Σεβήρου τοῦ Πλατωνικοῦ περὶ ψυχῆς: ma queste parole possono alludere tanto a uno scritto a sé di S. Sull'anima quanto a una parte del suo commentario al Timeo (e al dialogo platonico si riferisce il principio del frammento stesso).
Il pensiero di S. è sostanzialmente dominato da quel generale motivo di conciliazione sistematica delle antitesi del pensiero precedente e di quello platonico in particolare, che anima tutto il processo preparatorio e formativo del neoplatonismo. Così, nella teoria delle categorie, S. connette elementi platonici e aristotelici con elementi stoici; nella psicologia, sia per quanto concerne l'anima cosmica sia per quanto concerne l'anima umana, procura di meglio assicurare il legame organico tra i varî momenti, inferiori e superiori; nella cosmologia cerca abilmente di conciliare la dottrina della creazione enunciata nel Timeo platonico con quella aristotelica dell'eternità del mondo. Notevole pure, in questo complesso sincretistico e quasi neoplatonico, è l'apporto del matematismo neopitagorico. Manca ancora un'edizione del materiale superstite.
Bibl.: E. Zeller, Die Philosophie d. Griechen, III, i, 4ª ed., pp. 836, 841 segg.; W. Jaeger, Nemesios von Emesa, Berlino 1914; K. Praechter, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., II A, Stoccarda 1921, coll. 2007-2010.