SEVERO di Antiochia
Fu il più celebre rappresentante del monofisismo nella prima metà del sec. VI. Nato a Sozopoli in Pisidia, studiò ad Alessandria e a Beirut, visse a lungo da monaco a Eleuteropoli di Palestina (Beit-Gibrīn); si recò quindi a Costantinopoli e, favorito dall'imperatore Anastasio I di sentimenti monofisiti, fu eletto patriarca di Antiochia nel 512. Succeduto Giustino I nel 518, fu deposto dal patriarcato, e allora si rifugiò ad Alessandria, roccaforte dei monofisiti. Ma ivi presto sorsero fra essi le questioni relative alla corruttibilità del corpo di Cristo (v. aftartodoceti), che portarono alla scissione fra i seguaci della dottrina sostenuta da Giuliano di Alicarnasso e quelli della dottrina in contrario di Severo. Richiamato a Costantinopoli da Giustiniano I, vi fu tuttavia condannato insieme con i suoi scritti dal sinodo del 536; rifugiatosi allora nuovamente in Egitto, vi morì nel 539 (per il resto, v. monofisiti).
Scrisse molto, d'argomenti esegetici e dogmatici, omelie e inni, oltre a moltissime lettere (quasi 3800) e ad una liturgia battesimale; ma di queste opere, nell'originale greco si sono conservati solo pochi frammenti (pubblicati i più da A. Mai, Scriptorum vet. nova coll., IX, Roma 1837, pp. 725-741; id., Classici auct., X, Roma 1838, pp. 408-473), e molto più in traduzioni siriache, cioè omelie, molte lettere, inni Octoechus) e la liturgia battesimale (in Patrologia Orientalis; cfr. elenco dei varî testi in A. Baumstark, Geschichte der syrischen Literatur, Bonn 1922, pp. 160165, 175, 190, 251, 253' 259, 279, 342, 353).
Bibl.: Per le fonti biograf., v. il citato Baumstark; inoltre, Realencyckl. für prot. Theol. u. Kirche, XVIII, 3ª ed., Lipsia 1906, pp. 250-56 (cfr. XXIV, pp. 502-03); R. Duval, La littérat. syriaque, 3ª ed., Parigi 1907, p. 316 segg.