FABRIANI, Severino
Nacque a Spilamberto, nei pressi di Modena, il 7 genn. 1792 da Luigi e Francesca Maria Vincenzi. Trascorse la prima infanzia a Correggio, dove il padre, medico molto stimato, esercitava la professione. Tornò a Spilamberto dopo la morte del genitore e, rimasto orfano anche di madre, fu affidato ad uno zio paterno. La sua istruzione fu curata da don Tommaso Baraldini, sacerdote dotto e pio.
Dopo essersi consigliato con un altro zio, mons. Giuseppe Fabriani, vicario generale della diocesi di Modena, il F. entrò nel 1806 nel seminario di questa città. Terminati i corsi superiori, gli fu affidato il compito di prefetto dei giovani seminaristi e di insegnante di fisica, ma continuò a studiare altre discipline, dedicandosi in particolare all'approfondimento dell'ascetica e ad acquisire nozioni di anatomia.
Ordinato sacerdote nel 1820, si dedicò assiduamente alle scienze, e, ormai conosciuto dai concittadini come studioso attento e di ingegno limpido, oltre che di provata fede, fu chiamato nell'aprile del 1821 a far parte dell'Accademia di scienze lettere ed arti di Modena. Sul finire dello stesso anno si ammalò gravemente e venne a mancargli d'improvviso la voce. Per qualche anno rimase completamente muto, poi gradualmente riacquistò parzialmente la parola.
Tuttavia, neppure nei momenti più difficili della malattia, egli si lasciò vincere dallo sconforto; impedito a svolgere a pieno il suo ministero dalla difficoltà di esprimersi oralmente, iniziò una intensa collaborazione alle Memorie di religione, di morale e di letteratura, edite dal 1822 a Modena a cura dell'apologista cattolico Giuseppe Baraldi, di tendenze ultramontane.
Nei suoi scritti il F. sosteneva soprattutto l'utilità per gli ecclesiastici di dedicarsi allo studio delle scienze, convinto che un'ampia preparazione culturale avrebbe contribuito a confutare l'accusa di ignoranza mossa spesso al clero dai nemici della religione.Ma la fama del F. si deve alle Lettere logiche al prof. Marc'Antonio Parenti sopra la grammatica dei sordomuti (Modena 1838; 2 ediz., ibid. 1857). Già dal 1822 egli si era occupato dell'educazione delle fanciulle sordomute presso una scuola privata che alcune pie signore avevano creato a Modena, ma dal 1824 in poi, quando assunse la direzione della scuola succedendo a mons. Baraldi, l'istruzione dei sordomuti divenne la vera missione della sua vita. Grazie alla sua capacità e abnegazione, la scuola privata fu nel 1828 trasformata in istituto statale e come tale riconosciuto da Francesco IV d'Austria-Este, che provvide ad assicurarne la stabilità con una congrua dotazione, mentre anche la S. Sede approvava la Pia Congregazione delle Figlie della Provvidenza, che aveva come scopo precipuo l'educazione delle sordomute.
Consapevole ormai dell'importanza del compito che si era assunto, il F. era altresì convinto della necessità d'una riforma del metodo di insegnamento della grammatica per i sordomuti. Tale necessità era all'epoca sentita da molti, tanto che l'Istituto dei sordomuti di Parigi invitò i più celebri insegnanti dell'epoca, fra cui il F., a esporre i metodi da loro usati nell'educazione dei sordi.
Egli si mise all'opera, e il frutto furono appunto le Lettere logiche, acute osservazioni critiche composte nell'arco di diversi anni, nelle quali si propose di dar risalto al valore logico nella terminologia del linguaggio.
La sua esperienza di educatore lo condusse anche a pubblicare nel 1845 un piccolo manuale: Primi elementi di grammatica italiana per le fanciulle sordomute educate dalle Figlie della Provvidenza in Modena secondo principi delle Lettere logiche, ad uso dell'istituto da lui diretto; nella prefazione il F. illustra i metodi da lui seguiti nell'educazione dei sordomuti, ripercorrendo, in tutta umiltà, le tappe di un lungo cammino di pedagogo animato da un grande amore per i suoi allievi colpiti da una menomazione che egli ben conosceva, sia pure parzialmente, anche per esperienza diretta.
Il 25 ag. 1849 a Modena scoppiò un violento incendio vicino all'abitazione del F.: avvertito in tempo egli si adoperò alacremente per porre in salvo le sue carte, ma fu colto da un attacco di apoplessia, in conseguenza del quale morì il 27 agosto.
Fonti e Bibl.: B. Veratti, Ricordi della vita e delle opere di S. F., in Mem. di religione, di morale e di letteratura, s. 3, IX (1845), pp. 221-242; G. Galvani, Orazione funebre per il prof. don S. F., Modena 1849; T. Pendola, Elogio del prof. don S. F., Siena 1849; Omaggio funebre, Modena 1849; B. Veratti, Cenno biografico di don S. F., Modena 1871; B. Soli, S. F. e il suo tempo, Modena 1928; B. Donati. Antonio Rosmini collaboratore delle "Memorie" di Modena, Modena 1941, p. 10. Cfr. inoltre: Enc. cattolica, V, coll. 946 s., e Diz. degli istituti di perfezione, III, coll. 1376 s.