CALCO (Chalcus), Severino
Nacque, forse nel 1431, da antica famiglia milanese. Il padre, Giovanni, era prefetto della rocca di Novara; un fratello, Bartolomeo, di venne segretario alla corte ducale. In giovane età, affascinato dalle parole di Timoteo Maffei (così racconta l'amico e biografo Matteo Bosso), pensò di ritirarsi dal mondo e, poco più che quindicenne, forse nel 1447, entrò tra i canonici regolari lateranensi, superando le resistenze del padre che lo aveva destinato a più brillante carriera; il suo esempio fu seguito da altri due fratelli, Benedetto e Girolamo, che morirono prima di lui. Studiò filosofia e teologia e il Bosso ricorda le letture allequali si dedicava con maggiore impegno: s. Paolo, Ugo da S. Vittore, Anselmo d'Aosta, Cassiano, Dionigi, Agostino, letture, queste, che rivelano l'orientamento del suo pensiero teologico. Dopo che ebbe espletato vari uffici nella Congregazione come abate o priore a Mantova (1459-60), Parma (1460-62, 1464-66), Casoreto (1467-69, 1471-74, 1475-76, 1479-82), Tremiti (1469-70), Piacenza (1476-77), Vercelli (1477-78), come procuratore generale (1462-63) e visitatore (1470-71, 1474-75, 1478-79), nel 1482 il capitolo generale, celebrato a Ravenna, elesse il C. rettore generale per l'anno 1482-83. In questo periodo, per interessamento di Guglielmo, marchese di Monferrato, egli inviò alcuni canonici di grande prestigio nell'antico monastero di S. Maria Cretese perché lo riformassero. Fu rieletto rettore generale a Ferrara nel 1487 e nel 1491, a Piacenza nel 1495; frattanto fu nuovamente priore a Casoreto (1483-96, 1492-93, 1494-95), visitatore (1486-87), abate a Piacenza (148889), preposito a Mortara (1489-91). Mentre ricopriva ancora una volta la carica di abate in S. Agostino di Piacenza, morì il 21 nov. 1496.
Il Rosini e il Picinelli ricordano del C. un'opera in quattro libri De vitis sanctorum, illustriumque ex ordine Canonico virorum insignium, della quale non si hanno altre notizie. Sono invece edite due sue epistole: la prima, indirizzata a Giovanni Crivelli, canonico regolare e preposito di S. Pietro all'Olmo, accompagna un opuscolo di Eusebio Corrado, Responsio adversus fratrem quendam heremitam (Mediolani 1479; Indice gen. degli incunaboli d. Bibl. d'Italia, II, 3172; Gesamtkat. der Wiegendrucke, VII, 7414; rist. da J. A. Saxius, Historia literario-typographica Mediolanensis, Mediolani 1745, p. CCCCLXXVI); in tale lettera il C. esprime la convinzione che la lunga questione relativa alla priorità tra gli eremitani di S. Agostino e i canonici regolari sia definitivamente risolta a favore di questi ultimi. La seconda è premessa agli Opuscula di Agostino, curati da Eusebio Corrado, allora priore di S. Sepolcro in Parma, con l'aiuto di Taddeo Ugoleto, fratello dello stampatore, e uscita a Parma nel marzo del 1491 (I. G. I., I, 1020; G. K. W., III, 2867); la stessa lettera è riprodotta nell'edizione veneziana di Agostino uscita nel novembre dellostesso anno (I. G. I., I, 1020; G. K. W., III, 2869; ristampata da F. A. Zacharia, Excursus litterarii per Italiam, I, Venetiis 1754, pp. 110 s., dall'edizione veneziana, e in Bibliotheca smithiana, Venetiis 1755, pp. CCXL s., dell'edizione parmense). Una terza lettera del C., indirizzata il 7 ottobre del 1493 da Bologna a Ludovico Sforza, è scritta a nome proprio, di Matteo Bosso e di altri religiosi: in essa si esorta il principe a guardarsi da uomini malvagi che lo circondano e che, con il loro malgoverno, rendono odioso il suo nome (M. Bossus, Epistolae familiares, Venetiis 1502, ep. VI). Altre lettere egli avrebbe inviato all'amico Bosso, che a sua volta gli scrisse frequentemente (cfr. M. Bossus, Recuperationes Fesulanae, Bononiae 1493, epp. LX, LXXIII, CXVII; Epistolae familiares et secundae, Mantuae 1498, epp. XXXIII, LXXI, CXXVIII) e che, in alcune lettere del 1496, ha lasciato notizie sugli ultimi tempi e sulla morte del C.(Epistolae familiares et secundae, epp. CXXIV, CXXV e, in particolare, CXXXIII al segretario ducale Bartolomeo Calco, CXXXIV a Isaia d'Este, e CXXXV a Gabriele Calco, altro fratello del C.; questa ultima costituisce la prima biografia del personaggio, dalla quale presero le mosse tutti i successivi biografi). Il Bosso dedicò al C. il suo libro De instituendo sapientia animo (Bononiae 1495) e Giacomo Caviceo gli indirizzò l'Epistola… de duobus Evangelii locis (Venetiis 1489). Un autografo del C. si conserva infine all'Arch. di Stato di Milano, Autografi, ad Indicem (vol.159).
Bibl.: Bibl. Apost. Vat., cod. Vat. lat.9263: G. M. Mazzuchelli, Not. relative agliscritt. d'Italia, ff.138v-139r; C. Rosini, Lyceum Lateranense, II, Caesenae 1649, pp. 269-276; F. Picinelli, Ateneo dei letterati milanesi, Milano 1670, p. 490; F. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, I, 2, Mediolani 1745, coll. 423-424; N. Widloecher, La Congregazione dei canonici regolari lateranensi, Gubbio 1929, pp. 332 s.; P. O. Kristeller, Augustine and the early Renaissance, in The Review of Religion, maggio 1944, p. 350; Id., Iter Italicum, I, ad Indicem.