Seven Men from Now
(USA 1956, I sette assassini, colore, 77m); regia: Budd Boetticher; produzione: Andrew V. McLaglen, Robert E. Morrison per Batjac; sceneggiatura: Burt Kennedy; fotografia: William H. Clothier; montaggio: Everett Sutherland; scenografia: Leslie Thomas; costumi: Rudy Harrington, Edward Sebesta, Carl Walker; musica: Henri Vars.
La moglie dell'ex sceriffo Ben Stride viene uccisa durante una rapina a una banca di Silver Springs compiuta da sette uomini. Stride si sente in parte responsabile della morte della donna, costretta a lavorare perché lui, non essendo stato rieletto sceriffo, per orgoglio non aveva accettato l'incarico di vice. L'uomo giura di ritrovare i sette fuorilegge e di farsi giustizia. Dapprima ne scova due nascosti in una grotta. Il giorno seguente incontra John Greer e la moglie Annie, che senza saperlo trasportano il bottino della rapina. Stride li aiuta a recuperare il loro carro, rimasto impantanato nel fango. I tre vengono poi raggiunti da Masters, un fuorilegge che Stride aveva arrestato quando era sceriffo, e dal suo complice Clete. Masters è alla ricerca del bottino e dimostra anche un certo interesse per Annie Greer. Durante il viaggio il gruppo deve respingere un attacco da parte degli indiani. Raggiunta la città, Stride scopre che il capo della banda è Pate Bodeen ed elimina alcuni dei suoi uomini, ma Greer viene ucciso dallo stesso Bodeen. La resa dei conti vede Stride, che ora è in possesso del bottino, eliminare il resto dei fuorilegge. Nel duello finale, l'ex sceriffo ha la meglio su Masters. Stride si allontana assieme alla vedova Greer.
André Bazin definiva Seven Men from Now "il western più intelligente che io conosca, ma anche il meno intellettuale; il più sottile e il meno estetizzante; il più semplice e il più bello". Ciò che Bazin apprezzava nel film era la sua capacità di non ricorrere all'effetto forzato, di non sovraccaricare la narrazione di significati psicologici o ideologici: al contrario, gli elementi mitici appaiono disciolti nel film "come sale nell'acqua". Ciò che Seven Men from Now si limita a fare ‒ sempre secondo Bazin ‒ è descrivere una situazione di partenza per poi portarla alle sue estreme ma logiche conseguenze, con lucidità e intelligenza. Nulla risulta mai spinto agli estremi; ciò che prevale, anzi, è sempre l'attenuazione dei toni, come nella sequenza in cui Stride incontra due degli uomini che sta cercando. L'ex sceriffo racconta quanto è avvenuto a Silver Springs, obbligandoli così a chiedergli se qualcuno dei colpevoli sia stato catturato. "Due di loro", risponde Stride. Il mattino seguente lo vediamo condurre via i loro cavalli.
Nell'autobiografia Hollywood Trail Boss, Burt Kennedy racconta come giunse a scrivere la sceneggiatura di Seven Men from Now, la sua prima collaborazione con Budd Boetticher: la portò a termine in due mesi, dietro un compenso di 1.500 dollari, per la casa di produzione Batjac di John Wayne, che però non la lesse. Un anno dopo Kennedy la sottopose a Robert Mitchum, che in cambio gli offrì 15.000 dollari. A questo punto anche Wayne si dimostrò interessato, così come la Warner Bros. Ma l'attore era troppo occupato con le riprese di The Searchers di John Ford, così la parte del protagonista venne offerta dapprima a Joel McCrea e poi a Robert Preston. Soltanto dopo che entrambi ebbero rifiutato si pensò a Randolph Scott, che si rivolse a Boetticher per la regia. Al successo di questa prima collaborazione fece seguito una serie di film a basso costo, semplici ma eleganti. Dopo Seven Men from Now Scott e Boetticher si unirono al produttore Harry Joe Brown per dare vita alla società Ranown (da Randolph e Brown), che realizzò sei film per la Columbia. Tra questi, i migliori ‒ The Tall T (I tre banditi, 1957), Ride Lonesome (L'albero della vendetta, 1959) e Comanche Station (La valle dei mohicani, 1960) ‒ furono sceneggiati da Burt Kennedy, il cui marchio di fabbrica consisteva nell'espressione delle convenzioni filosofiche del genere attraverso dialoghi distaccati e concisi, come quando Randolph Scott, in Seven Men from Now, afferma laconico: "Un uomo dev'essere in grado di proteggere la propria donna". Randolph Scott era uno specialista del genere; dal 1945 in poi aveva interpretato soltanto western, nei quali aveva perfezionato il personaggio dell'uomo che, dopo avere molto sofferto, affronta la vita con stoicismo. Nonostante gli sporadici guizzi di umorismo, spesso il personaggio di Scott ha alle spalle un passato tragico che lo opprime, come nel caso di Seven Men from Now (il suo senso di colpa per la morte della moglie, per l'orgoglio che gli ha impedito di piegarsi ad accettare il posto di vicesceriffo). Nel finale del film, l'accenno alla possibilità di un rapporto tra Ben Stride e Annie Greer è invece insolito. Più spesso, negli altri film della serie, il personaggio di Scott rimane solo. Un altro aspetto che accomuna questi film è la caratterizzazione dei 'cattivi', spesso affascinanti degni avversari del protagonista; e Lee Marvin, nel ruolo di Masters, non fa eccezione. Il suo personaggio è spesso pronto allo scherzo, ma al tempo stesso sa essere spietato quando occorre; lo è più che mai quando, dopo avere ucciso il suo complice Clete per non essere costretto a dividere con lui il bottino, si china sul suo cadavere, gli prende la sigaretta non ancora consumata e si accende la sua.
Tutti i film sceneggiati da Kennedy per Boetticher furono girati a Lone Pine, località a circa duecento miglia a nord di Los Angeles, dove gli imponenti affioramenti di granito delle Alabama Hills costituivano uno sfondo appropriato alle prove di resistenza dei personaggi, mentre in lontananza si stagliavano le cime aguzze della sierra. Sullo sfondo di questo maestoso e terrificante paesaggio si svolgono i "floating poker games" di cui parla Andrew Sarris definendo i film di Boetticher nel suo libro The American Cinema: Directors and Directions (1968): partite di bluff e contro-bluff, dove il buono e il cattivo cercano di acquistare vantaggio sull'avversario. Di solito il buono ha poche carte a suo favore, a parte i nervi saldi e la capacità di prevedere le mosse dell'avversario, anche se in Seven Men from Now Stride si rivela un pistolero più abile di quanto lo siano altri protagonisti dei film di Boetticher.
Film a lungo introvabile, addirittura ritenuto perduto, oggi Seven Men from Now è stato restaurato e riportato al suo splendore originario grazie all'intervento di Grover Crisp della Sony-Columbia.
Interpreti e personaggi: Randolph Scott (Ben Stride), Gail Russell (Annie Greer), Lee Marvin (Bill Masters), Walter Reed (John Greer), John Larch (Pate Bodeen), Donald Barry (Clete), John Beradino (Clint), John Phillips (Jed), Stuart Whitman (tenente).
A. Bazin, Un western exemplaire: 'Sept hommes à abattre', in "Cahiers du cinéma", n. 74, août-septembre 1957, poi in Qu'est-ce que le cinéma III, Paris 1960.
M. Morandini, Seven Men from Now, in "Bianco e nero", n. 1, gennaio 1958.
J. Kitses, Bud Boetticher: the rules of the game, in Horizons West, London 1969.
M. Dibb, A time and a place: Budd Boetticher and the western in The Movie book of the western, a cura di I. Cameron, D. Pye, London 1996.
P. Schrader, Lost and found, in "Film comment", n. 5, September-October 2000.